8 aprile 2020

Considerazioni sulle perdite di valore e sull’impatto del terminal value nella valutazione delle immobilizzazioni materiali ed immateriali

Autore: Salvatore Apolito
In relazione alle analisi da svolgere sulle immobilizzazioni materiali ed immateriali le imprese verificano se esistono indicatori che segnalino perdite durevoli di valore. In presenza di “impairment indicators”, (tra cui significative riduzioni del valore di mercato di un’attività, variazioni negative dell’ambiente di mercato o economico, aumenti dei tassi di interesse di mercato), le imprese devono valutare la potenziale perdita di valore delle immobilizzazioni materiali ed immateriali confrontando il valore netto contabile con il valore recuperabile, ovvero il più alto tra il valore d'uso e il fair value al netto dei costi di vendita. Non occorre determinare entrambi gli indicatori: se uno dei due valori risulta superiore al valore contabile, l'attività non ha subito una perdita di valore e non è necessario stimare l'altro importo.

L'OIC 9 prevede la determinazione del fair value, definito come il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un’attività ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare operazione tra operatori di mercato alla data di valutazione. Il valore d’uso è determinato sulla base del valore attuale dei flussi finanziari futuri che si prevede abbiano origine da un’attività lungo la sua vita utile. Il calcolo del valore d’uso comprende la stima dei flussi finanziari futuri che deriveranno dall’uso continuativo dell’attività e dalla sua dismissione finale e l’applicazione del tasso di attualizzazione appropriato a quei flussi finanziari futuri.

La stima dei flussi finanziari attesi è un momento molto delicato nella procedura di impairment: l'attendibilità dipende prevalentemente dalla credibilità del piano e dalla adeguatezza delle stime dei flussi finanziari futuri. Ciò risulta ancor più evidente in un contesto di grande incertezza come quello attuale, caratterizzato dalla presenza del Covid-19, che potrebbe portare gli amministratori a stimare i potenziali effetti dei fattori che possano avere impatto sui flussi di cassa attesi e, di conseguenza, valutare eventualmente la possibilità di aggiornare il piano finanziario per riflettere le mutate condizioni economiche per far fronte alla variazione del rischio.

Le stime considerate nei flussi di cassa attesi dovrebbero essere quanto più possibile supportate da fonti esterne, come studi di settore, brokers report o ulteriori evidenze, al fine di ridurre l’aleatorietà insita nelle stime future.

In un contesto di incertezza risulta necessario che gli amministratori pongano particolare attenzione sulla informativa di bilancio circa l’analisi di sensitività per evidenziare il potenziale impatto sulla stima del valore recuperabile di un cambiamento ragionevolmente possibile negli assunti di base del piano finanziario, come, ad esempio, i fattori utilizzati per determinare il tasso di sconto (ad esempio il tasso privo di rischio, il rischio paese e il rischio patrimoniale).

L’OIC 9 consente alle società di minori dimensioni (imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata e micro-imprese) di utilizzare un approccio semplificato basato sulla capacità di ammortamento, costituita dal margine economico che la gestione mette a disposizione per la copertura degli ammortamenti, determinata sottraendo al risultato economico dell’esercizio gli ammortamenti delle immobilizzazioni.

Ai fini della verifica della recuperabilità delle immobilizzazioni materiali ed immateriali si confrontano il valore recuperabile ed il valore netto contabile. Il confronto deve basarsi sulla struttura produttiva esistente e non su scenari basati su possibili investimenti futuri; sono considerati gli ammortamenti relativi ad investimenti che, nel periodo di riferimento, concorrono a mantenere invariata la potenzialità produttiva esistente.

Tenendo conto che l’orizzonte temporale di riferimento per la determinazione della capacità di ammortamento non supera solitamente i 5 anni, un ruolo determinante per la valutazione di tale capacità è il valore terminale, ovvero il valore residuo significativo che l’immobilizzazione potrebbe essere in grado di generare al termine dell’orizzonte temporale esplicito della capacità di ammortamento.

Il valore terminale potrebbe essere determinato, ad esempio, mediante attualizzazione dei flussi di cassa attesi. Occorre però capire e considerare attentamente se sia realistico che l’attività oggetto di valutazione possa effettivamente produrre flussi finanziari positivi in un arco temporale così lungo, anche in considerazione di eventuali scenari futuri che potrebbero essere caratterizzati da incertezze come quello attuale per la presenza del Covid-19. In ogni caso il valore terminale è una variabile particolarmente importante, in quanto il suo valore potrebbe rappresentare per alcune imprese una parte rilevante del valore attuale dei flussi e quindi rivelarsi come una vera e propria “salvezza”; infatti, al verificarsi di talune condizioni, potrebbe permettere alle imprese di non procedere a svalutazioni da impairment, trattandosi di elemento che concorre anch’esso alla determinazione della capacità di ammortamento.
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