Cinque anni fa nessuno (o pochissimi) sapeva cosa fosse il Covid, Putin sembrava tranquillo e la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi era ancora tutta intera. Mario Draghi, allora presidente della BCE, decide un taglio dello 0,50% i tassi sui depositi.
Da allora, dopo aver resistito a 10 rialzi in due anni, Christine Lagarde, l’attuale presidente della BCE, ha annunciato quello che i mercati ma soprattutto la gente, aspettava da tempo: un taglio del tasso ufficiale di 0,25 punti, che passa quindi da 4,5 al 4,25%. L’aumento, che era stato deciso per frenare la speculazione inflazionistica dovuta allo scoppio della guerra in Ucraina, ha in realtà favorito un altro tipo di strozzinaggio, questa volta di tipo energetico, che gli effetti che tutti conosciamo fin troppo bene.
Come diretta conseguenza, dopo due lunghissimi anni di aumenti, i tassi variabili dei mutui cominceranno finalmente a calare, anche molto si lega alla cifra e alla durata del prestito. A puro titolo di esempio, su un mutuo a tasso variabile da 200mila euro il risparmio potrebbe oscillare tra 354 e 708 euro. Ma per i mutui futuri, anche ipotizzando tagli sostanziosi entro la fine dell’anno, il fisso continuerebbe a restare più conveniente del variabile, a meno che non si tratti di un mutuo “Green”. Come effetto immediato del taglio, i titoli europei sono scesi cancellando buona parte dei guadagni della giornata, mentre l’Euro si è rafforzato lievemente rispetto al dollaro.
Con l’aria della professoressa di latino che sta per consegnare l’ultimo compito in classe dell’anno scolastico, la Lagarde non ha fornito alcuna indicazione su possibili ulteriori riduzioni dei tassi, confermando unicamente che il Consiglio direttivo della BCE preferisce seguire l’andamento dei dati, aggiornando il da farsi di riunione per riunione.
“Per i cittadini diminuirà il costo del denaro e per le imprese sarà più conveniente indebitarsi a fini di investimento. La nostra decisione segna anche un momento importante nella lotta all'inflazione. Riducendo i tassi – ha commentato la presidente della BCE - abbiamo deciso di moderare il grado di restrizione della politica monetaria, ma la strada per eliminare l'inflazione dall'economia è ancora lunga e non sarà facile da percorrere. Occorrono un atteggiamento vigile, impegno e perseveranza.
I tassi di interesse dovranno quindi restare restrittivi finché sarà necessario per assicurare la stabilità dei prezzi su base duratura”.
Secondo le stime della “Fabi” (Federazione Autonoma Bancari Italiani), i tassi sul credito al consumo sono di poco inferiori ad una media del 9%, che significa cinque punti in meno dello scorso autunno, e la tendenza dovrebbe rafforzarsi in modo graduale con l’allineamento degli operatori alle decisioni della BCE.
La Fabi prende come esempio l’acquisto di un elettrodomestico o un un’auto nel 2021, quando il tasso fisso d’interesse medio si aggirava sull’8,1%. Tasso che nel settembre dello scorso anno è salito prima al 4,5%, per poi schizzare al 14,55%. Nel 2023 la media è calata all’8,93% e secondo le previsioni potrebbe ancora ridursi fino all’8,5%. Dalla teoria alla pratica: per acquistare a rate un’auto del valore di 25mila euro con finanziamento in 10 anni, il costo totale potrebbe arrivare a 38.101 euro. Tanto? Sì, specie se paragonato ai 37.426 euro del 2021, ma comunque molto meno dei 48.961 dello scorso anno.
In qualche modo, il taglio dei tassi concede un po’ di fiato anche al baratro del debito pubblico italiano, con un risparmio che mesi fa l’Ufficio Parlamentare di Bilancio aveva calcolato in circa 3 miliardi di euro per 2024, e addirittura 7 nel 2025. Per contro, dal punto di vista dei rendimenti gli interessi offerti dalle nuove emissioni sono probabilmente destinati a scendere raffreddando l’entusiasmo che ha accolto i recenti collocamenti.
Per chiudere con un accenno alle criptovalute, che potrebbero vivere di una nuova accelerazione delle quotazioni grazie alla fama di essere impermeabili al rischio inflazione. Ma per loro stessa natura così volatili da sfuggire ad ogni previsione certa.