14 marzo 2014

Welfare. Ecco il “Jobs act”

Dall’abolizione dello stop&go nei contratti a termine all’introduzione di un ammortizzatore sociale universale: ecco i punti del piano lavoro

Autore: Redazione Fiscal Focus
Premessa - Nel primo vero e proprio Consiglio dei ministri del nuovo Governo tenutosi mercoledì scorso a Palazzo Chigi, quello che dà il là alle famose riforme programmate secondo un preciso calendario dal premier Matteo Renzi, sono state finalmente svelate mediante delle apposite slide le misure previste nel piano “Jobs act”. La riforma, in particolare, viaggerà su due binari (un decreto legge e un ddl delega): il primo contiene importanti provvedimenti in materia di flessibilità in entrata, tra cui l’abolizione dello stop&go nei contratti a termine, l’aumento della durata dell'acausalità nei contratti a termine (da 12 mesi a 36 mesi) e la semplificazione dell'apprendistato; d’altro canto, il ddl delega si sostanzia in cinque provvedimenti ossia, la riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per l'impiego (con la prevista costituzione dell'Agenzia nazionale per le politiche attive), per la semplificazione degli atti e le procedure amministrative legate ai contratti di lavoro, per la scrittura (entro sei mesi) di un codice unico del lavoro e, infine, per il rafforzamento delle tutele per maternità e le politiche di conciliazione. Ma vediamo ora più da vicino le novità.

Contratto a termine – Prima di illustrare le novità previste per il contratto a termine, bisogna fare un passo indietro. Tale istituti, in particolare, permette l’assunzione solo a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili all’ordinaria attività del datore di lavoro. In mancanza di tale ragione il contratto si ritiene a tempo indeterminato. Tuttavia, la riforma Fornero avevo introdotto una deroga a tale disciplina, evitando l’obbligo di indicare la causale con riferimento al primo rapporto di lavoro a termine per una durata massima di 12 mesi. Inoltre, è stato affidato ai contratti collettivi nazionali la possibilità di prescindere dalle suddette ragioni in una serie tassativa di casi, da disciplinare nel limite complessivo del 6% del totale dei lavoratori occupati. Successivamente, il “decreto Giovannini” ha riformulato la disciplina, concedendo la possibilità ai contratti collettivi, anche aziendali, stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale di poter prevedere specifiche ipotesi di deroga. Ora, il Governo Renzi intende innanzitutto estendere l’acasuale fino a 36 mesi (anziché 12 mesi), facendo così coincidere l’assenza di causale con la durata massima del contratto a termine prevista dal D.Lgs. n. 368/2001. Ciò è consentito però, a un’unica condizione: che le assunzioni non superino il 20% dei lavoratori occupati. Altro intervento che interessa i contratti a termine è la liberalizzazione delle riassunzioni. Infatti, scompare l’intervallo di 10/20 giorni da rispettare in caso di riassunzione tra un contratto e l’altro. Quindi, la riassunzione sarà possibile dal giorno successivo alla scadenza del primo rapporto a termine.

Apprendistato – Sul fronte dell’apprendistato, divenuto ormai il contratto principe per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, s’intende semplificarne l’utilizzo in quattro semplici mosse. Innanzitutto, si limita la forma scritta solo al contratto e il patto di prova e non anche per il piano formativo individuale (PIF). Inoltre, si abrogano i c. 3-bis e 3-ter del D.Lgs. n. 167/2011 (T.U. dell’apprendistato), introdotti dalla Fornero, eliminando le vigenti previsioni secondo cui l’assunzione di nuovi apprendisti è necessariamente condizionata alla conferma in servizio di almeno il 30% degli apprendisti dipendenti, al termine del percorso formativo. Poi, per gli apprendisti di primo livello viene stabilito che la retribuzione dell’apprendista, per la parte riferita alle ore di formazione, sia pari al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento. Viene eliminato, infine, l’obbligo per il datore di lavoro di integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con l’offerta formativa pubblica, che diventa così un elemento discrezionale.

Durc online – Importanti novità anche in materia di Durc, sburocratizzandone il rilascio. Infatti, si vuole trasformare in versione telematica il Durc. In sostanza, fermo restando la validità di 4 mesi, il Durc si potrà scaricare da internet tagliando circa 5 milioni di certificazioni su carta.

Ammortizzatori sociali – Passiamo ora a uno dei capitoli più importanti dello Jobs act: gli ammortizzatori sociali. Come appreso in questi giorni l’obiettivo è quello di garantire tutele sia dal punto vista economico che contributivo, uguali per tutti. Infatti, la delega di riforma degli ammortizzatori sociali mira ad assicurare, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, nonché a razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale. Inoltre, è prevista: la revisione dei criteri di concessione e utilizzo delle integrazioni salariali, escludendo i casi di cessazione aziendale, e dei limiti di durata che sarà legata ai singoli lavoratori; la semplificazione delle procedure burocratiche anche con l’introduzione di meccanismi automatici di concessione e, infine, la previsione di una maggiore compartecipazione ai costi da parte delle imprese utilizzatrici.

Ddl delega – Oltre alla riforma degli ammortizzatori sociali, è prevista l’introduzione delle seguenti deleghe di riforma:
  • riforma servizi per il lavoro e politiche attive: l’obiettivo è garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale;
  • semplificazione procedure e adempimenti in materia di lavoro: conseguire obiettivi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese;
  • semplificazione e razionalizzazione dei contratti di lavoro: s’intende razionalizzare le opportunità d’ingresso nel mondo del lavoro per chi cerca un’occupazione. Inoltre si vuole razionalizzare e semplificare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto produttivo nazionale e internazionale.
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