È di questi giorni la notizia che in OneDay, un’azienda che ha origine da Scuola Zoo del 2007 (nata dall’esperienza vissuta da Paolo De Nadai quando il professore si è addormentato durante il suo esame di maturità) un blog nato da e per gli studenti, sono state stabilite le ferie libere.
Dalla nascita del blog, nel corso degli anni, sono stati creati nuovi progetti, società, con lo scopo di “Sviluppare realtà imprenditoriali che vogliono lasciare un impatto sul mondo e costruiamo community appassionate rendendole il centro della strategia di business”.
Con questo spirito e nel rispetto del loro motto “le idee non sono nulla senza l’execution, crediamo che saper mettere a terra progetti in tempi velocissimi faccia davvero la differenza!” che hanno sviluppato una community di e per i millenials e la generazione Z che punta ad andare incontro alle esigenze di business, benessere e flessibilità.
I numeri parlano così come quelli che fanno registrare aumenti della produttività, non ultimo l’acquisto del 30% delle quote di Chef in Camicia con l’obiettivo di supportare l’azienda nel percorso di crescita in Italia e di internazionalizzazione in Spagna e nel Regno Unito.
I team member salgono a 300 e i follower, a cui si parla quotidianamente attraverso i brand gestiti dalle 9 società del gruppo, sono ora 10 milioni, e hanno tutti tra i 15 e i 35 anni.
A riprova di come andare fuori dagli schemi classici possa sviluppare valore in OneDay non è mai esistito il cartellino, né tantomeno il controllo di ingressi e uscite.
Ognuno è libero di svolgere dove e come vuole il suo lavoro una volta definito, con i team members, gli obiettivi da raggiungere e i tempi. Proprio in quest’ottica, sottolinea Betty Pagnin P&C Director di OneDay che sono state accolte le richieste della community, parliamo di 1600 persone, e stabilito attraverso una contrattazione di secondo livello che le ferie siano libere.
I dipendenti non dovranno più attenersi ai classici 26 giorni di ferie l’anno, così come stabilito dalla maggior parte dei contratti collettivi nazionali ma potranno, organizzando logicamente i tempi e i modi delle scadenze di lavoro, assentarsi quando vogliono.
Anche andando oltre i fatidici giorni standard. In questo caso, le assenze extra saranno valutate come un benefit ulteriore alla persona che avrà già raggiunto i suoi obiettivi e che necessita di ulteriore riposo.
Allo stesso modo le settimane di lavoro sono organizzate con la stessa libertà. Un dipendente può scegliere di lavorare anche oltre le fatidiche otto ore di lavoro in una settimana e la successiva non andare in ufficio. La tabella di marcia da seguire è pubblica così come le valutazioni delle performance in un’ottica di totale trasparenza e condivisione.
Ora, il passaggio successivo è, sicuramente, cercare di adottare piani di welfare e libertà anche all’interno di altre aziende, non necessariamente composte da under 35. Perché se la cultura si sposterà verso l’ascolto e l’obiettivo a beneficiarne non saranno solo le persone ma l’intero comparto organizzativo e produttivo, con buona pace dei maniaci del controllo che dovranno adeguarsi alla fiducia.
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