La ricerca dell’Università di Oxford pubblicata su The Lancet Psychiatry, confrontando il covid-19 con l’influenza e le altre infezioni respiratorie, ha rilevato un elevato tasso di ansia, disturbi dell’umore, ictus, depressione e demenza nei pazienti che hanno contratto il Sars-Cov-2 rispetto agli altri virus. Nello studio sono state prese in esame 236.000 cartelle cliniche di pazienti contraenti il Covid-19 nel 2020 (negli USA) ed è stato costatato che a un terzo dei sopravvissuti alla malattia è stata diagnosticata, nei sei mesi successivi all’infezione, una condizione neurologica e psichiatrica.
Con il 17% e il 14% ansia e disturbi dell’umore rappresentano le diagnosi più comuni, inoltre, una successiva rilevazione fatta dallo studio britannico è che il 7% dei soggetti infettati ha avuto un ictus, mentre il 2% è stato colpito dalla demenza.
È ben noto che il virus può entrare nel cervello e causare danni diretti e indiretti, ma gli esperti sottolineano che le cause specifiche di tali effetti a lungo termine del Covid-19 risultano essere in gran parte sconosciute, sebbene potrebbero essere collegate allo stress della malattia e del ricovero, al senso della solitudine durante la quarantena o alla perdita del lavoro. Gli esperti del campo affermano che i risultati forniti da questo studio sono preoccupanti ed è importante ricordare che a inizio Pandemia gli scienziati avevano già indagato sulla possibile relazione tra Covid-19 e sintomi che interessano il cervello.
La salute mentale e il Covid-19 continuano a rappresentare oggetto di ricerca e di analisi, gli studi effettuati evidenziano che il virus, costantemente presente da ormai più di un anno, non costituisce solo una patologia invalidante per un determinato periodo per chi lo contrae, ma porta con sé una serie di conseguenze psicologiche, professionali e sociali non trascurabili.
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