È ormai trascorso un decennio da quando il Legislatore ha introdotto anche nel campo penale tributario l’istituto della confisca obbligatoria, già applicato in altri settori penali volti alla tutela dell’economia legale (reati fallimentari, societari, riciclaggio, etc.).
La misura ablativa in questione ha profondamente rivoluzionato il modus operandi della polizia giudiziaria impegnata nel contrasto dei delitti tributari (principalmente, il personale ispettivo della Guardia di Finanza) la quale, per i delitti commessi a partire dal 1° gennaio 2008, ha fatto uso massivo del sequestro preventivo per equivalente, atto prodromico finalizzato alla successiva confisca che il giudice deve applicare con la sentenza di condanna (anche con patteggiamento), a conclusione del procedimento penale.
Ciò ha comportato una proliferazione di procedimenti di cognizione, spesso giunti anche alla Corte di legittimità, instaurati a seguito di impugnazione dell’atto ablatorio prodromico e ciò ha consentito di fissare alcuni principi sul tema in questione.
Il presente approfondimento mira a fare il punto della situazione proprio sull’atto prodromico di polizia giudiziaria, evidenziandone i limiti e le condizioni che ne rendono legittima l’adozione, alla luce di alcune pronunce di merito e di legittimità.
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Sequestro preventivo_ 1^ parte - Fiscal Approfondimento n. 17 - 2017
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