Al netto di boom, scandali, fallimenti di piattaforme exchange e crack improvvisi, il mercato italiano delle criptovalute è in crescita costante e malgrado una leggera flessione, oggi vale 38 milioni di euro grazie anche all’impulso dato da settori come finanza, assicurazioni, agrifood e moda.
Secondo una ricerca dell’Osservatorio Blockchain and Web3 della School of Management del Politecnico di Milano, realizzata in collaborazione con BVA Doxa, sono circa 3,6 milioni gli italiani che dichiarano di possedere criptovalute o token, la nuova classe di asset che rappresenta l’equivalente di azioni e obbligazioni. Di questi, il 32% li ha acquistati attraverso piattaforme di scambio e il 17% utilizzando direttamente su un servizio wallet. Il 37% li conserva utilizzando come base di scambio le piattaforme più conosciute: Coinbase, Crypto.com e Binance. Segue un 36% che utilizza portafogli digitali, i cosiddetti “software wallet non-custodial”, mentre solo l’8% ricorre a hardware wallet, dispositivi simili a chiavette Usb.
In crescita anche i possessori di criptovalute o token presso trading finanziari o app bancarie (38%), mentre sembra essersi sgonfiata la bolla di interesse verso gli NFT (Non-Fungible-Token), i certificati digitali che sembravano l’ennesima rivoluzione del settore, e invece sono rimasti relegati per lo più al mercato dell’arte.
Una crescita globale valutata in tre milioni di utenti in tutto il mondo che ogni giorno utilizzano 15mila applicazioni decentralizzate, il 75% in più dello scorso anno, che si deve anche all’avvento nel 2023 di un quadro di regolamentazione definito che ha censito a livello europeo ben 1.300 operatori di valute virtuali sottoposti a controlli e vigilanza, di cui più di 130 presenti anche in Italia. “Spinti dall’inquadramento di questi strumenti nel MiCAr, alcuni attori europei stanno sviluppando stablecoin ancorate all’euro in grado di offrire piena programmabilità e interoperabilità con le applicazioni web3 – aggiunge Giacomo Vella, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 - nel prossimo futuro sarà cruciale comprendere come criptovalute, stablecoin e CBDC si svilupperanno nel tempo, se in competizione reciproca o seguendo logiche di integrazione nell'ambito del web3”.
A questo, si aggiungano i test di almeno 94 banche centrali che stanno sperimentando o sono prossime a farlo le “CBDC” (Central Bank Digital Currenties), le monete digitali emesse e garantite dalla stessa banca centrale, attualmente allo studio della BCE (che lo scorso novembre è passato nella fase di preparazione dell’Euro Digitale), della Federal Reserve americana e del Ministero delle finanze indiano. Ma un forte interesse nella creazione di CBDC è già stato espresso da una ventina di Paesi, dalle Bahamas al Venezuela.
Segnali importanti che secondo gli esperti sono la dimostrazione pratica dell’ingresso del mondo delle criptovalute nella fase di maturità dopo gli inizi semi-clandestini, dovuta anche agli effetti degli scandali che hanno ridimensionato le speculazioni. “Il 2023 è stato un anno caratterizzato da una scarsa attenzione mediatica sul mondo della Blockchain, ma il settore non è affatto rimasto fermo – commenta Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 – anzi, proprio partendo dall’ingombrante eredità di instabilità e scandali, come quelli di Terra-Luna ed Ftx, abbiamo assistito ad una fase di purificazione e maturazione del comparto: si sono ridotte pratiche speculative discutibili, è stata promossa un’evoluzione più consapevole della tecnologia, è stata data maggiore attenzione agli aspetti etici e allo sviluppo sostenibile. Allo stesso tempo, ha continuato a farsi strada l’idea di web3, un nuovo modello del web caratterizzato da equità e inclusività, basato su concetti chiave come trasparenza, decentralizzazione e coinvolgimento attivo degli utenti, che potrebbe rappresentare un cambiamento profondo economico e sociale”.
A registrare una decisa crescita globale sono i progetti “Blockchain for business”, che fanno segnare un +58% con 106 nuovi casi tra soluzioni di token e smart contract. Stabili anche l’Internet of value, i progetti basati sullo scambio di valore che lo scorso anno ha registrato 95 nuovi casi.