20 febbraio 2015

Jobs act. Via libera al riordino dei contratti

Autore: Redazione Fiscal Focus
Con il Consiglio dei ministri di oggi, venerdì 20 febbraio, parte ufficialmente il terzo decreto attuativo sul Jobs act (riordino delle tipologie contrattuali), recante l’obiettivo di dar vita ad un nuovo “Codice dei contratti” che sfoltisce le forme contrattuali oggi vigenti. Numerosi sono i temi oggetto di discussione nella seduta odierna: dal superamento graduale dei co.co.co, co.co.pro. e associazioni in partecipazione, al mantenimento del tetto di durata a 36 mesi del contratto a termine senza causale, passando per la revisione del contratto d’apprendistato.

Nell’ordine del giorno il Cdm ha previsto, altresì, il varo definitivo dei primi due decreti attuativi del Jobs act, quello sul contratto a tutele crescenti (con le nuove regole anche sui licenziamenti) e quello sulla nuova NASPI, la riforma degli ammortizzatori sociali.

I punti che il Governo intende approvare hanno fatto scattare immediatamente le polemiche dei sindacati (Cgil e Uil in primis) le quali, oltre a ribadire la contrarietà sul contratto a tutele crescenti, si mostrano “delusi” dalla mancata battaglia contro la precarietà, in quanto vengono eliminati in tronco solo due contratto (associazione in partecipazione e job sharing).

Riordino dei contratti – Come è stato più volto affermato dal Governo, il Jobs act ha l’obiettivo primario di ridurre notevolmente il numero dei contratti attualmente esistenti. Ma quali sono i contratti che s’intendono effettivamente eliminare? Ebbene, l’abolizione in tronco è previsto soltanto per due contratti: l’associazione in partecipazione e il job sharing. Differente è la situazione per i contratti a progetto e per i co.co.co. Per i primi, infatti, è previsto un congelamento temporaneo dei contratti, anche se non sono ancora chiare le idee sulle modalità di transizione per quelli in essere. Analoga situazione si ha per i co.co.co. A tal proposito il governo valuta "ogni specificità, sia per quelli pubblici che per quelli privati".

Nulla dovrebbe cambiare, invece, per i contratti a tempo determinato. Su quest’ultimo istituto si vociferava che sarebbe stata diminuita la durata massima del rapporto da 36 mesi a 24 mesi, anche per evitare un contrasto con le nuove tutele crescenti inserito in uno dei due decreti attuativi di dicembre. Nei giorni scorsi, però, è arrivato il contrordine direttamente dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, confermando che il contratto a tempo determinato senza causale manterrà il tetto di durata a 36 mesi.

Per quanto concerne, invece, il contratto a tempo parziale il Governo intende renderlo più vantaggioso “con garanzia di periodi di maternità e utilizzabili anche al posto del congedo parentale”.

Sul fronte apprendistato, l’intenzione è quella di renderlo più “coerente con le norme scuola-lavoro”.

Contratto a tutele crescenti e ammortizzatori sociali – Con riferimento ai primi due decreti attuativi, approvati nel Cdm del 24 dicembre scorso, la Commissione lavoro della Camera ha posto parere favorevole nei giorni scorsi a delle condizioni ben precise. In primo luogo, escludere i licenziamenti collettivi dall’applicazione del decreto sul contratto a tutele crescente; mentre sulla riforma degli ammortizzatori sociali è prevista l’estensione della platea di chi potrà beneficiare del voucher di ricollocazione e l’allungamento della durata della NASPI nel 2017 dal 18 a 24 mesi.

Inoltre, la Commissione Lavoro del Senato si è espressa anche sull’ASdI invitando il Governo ad investirvi più risorse, in modo da rendere strutturale tale istituto, ina volta terminata la fase sperimentale, suggerendo altresì do valutare l’opportunità di estendere l platea dei destinatari dei voucher di ricollocazione a tutte le lavoratrici e i lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo e soggettivo o che aderiscono all’offerta di conciliazione prevista dall’art. 6 dello schema di decreto, nonché la possibilità di prevedere forme di coinvolgimento, anche economico-integrative, del datore di lavoro che ha licenziato.
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