Quando parliamo di colf e badanti pensiamo quasi sempre a delle persone straniere che aiutano le famiglie italiane. In realtà più del 30% tra colf e badanti oggi sono italiani e la tendenza è in crescita soprattutto al sud Italia, dove in alcune regioni rappresentano il 50% delle colf e badanti totali.
Nei prossimi anni l’invecchiamento della popolazione porterà sempre più famiglie ad aver bisogno di un aiuto: ecco che il lavoro domestico può rivelarsi un’opportunità di impiego per donne e uomini di nazionalità italiana.
Visto questo andamento, il rapporto annuale di Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) dedica una sezione specifica all'analisi dei lavoratori domestici (colf e badanti) di nazionalità italiana, delineando il nuovo profilo del collaboratore familiare.
Colf e badanti italiane in aumento - I lavoratori domestici regolari di nazionalità italiana, secondo i dati INPS del 2022, sono 272.583 numero cresciuto in modo quasi lineare negli ultimi 10 anni, mentre il numero dei lavoratori domestici totale è sceso a 894.299, registrando un decremento del 7,9% rispetto all'anno precedente. L'Osservatorio Domina, a partire dai dati INPS, analizza le caratteristiche dei lavoratori domestici (regolari) di nazionalità italiana.
Nel 2013 i lavoratori domestici italiani erano pari al 21,2% del totale, negli ultimi dieci anni l'incidenza degli italiani nel settore domestico ha raggiunto il picco del 30,9% nel 2020 a seguito della pandemia covid-19, per poi assestarsi al 30,5% nel 2022.
La componente italiana, sembra strano, ma è la più numerosa tra le colf (33,4%), mentre tra le badanti è seconda (27,4%) dopo la componente dell'Est Europa.
Badanti e colf italiani: soprattutto donne over 50… ma uomini in crescita - L'età media dei lavoratori domestici di nazionalità italiana è di 50,5 anni, più alta per le donne (50,8) che per gli uomini (47,9). Fa riflettere l’età degli italiani che si dedicano a questo lavoro, gli over 50, sono il 62,6% donne e il 52,6% uomini. Colf e badanti con meno di 40 anni sono invece il 28,3% uomini e 15,5% donne.
La differenza di sesso per questo lavoro è determinante. Nel 2022 le badanti donne italiane sono 104.564 (38,4% sul totale dei lavori domestici italiani), mentre i badanti uomini italiani sono 12.745 (4,7%). Ma gli uomini impegnati in questo settore sono in notevole aumento, andando oltre il preconcetto che colf e badanti siano donne.
Certo bisogna notare che in quasi tutte le Regioni gli uomini sono impiegati prevalentemente come colf. Anche se sono in controtendenza Sardegna, Basilicata e Molise, dove gli uomini svolgono soprattutto mansioni di cura alla persona.
La prima provincia con la maggiore incidenza di domestici maschi è Palermo (28,2%), dove i domestici maschi sono quasi 4 mila. L’ incidenza supera il 22% in altre 4 province del Sud: Messina (27,1%), Napoli (23,4%), Catania (22,7%) e Reggio Calabria (22,3%). In queste prime cinque province lavorano più di 14mila addetti domestici, che corrisponde all’11,6% di tutti i lavoratori domestici maschi.
Ad essere particolarmente interessante è l’aspetto territoriale di questo fenomeno. Nelle province del Sud circa il 30% dei collaboratori familiari sono uomini, a Nord l'incidenza è meno intensa. E Reggio Calabria risulta essere la città con la percentuale maggiore di colf e badanti di sesso maschile.
Badanti e colf italiani: soprattutto in Sardegna, Lombardia e Lazio - A livello regionale, il maggior numero di colf e badanti italiani si trovano in Sardegna (39.429, ben l'82,2% dei lavoratori domestici), segue la Lombardia (con 33.957 lavoratori domestici, ovvero il 19,4%) e il Lazio (con 24.243 lavoratori domestici, che corrisponde al 19,7%).
In conclusione - Il report annuale rappresenta, quindi, un momento cruciale per valutare la sensibilità sociale e civica su questa tematica, sia dal punto di vista strategico che familiare.
L’Osservatorio sul lavoro domestico, infatti, mette in evidenza il tema dell’invecchiamento demografico della popolazione e i cambiamenti nella struttura sociale, rendendo il lavoro domestico regolare una componente stabile del mercato del lavoro italiano con circa 900 mila addetti.
Il report è anche l’occasione per sottolineare l'importanza di politiche adeguate in tema di sgravi fiscali e della deducibilità per una categoria che non rappresenta più soltanto una leva occupazionale ma è diventata centrale nell’organizzazione del lavoro di cura della casa e della famiglia.
È evidente che fino a quando il lavoro regolare costerà molto di più di quello in nero non si riuscirà ad aggredire il problema del lavoro sommerso una delle problematiche più importanti da risolvere, in questo settore. Nel frattempo però stiamo risolvendo il problema della comunicazione e della lingua, visto che i collaboratori domestici sono sempre più italiani.