In un Paese complicato e contorto come il nostro, dove la fila agli sportelli pubblici fa parte del bagaglio minimo di italianità, spicca il “PIAO”, acronimo di Piano integrato di attività e organizzazione 2024-2026 ideato dal Fisco italiano, alla ricerca della semplificazione della burocrazia perduta.
“Il PIAO 2024-2026 dell’Agenzia delle Entrate è stato formulato tenendo conto di un contesto macroeconomico fortemente influenzato da scenari internazionali incerti a causa delle tensioni derivanti dai conflitti in corso e dalla dinamica inflazionistica. In un tale scenario, l’Agenzia svolge un ruolo di primo piano, con particolare riferimento all’attuazione della legge delega di riforma fiscale, che mira, tra l’altro, a un più efficace contrasto all’evasione fiscale coniugato con la semplificazione e l’efficientamento complessivo del sistema”, si legge nel documento ufficiale.
Un piano ambizioso e confortante che parte dal primo passaggio, uno dei più importanti: la decisione dell’Agenzia delle Entrate di passare alla formula dell’appuntamento, che per quanto poco piacevole elimina almeno la tortura dell’attesa con un numerino in mano. A questo, si aggiunge la decisione di aumentare i servizi telematici, destinati a raggiungere quest’anno l’87% per arrivare entro il 2026 all’89. “Uno sportello digitale al quale il cittadino possa accedere attraverso più canali, programmando come e quando fruire dei servizi: uno strumento che permetta di interagire con Agenzia delle Entrate in modalità totalmente digitale, effettuando da remoto gran parte delle operazioni tipicamente erogate dagli sportelli fisici, in modo tale da ridurre i tempi necessari all’espletamento di una pratica”.
Per finire il pacchetto di novità con il miglioramento dei tempi dei rimborsi Iva entro 75 giorni, e l’annuncio di voler diffondere almeno il 95% di circolari, risoluzioni e documenti lasciando un arco di tempo minimo di 60 giorni prima di procedere all’applicazione.
Dal PIAO dell’Agenzia delle Entrate passano anche i 320mila controlli sostanziali previsti ogni anno per verificare tasse, Iva e crediti d’imposta, a cui sommare un numero compreso fra 65 e 75mila contribuenti che saranno sottoposti ai raggi X della Guardia di Finanza, pregustando incassi che quest’anno si stima possano superare gli 11,1 miliardi, con l’obiettivo di arrivare a quota 11,3 nel 2026. Una spinta ulteriore sarà poi impressa alle dichiarazioni fiscali precompilate, quest’anno stimate in circa 24,5 milioni e con previsioni che superano i 25 milioni entro un paio d’anni.
Nell’obiettivo di semplificare la vita dei contribuenti, soprattutto i milioni di italiani che vivono in piccoli centri di provincia privi di uffici di prossimità, passa anche la decisione dell’Agenzia delle Entrate di creare corner all’interno di uffici postali dove sarà possibile decentrare i servizi cosiddetti di sportello. Una decisione che, rientrando nel progetto Polis, è figlia di un accordo raggiunto tra il Mimit e Poste Italiane, e partirà con la possibilità del rilascio del codice fiscale per i neonati.
Un piano di snellimento drastico che stride con la recente ricerca sul grado di sentinent web della Pubblica Amministrazione realizzata della società di data analysis “Bigda” per il sindacato autonomo FLP (Federazione Lavoratori Pubblici). I risultati non lasciano molto spazio ai dubbi: ogni giorno fra social e siti d’informazione, si contano circa 46mila fra commenti e opinioni sull’operato della PA italiana, e di questi il 47% oscilla fra peste e corna, il 30% ha posizioni neutrali e un misero 23% ne parla in modo positivo.
Canali utilizzati per criticare aspramente delizie squisitamente italiane come la qualità dei servizi, la mala sanità, l’ordine pubblico e la gestione ambientale, ma sfruttati spesso dagli stessi dipendenti delle PA per lamentare ad esempio la “Ritrosia delle burocrazie a investire nel lavoro agile – come sottolinea Marco Carlomagno, segretario nazionale FLP - un elemento che dimostra come il lavoro pubblico sia ancora scarsamente attrattivo ed è anche uno dei motivi per cui, dopo il superamento delle selezioni, molti vincitori preferiscono rinunciare o abbandonare dopo pochi mesi, a fronte di bassi stipendi e di notevoli costi da sostenere per trasporti, abitazioni e costo della vita”.
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