Ciascuno di noi, che lo sappia o no, è abituato a vivere quotidianamente con il rischio, a valutarlo e in qualche modo a gestirlo. Per nulla, quindi, può considerarsi strano se anche la ricerca scientifica sui cambiamenti climatici ha molto a che fare con i rischi, con la complessità e con i processi decisionali che si sviluppano a tutti i livelli, da quello individuale a quelli collettivi.
Il cambiamento climatico interviene in maniera trasversale su molti settori. Emergono i temi della complessità, dell’interconnessione multisettoriale, dell’importanza della ricerca avanzata e di come questa possa aiutare a comprendere il modo in cui l’interrelazione tra il sistema climatico e i sistemi socio-economici abbia un impatto concreto sulla produttività, sulla sicurezza, sulla salute, sui costi economici e sulle risorse finanziarie.
Come è stato già più volte ripetuto, scienza e modelli climatici dimostrano inequivocabilmente come il cambiamento climatico sia in corso, e come ulteriori cambiamenti siano ormai inevitabili: la temperatura del pianeta in media è aumentata, accelerando importanti trasformazioni dell’ecosistema come lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento e l’acidificazione degli oceani, la perdita di biodiversità e, rendendo fenomeni estremi, quali, venti, neve e ondate di calore, sempre più frequenti e acuti.
Ciò che serve è una radicale transizione ecologica verso la completa neutralità climatica e lo sviluppo ambientale sostenibile per mitigare le minacce a sistemi naturali e umani. Senza un abbattimento sostanziale delle emissioni clima-alteranti, il riscaldamento globale si innalzerà di 6°C e ciò sarebbe catastrofico.
Il rapporto Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in sei città italiane, realizzato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), delinea uno scenario difficoltoso con il solo aumento del riscaldamento globale pari a 2°C. Le città italiane tenute in considerazione dal Centro studi sono sei: Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia, con un focus sul clima passato e futuro, sugli impatti dei cambiamenti climatici, sulla valutazione del rischio e sugli strumenti di adattamento che sono in uso.
La probabilità di raggiungere i due gradi centigradi è molto alta, ma il lavoro duro dovrà esser fatto per non raggiungere i sei, questo è quanto spiega Donatella Spano, curatrice del rapporto e docente ordinario all’Università di Sassari. Ogni città presenta le proprie caratteristiche strutturali e territoriali, pertanto, il cambiamento climatico sarà diverso per ognuna. Non solo, secondo quanto evidenziato da Massimo Tavoni, docente al Politecnico di Milano, sul territorio nazionale cresce il gap fra nord e sud, essendo il meridione più colpito.
È importante ricordare che lo stato attuale delle nostre conoscenze ci permette di analizzare e valutare il rischio connesso ai cambiamenti in questione, quindi, è essenziale lavorare bene e sfruttare al meglio tutte le possibilità per evitare situazioni future sgradevoli.
Al riguardo, anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto incitando a non diminuire la determinazione ad affrontare il cambiamento climatico durante la videoconferenza sul clima svoltasi a New York nell’ambito degli eventi della 76esima Assemblea generale ONU. Nonostante la Pandemia ancora in corso, l’emergenza climatica non deve esser sottovalutata ma al contrario considerata al pari dell’emergenza in cui siamo immersi da ormai quasi due anni, se non ancora più importante.