Alla fine, Boris Johnson si è stancato: basta varianti, numeri e prospetti, 16 mesi di privazioni sono più che sufficienti per un popolo che ama la libertà. Il Regno Unito riapre ufficialmente il 19 luglio, una data che passerà alla storia come il “freedom day”.
Ma con un tempismo tipico della storia politica di BoJo, l’annuncio arriva mentre le autorità sanitare snocciolano previsioni nefaste, che danno proprio fra due settimane il rischio che i nuovi contagi da variante Delta possano toccare i 50mila casi.
Ma ormai è deciso, e dal 18 di questo mese i britannici potranno dire addio alle mascherine, saranno liberi di stringersi e abbracciarsi e non più costretti a scegliere un massimo di sei amici da invitare a casa propria.
Merito di tutto questo, spiega Johnson, va tutto nel grande successo della campagna vaccinale, che ha fatto crollare il numero di nuovi casi e quello dei decessi. E di fronte alla variante Delta, torna la punta di cinismo che a inizio pandemia gli aveva fatto pensare che l’immunità di gregge fosse la strada maestra, tranne fare marcia indietro quando il Covid l’ha colpito in pieno volto. Questa volta, BoJo si dice rassegnato: “Dobbiamo imparare a convivere con il Covid, e rassegnarci all’idea di avere altri morti. Ma se non riaprissimo adesso, correremmo il rischio di farlo nei mesi più freddi, quando il virus ha un vantaggio, oppure di rimandare tutto al prossimo anno”.
Ma all’annuncio, gli esperti sanitari sono insorti, ricordando al premier che nessun paese al mondo ha osato abolire le restrizioni di fronte ad un rapido aumento dei casi. Soprattutto perché è vero che buona parte della popolazione è stata vaccinata, ma con una sola dose, che secondo le ultime scoperte scientifiche non basta a proteggere dalle più recenti mutazioni del virus.
Sorpresi dalla decisione e soprattutto poco propensi ad allinearsi Scozia e Irlanda: la prima ha dichiarato l’intenzione di prolungare l’obbligo della mascherina e il distanziamento sociale.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata