Nonostante vi siano delle contrapposizioni tra i partiti, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, vuole rispettare l’impegno preso sulla Riforma fiscale. Entro la fine della settimana è attesa in Consiglio dei ministri la bozza.
La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare in seguito alla pandemia da Covid-19.
In questo ambito pesano i numerosi interventi operati negli anni e adottati dall’urgenza del momento che non hanno tenuto pienamente conto della complessità dei meccanismi che compongono il sistema tributario.
Come specificato già nel Piano di Ripresa e Resilienza, negli anni si è prodotta una sempre più marcata frammentazione della legislazione tributaria, da cui è derivato un sistema fiscale articolato e complesso che, nel tempo, ha rappresentato un freno per gli investimenti.
Le idee e le proposte variano tra i partiti, la non unanimità non favorisce le tempistiche di presentazione e il punto di arrivo sembra esser apparentemente lontano, ma ciò non scoraggia il Premier.
La discussione avvenuta a Palazzo Chigi su cosa inserire all’interno della Riforma, ha visto la partecipazione del ministro Daniele Franco, il consigliere economico Francesco Giavazzi e il sottosegretario Roberto Garofoli. Gli accordi vertono maggiormente su alcuni punti piuttosto che su altri e, attualmente, è difficile fare delle previsioni reali su cosa conterrà la misura. Ciò che è certo è la sua entrata in vigore, la quale, avverrà nel 2023.
L’abbassamento dell’Irpef sul ceto medio o la riduzione, se non l’abolizione, dell’Irap sono punti di comune accordo per tutti. Questo è quanto esposto dalla ministra Maria Stella Gelmini. In linea generale l’obiettivo dei partiti non varia, è quello di fornire un segnale di presenza attiva nei confronti di tutti i soggetti del ceto medio ma, ognuno presenta idee di partenza differenti.
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