Con l'approvazione del disegno di legge 2024, si prospetta una nuova era per gli esercenti attività d'impresa che non adottano i principi contabili internazionali nella redazione del bilancio d'esercizio. La normativa offre la possibilità di adeguare le esistenze fiscali, in particolare quelle iniziali di magazzino, creando un'opportunità di regolarizzazione per valori spesso discordanti rispetto alla reale giacenza in quantità e importo.
Questa innovativa disposizione, sebbene richiami una simile norma presente nella Legge finanziaria 2000, concentra la sua attenzione sulle esistenze iniziali dei beni secondo l'articolo 92 del TUIR (Variazioni delle rimanenze). L'opzione di adeguamento è limitata al solo periodo d'imposta in corso al 30 settembre 2023, offrendo un'opportunità a breve termine.
Gli esercenti hanno la possibilità di scegliere tra due metodologie per l'adeguamento: eliminare esistenze iniziali in eccesso rispetto a quelle effettive o iscrivere esistenze iniziali precedentemente omesse. Tuttavia, è fondamentale considerare le implicazioni fiscali di tali operazioni.
La situazione si presenta quando i valori contabili delle esistenze iniziali nel bilancio di apertura al 30 settembre 2023 superano quelli reali, risultando da pratiche censurabili come vendite non dichiarate o sopravvalutazioni mirate. In questo caso, il contribuente è tenuto al pagamento dell'Iva e di un'imposta sostitutiva delle imposte dirette e dell'Irap.
Il calcolo dell'IVA coinvolge l'applicazione dell'aliquota media del 2023 all'importo eliminato, moltiplicato per il coefficiente di maggiorazione stabilito con decreto dirigenziale. Inoltre, è prevista un'imposta sostitutiva dell'IRES e dell'IRAP, pari al 18%, sulla differenza tra l'ammontare calcolato e il valore eliminato.
La regolarizzazione deve essere richiesta nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta al 30 settembre 2023, con pagamenti in due rate. Il rispetto dei termini di pagamento è cruciale per evitare l'iscrizione a ruolo delle somme non pagate, interessi e sanzioni.
L'aspetto più intrigante della normativa riguarda la responsabilità degli esercenti e dei revisori legali. A differenza delle sanzioni per violazioni delle norme tributarie, l'adeguamento non comporta conseguenze sanzionatorie. Tuttavia, emerge un interrogativo sulla responsabilità dei revisori che hanno redatto relazioni positive sui bilanci precedenti.
La giurisprudenza offre alcuni orientamenti su questo tema, valutando la responsabilità del revisore in relazione all'omissione causale. La complessità delle norme internazionali di revisione potrebbe complicare ulteriormente l'analisi della responsabilità dei revisori legali.
L'analisi della responsabilità dei revisori legali è complicata dalla complessità delle norme internazionali di revisione, come l'ISA Italia 501, che richiede agli auditor di acquisire elementi probativi sufficienti sull'esistenza e sulle condizioni delle rimanenze. In questo contesto, la normativa di adeguamento potrebbe creare una zona grigia, soprattutto quando il revisore ha svolto le procedure richieste in modo diligente.
Per garantire chiarezza e tutela, una revisione della normativa potrebbe essere necessaria, escludendo esplicitamente la responsabilità dei revisori legali in casi di adeguamento delle esistenze fiscali.
La Legge di Bilancio 2024, se da un lato offre opportunità di regolarizzazione, dall'altro solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità e sul ruolo dei revisori legali in questo intricato scenario fiscale.
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