Dal 1° ottobre Satispay entra nel mercato dei buoni pasto, oltre 70mila pubblici esercizi, pizzerie, bar e pub potranno accettare i ticket digitali. Zero commissioni fino a 10 euro, e solo 0,20 centesimi di commissione oltre i 10 euro, ma soprattutto l’incasso potrà essere effettuato dall’esercente il giorno successivo.
Una vera rivoluzione in un mercato che è caratterizzato da commissioni che oscillano tra il 12 e il 15% per gli esercenti e i tempi di incasso arrivano fino a 120 giorni.
Satispay Buoni Pasto, punta ad avviare una trasformazione del comparto che vale 4 miliardi di euro e può contare su un pubblico di 19 milioni di lavoratori, proponendo ticket digitali spendibili dal 1° ottobre presso l’ampia rete di esercizi, in continua espansione, presenti sul proprio network di pagamento.
“L’obiettivo è farsi apprezzare sia dagli utenti che dagli esercenti, che sono i soggetti principali del tessuto imprenditoriale locale, e che per questo motivo non possono e non devono essere sovracaricati da commissioni insostenibili pagate solo per evitare di perdere la clientela”. Così ha spiegato Alberto Dalmasso co-founder e Ceo di Satispay che ha poi aggiunto: “Per le aziende che lo adotteranno rappresenterà anche una chiara scelta etica, orientata a generare ricadute positive sia per i propri dipendenti che per gli esercizi commerciali di prossimità. Satispay Buoni Pasto è una nuova opportunità per le aziende, sempre più impegnate nell’evoluzione di una cultura di responsabilità sociale e sostenibilità ambientale, nonché nello sviluppo di policy di welfare attrattive per il mantenimento dei talenti”. “Studiando il settore abbiamo capito che è molto distorto dalle gare al ribasso come dimostra il fallimento di Qui!Group. Si sono create delle best practice in cui gli unici a rimetterci sono gli esercenti. La decisione di Consip di mettere un tetto del 5% alle commissioni è un buon passo avanti perché si sta iniziando a capire il problema. Ma resta il fatto che ci sono 3 milioni di lavoratori italiani che usano i buoni e altri 19 milioni che potrebbero averli. Soprattutto se continuerà a essere incentivato il welfare aziendale. In uno scenario del genere serve più equilibrio e un servizio migliore”.
“Il mondo dei buoni pasto – continua Dalmasso – ha una sua marginalità data da un arbitraggio Iva che porta di fatto, senza imporre commissioni agli esercenti, una marginalità rilevante, intorno al 9%. I venditori di buoni pasto fanno margine su quello, mentre il resto è un gioco di sconti per aggiudicarsi le gare con la pubblica amministrazione o le grandi aziende. Sconti che vengono caricati attraverso commissioni sui merchant finali. Noi parte di quel margine l’andremo a utilizzare con le grandi aziende per prendere il mercato in fretta, ma siamo convinti che gli sconti andranno a ridursi, perché più noi saremo rilevanti più il ristorante di turno deciderà di non accettare buoni pasto con commissioni diverse dalle nostre, ovvero 20 centesimi per ogni transazione oltre i 10 euro e zero commissioni per quelle inferiori. E poi perché le grandi aziende che vogliono tenere i loro dipendenti, oltre a spendere in formazione e benefit investiranno in un buono che sarà accettato anche a cena, anche nei ristoranti migliori. Anche perché chi accetta i nostri buoni, incassa subito”.
Come funzionano i buoni pasto digitali - I buoni pasto Satispay, totalmente digitali, saranno caricati su uno spazio separato, dedicato e attivato nell’app, senza canone, del dipendente che potrà pagare utilizzando il buono pasto e coprendo automaticamente anche l’eventuale importo extra che verrà prelevato dal suo portafoglio personale. Il cliente non dovrà nemmeno spiegare alla cassa che utilizzerà i buoni pasto. La differenza del pagamento può essere saldata in contanti o con altri strumenti di monetica. Gli esercenti, invece, non dovranno fare nulla per rendicontare gli incassi dei buoni pasto perché Satispay ha automatizzato il processo di incasso e fatturazione su tutta la filiera.
I buoni pasto prima dell’arrivo di Satispay - I buoni pasto che troviamo nel mercato oggi sono titoli di pagamento emessi sia in forma cartacea sia sotto forma di tessera elettronica e hanno un valore nominale da 2 euro a 15 euro, ma determinato generalmente nel limite di 10 euro. Possono essere utilizzati solo per l’acquisto di beni alimentari e le aziende pubbliche e private (con almeno un dipendente e i liberi professionisti con P.IVA, soci di azienda, titolari di ditte individuali) li erogano in mancanza del servizio di mensa aziendale. La legislazione incentiva l’utilizzo dei buoni pasto con una serie di agevolazioni fiscali.
I buoni pasto possono essere erogati a tutti i dipendenti a busta paga, che siano a tempo indeterminato, determinato, part-time, o con contratti atipici.
Le aziende, però, non sono obbligate ad erogarlo, tranne se venga stabilito nel CCNL.
I buoni pasto hanno un duplice vantaggio: un risparmio fiscale per l’azienda e un maggior potere d’acquisto per i lavoratori.
Esenzione fiscale e previdenziale dei buoni pasto - Se un’azienda distribuisce i buoni pasto non è tenuta a corrispondere gli oneri contributivi e previdenziali per buoni di importo pari a 4 euro se cartacei e 8 euro elettronici. Quindi emettendo i buoni pasto entro l’importo previsto dalla legge l’azienda è esente da contributi IRPEF e INPS fino a 8 euro al giorno per dipendente.
Per i tickets di importo maggiore, la differenza è tassata a norma di legge.
L’IVA agevolata al 4%, è 100% detraibile se l’azienda acquista buoni pasto elettronici, è indetraibile nel caso di buono pasto cartaceo. Ad esempio, se sono stati emessi buoni pasto elettronici per un valore di 3.000 euro, l’IVA, pari a 120 euro, è interamente detraibile.
La maggior parte delle aziende non ha la mensa e fornisce quindi un’indennità sostitutiva la quale non gode degli stessi vantaggi fiscali dei buoni pasto ed essendo calcolata come reddito da attività lavorativa viene pesantemente tassata.
I buoni pasto sono quindi una valida alternativa per una buona politica di welfare, e un vantaggio fiscale per le aziende, oltreché una soluzione pienamente sostenibile poiché digitali escludono l’uso di plastica o carta.