Spesso nella vita siamo portati a dare per scontate le persone e le cose che ci circondano. Nella nostra vita professionale tutti noi abbiamo perso il conto dei bilanci e delle situazioni contabili che abbiamo predisposto o che abbiamo esaminato.
Proprio l’abitudine rischia di farci sorvolare sul significato profondo che i prospetti contabili che compongono il bilancio incarnano nella loro dimensione più profonda.
Due prospetti complementari – Come ben sappiamo, nell’ambito della contabilità ordinaria, le tavole che costituiscono la base di ogni situazione contabile o di ogni bilancio sono lo stato patrimoniale ed il conto economico (in passato chiamato anche profitti e perdite).
Può sembrare banale ricordarlo, ma la funzione ed il “punto di osservazione” dei due prospetti sono profondamente diversi, ma al tempo stesso complementari, tant’è che un impianto contabile privo di uno dei due prospetti è sicuramente parziale e possiede una capacità pervasiva notevolmente menomata, come nel caso della contabilità semplificata.
Entrambi i prospetti sono “alimentati” dall’operatività quotidiana della gestione aziendale: ogni operazione di gestione viene intercettata dall’impianto contabile aziendale che attraverso rilevazione delle variazioni finanziarie attive o delle variazioni finanziarie passive riesce a misurare la contropartita economica degli accadimenti di gestione, andando così a codificare variazioni economiche negative (generalmente “costi”) o variazioni economiche positive (generalmente ricavi).
Proprio questo duplice punto di vista costituisce, a nostro avviso, l’essenza più intima del sistema di rilevazione contabile che tutti conosciamo con il nome di partita doppia, che fonda la propria origine sul finire del 1400, e che tutti associamo al nome di Fra Luca Pacioli.
Partendo da questo assunto, cioè dal fatto che ogni accadimento aziendale viene misurato tanto dal punto di vista finanziario quanto da quello economico, meglio comprendiamo la diversa funzione dei due prospetti riassuntivi dei conti aziendali.
La dimensione statica - Lo stato patrimoniale rappresenta la “parte statica” dell’immagine aziendale: ogni stato patrimoniale mette in evidenza, a nostro parere, il risultato delle operazioni di gestione portate avanti dall’imprenditore, evidenziandone gli effetti sulle poste attive e sulle poste passive in capo all’impresa. Le scelte di gestione producono investimenti, crediti, debiti e per differenza, fra queste poste attive e passive, determiniamo il patrimonio netto dell’impresa, inteso come il “capitale di rischio” che l’imprenditore ha immesso originariamente, al momento della fondazione dell’impresa, e che si incrementa grazie agli utili prodotti o si depaupera a causa delle perdite generate.
Potremmo quasi dire, in modo “dissacratorio”, che ogni stato patrimoniale rappresenta una fotografia istantanea che ci documenta, di anno in anno (o di periodo in periodo) come la nostra realtà aziendale si evolve e si modifica, al pari di quanto potrebbe fare ciascuno di noi facendosi una fotografia in un certo giorno di ogni anno e confrontando le modificazioni che sono intervenute nel “proprio stato”.
Suggestiva è anche la circostanza che, dal punto di vista finanziario, le attività di bilancio sono definite anche come “impieghi” e le passività ed il netto come “fonti”: quasi a dire che le fonti rappresentano “da dove abbiamo tratto i fondi investiti nell’azienda” mentre gli impieghi ci dicono “cosa ne abbiamo fatto delle risorse raccolte”.
La dimensione dinamica- La funzione del conto economico è invece quella di disaggregare il risultato economico di periodo che, come abbiamo detto, costituisce una fonte di incremento (utile) o di decremento (perdita) del patrimonio netto. Grazie al conto economico, e alla “dimensione economica” della partita doppia, possiamo organizzare in modo sistematico le voci di costo e di ricavo al fine di comprendere perché si è pervenuti ad un determinato risultato economico positivo (Ricavi>Costi) o negativo (Costi>Ricavi): senza quest’opera di disaggregazione e riorganizzazione sistemica, l’imprenditore non potrebbe comprendere le forze sottostanti al risultato economico prodotto, non potendo così comprendere le ragioni del successo o dell’insuccesso.
Il conto economico si “azzera ogni anno” poiché la sua funzione è quella di cogliere il momento del periodo di riferimento e di spiegare come si è giunti ad un certo risultato della gestione, mentre lo stato patrimoniale coglie la “storicità” del fenomeno aziendale.
Volendo riprendere l’esempio del ritratto fotografico, il conto economico spiega le ragioni sottostanti al modificarsi dell’aspetto da un anno al successivo, mentre compito dello stato patrimoniale è quello di fissare, nel tempo, l’aspetto stesso.
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