22 giugno 2016

Anticipo pensione: vanno avanti le ipotesi al vaglio

Allo studio l’uscita anticipata dal lavoro che sarà attiva in via sperimentale dal 2017 al 2019 per i lavoratori nati tra il 1951 e il 1955

Autore: REDAZIONE FISCAL FOCUS
Premessa - Negli ultimi giorni molti progressi sono stati fatti per quanto riguarda le varie possibilità da offrire nei prossimi anni ai lavoratori allo scopo di “aggirare” le previsioni della Legge Fornero e quindi, anticipare la pensione.
Le opzioni al vaglio al momento comprendono ancora la misura paventata qualche settimana fa, che comporterebbe un anticipo pensionistico, facendo riferimento a un finanziamento bancario, oppure attraverso una rendita integrativa temporanea anticipata (RITA).

L’anticipo pensionistico – Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’incontro con i sindacati ha chiarito degli aspetti riguardanti sia la flessibilità in uscita sia le problematiche dei già pensionati. In particolare, accanto alla misura del part-time agevolato, che mira all’ accompagnamento agli ultimi anni di lavoro, sono in fase di sviluppo delle ipotesi quale quella dell’APE, cioè l’anticipo pensionistico, che permetterebbe ai lavoratori a tre anni dalla pensione, di anticipare il momento dell’uscita dal mercato del lavoro con un prestito finanziato dalle banche che dovrà essere restituito a rate, da pagare per un periodo massimo di venti anni; rimangono da definire gli eventuali interessi per restituire il prestito. Ciò che allo stato attuale sembra certo, è che l’anticipo sarà comunque veicolato dall’INPS, anche se per l’erogazione del capitale è molto probabile che si faccia riferimento a istituti finanziari convenzionati.

Misura sperimentale - Nella fase iniziale comunque, l’APE verrebbe considerata una misura sperimentale e terrebbe in considerazione solo una fetta molto limitata di lavoratori, cioè quelli nati tra il 1951 e il 1955 e sarebbe attiva dal 2017 al 2019. Il fatto che l’anticipo comporti un finanziamento, potrebbe rappresentare una questione controversa per quanto riguarda la trasferibilità agli eredi: proprio in relazione a tale problematica, allo stato attuale tale possibilità è esclusa. Si prevede anche che la misura non avrà effetto nemmeno sulla reversibilità. Rimane ancora un nodo da sciogliere quello del rischio di morte, per il quale si prevedono eventuali polizze. Dubbi anche per quanto concerne il coinvolgimento delle banche: è possibile che gli istituti vengano selezionati sulla base di gara pubblica, ma non si esclude la possibilità di una convenzione col governo.

Gli interessi – Come detto l’anticipo dovrà essere restituito in 20 anni e comporterà che si possa far arrivare la rata anche al 15% dell’assegno. Allo studio però anche la possibilità che vengano previste delle detrazioni fiscali graduali e selettive in modo da azzerare o comunque incidere sull’importo per i redditi più bassi e per i soggetti svantaggiati. Di certo, pagherà di più chi sceglie di anticipare maggiormente l’uscita dal mercato del lavoro, così come coloro che guadagnano cifre più elevate.

Gli iscritti ai fondi pensione - Una sorta di ammortizzazione all’importo della rata potrebbe derivare dall’utilizzo da parte del lavoratore, di quei fondi stanziati a tempo debito all’interno di un fondo pensione: in tal caso sarà possibile ricorrere alla “RITA”, cioè Rendita integrativa temporanea anticipata in modo da rendere meno gravoso il ricorso a questa misura di pensionamento anticipato. Il ricorso ai fondi pensione sarà concesso in via straordinaria, in quanto allo stato attuale esso è possibile solamente in casistiche quali l’acquisto della casa, o nel caso in cui sia necessario procedere ad effettuare spese mediche ingenti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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