Quindici su 200 sarebbe una proporzione in fondo accettabile, se non si parlasse di denaro, nello specifico miliardi e nel dettaglio ancora una volta riferito ai bonus edilizi. Sono i numeri, snocciolati dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini nel corso di un’audizione in commissione finanze del Senato, a raccontare che il “counter” dei crediti inesistenti comunicati alle Entrate per adesso si è assestato appunto a 15 miliardi sui 200, secondo una ricognizione dello scorso anno ma facilmente ancora valida, riferiti per il 58% al bonus facciate, per cui i controlli erano praticamente inesistenti, seguito dall’Ecobonus (23%), dal sismabonus (8%) e da Superbonus e bonus locazioni (5%).
“Dei 15 miliardi, 8,6 sono riferiti a sequestri preventivi dell’autorità giudiziaria e 6,3 sospesi e scartati dalla piattaforma di cessione dei crediti da quando è stata attivata”. Una cifra che comunque sia, va a sommarsi al conto complessivo dei bonus edilizi, una voragine che per adesso ha assunto i contorni di 219 miliardi in soli tre anni.
Ma non in tutti i casi, specifica Ruffini, si è verificato un danno per l’Erario, visto che non tutti i crediti sono stati utilizzati per non pagare le imposte. Una parte, per quanto residua, racconta di crediti inesistenti acquistati da cessionari senza fare attenzione, o ancora con l’intenzione di utilizzarli in seguito per le imposte, o ancora bloccati prima del loro utilizzo.
A testimonianza dei problemi creati dal meccanismo ci sono anche i crediti Ace, creati per incentivare la capitalizzazione delle imprese. Secondo dati aggiornati al 13 aprile scorso, “I crediti maturati che risultano dalle comunicazioni inviate all’Ade ammontano a 518 milioni di euro in capo a 13.155 soggetti (dati al 12 aprile) e dalle analisi del rischio effettuate dall’Agenzia, anche alla luce dei sequestri già eseguiti, i crediti inesistenti circolati da settembre 2023 sono pari a circa 100 milioni, ma si tratta di una stima prudenziale per le frodi al netto di altre irregolarità”.
Il problema è come riuscire a recuperare i miliardi di crediti oggetto di frode, che secondo Ruffini potrebbe essere possibile “attraverso il coinvolgimento con organi di polizia locale con cui creare un circolo virtuoso, perché né l’Agenzia delle Entrate né la Guardia di Finanza possono coprire l’intero territorio nazionale”. In più, secondo le norme, il 30% delle somme recuperate attraverso le segnalazioni dei comuni vanno di diritto agli stessi enti, che quindi hanno un interesse diretto a collaborare.
Secondo Giovanni Spalletta, direttore generale delle Finanze del Mef intervenuto nel corso dell’audizione in commissione Finanze, “Sulla base degli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate aggiornati alla data del 4 aprile, termine ultimo per la comunicazione di cessione del credito o sconto in fattura per il 2023, l’ammontare complessivo dei crediti ceduti o scontati è pari a 160,5 mld, ma comprende anche la parte dei crediti annullati o sequestrati dall’autorità giudiziaria per frodi”.
“Dai dati del primo trimestre 2024, su spese effettuate nel 2023, risulta un’accelerazione sostenuta degli investimenti agevolati – ha aggiunto Spalletta - nel periodo da aprile 2023 a marzo 2024 si è registrata una dinamica eccezionale soprattutto nel semestre che va da ottobre 2023 a marzo 2024. Si sono infatti registrate maggiori agevolazioni per lavori conclusi solo per l’ecobonus pari a 42 miliardi. Tra ottobre e dicembre 2023 sono stati registrati circa 20 miliardi di euro di maggiori agevolazioni per lavori conclusi rispetto ai 12 miliardi dello stesso periodo del 2022. Tra gennaio e marzo 2024 circa 22 miliardi di maggiori agevolazioni, rispetto ai 12,6 miliardi nel primo trimestre 2023”.
Tutto questo, ha concluso il direttore del dipartimento finanze del Mef, perché è ormai chiaro a tutti che “Le misure agevolative automatiche, prive di autorizzazione, non sono più compatibili con il nuovo quadro di finanza pubblica e con le norme UE sulla governance finanziaria. Il Tesoro sta approntando una razionalizzazione delle norme relative alle agevolazioni edilizie per prevenire comportamenti opportunistici e garantire una maggiore sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo. Gli incentivi fiscali dovranno essere progettati in modo più attento, evitando aliquote troppo generose e prevedendo limitazioni più stringenti sui massimali di spesa. Inoltre, i crediti d’imposta dovranno essere soggetti a procedure preventive di autorizzazione, al fine di consentire un monitoraggio efficace della spesa e del suo impatto sulla finanza pubblica”.