Si è mossa addirittura la “PageGroup”, colosso inglese nella selezione del personale creato nel 1976 da Michael Page, per valutare, filtrare e individuare quali sono, all’alba del 2024, le professioni che rendono di più. Uno studio che ha analizzato 500 profili professionali di 16 diversi settori mantenendo il focus fisso sul “Salary Survey”, l’osservazione attenta della retribuzione nel mercato del lavoro italiano.
È ormai chiaro a tutti, quello del lavoro è un pianeta in continua evoluzione che pretende con urgenza figure sempre più professionali, preparate e competenti. Ed è altrettanto quasi scontato che a ogni posizione corrispondano livelli retributivi diversi, che per quanti in questo momento storico si occupano di digitale e intelligenza artificiale significa la straordinaria possibilità di poter scegliere, tale e tanta è la richiesta da parte di aziende e società.
Ma l’evoluzione in atto tocca anche comparti più dinamici come il turismo e la sostenibilità, due settori in forte crescita e sempre più alla ricerca di figure professionali da inserire nei propri team. Per non parlare della “green economy”, destinata a diventare un elemento centrale nello scenario lavorativo sia italiano che globale.
Per andare al sodo, l’osservatorio PageGroup ha individuato tre ambiti diversi su cui le competenze faranno la differenza: information technology, engineering & manufacturing, finance & accounting. Ma non sono da sottovalutare neanche il cosiddetto tax & legal e il mondo retail, secondo gli esperti ormai definitivamente uscito dal tunnel oscuro in cui l’aveva trascinato a forza la pandemia.
Fra i settori in Italia dove i talenti latitano c’è da sempre quello dell’IT (Information Technology), categoria non semplice da decifrare che racchiude servizi e prodotti per connettere, comunicare, elaborare e condividere dati e informazioni. Una carenza che si fa ancora più marcata vista la trasformazione digitale che interessa qualsiasi settore e azienda presente sul pianeta.
Nel dettaglio, vivono un gran periodo i “security engineer”, coloro che sono specializzati nei controlli di sicurezza chiamati al delicato compito di sviluppare, realizzare, aggiornare e cercare i punti di vulnerabilità dei sistemi di sicurezza. Professionisti che oggi, con meno di cinque anni di esperienza, si portano a casa 50mila euro all’anno lordi, che diventano fra 60 e 70mila che chi ha curriculum fra 5 e 10 anni, per poi salire ben oltre, quasi senza limiti.
Altrettanto in auge il “software developer”, termine che definisce chi è in grado di sviluppare applicativi e software, richiestissimi ovunque si parli di gestione, sicurezza informatica, automazione industriale, identità digitale, e-commerce e analisi dei Big Data. A inizio carriera, con meno di 5 anni di esperienza, non è difficile assicurarsi uno stipendio annuo compreso fra 30 e 50mila euro lordi.
Richiestissimi anche i consulenti in Engineering & Manufacturing che si occupano di processi produttivi, adozione di tecnologie e strumenti, analisi dei costi, programmazione e monitoraggio della produzione che vanno per la maggiore in diversi settori come energie rinnovabili, costruzioni, chimica, elettronica e infrastrutture. E in crescita verticale pure gli stipendi medi dei tecnici di manutenzione, categoria che racchiude i responsabili nella gestione dei guasti e nel monitoraggio del funzionamento delle attrezzature aziendali che nel giro di un anno appena hanno registrato un aumento salariale del 5%. Una percentuale che porta chi è fresco di ruolo a stipendi compresi fra 35 e 43mila euro, ma che facilmente superano gli 80mila quando l’esperienza si fa decennale.
Vita facile anche il direttore tecnico/operativo, a cui spetta il compito di controllare conformità di progetti e lavori con i contratti. Un ruolo delicato e di responsabilità che non a caso è pagato come merita: 80mila euro fra i 2 e i 5 anni di esperienza, che superano tranquillamente i 100mila euro per gli esperti. Agli stipendi, già notevoli, vanno anche aggiunti i bonus per gli obiettivi raggiunti, ovvero fra il 10 ed il 15% in più.
Quotazioni stellari anche per i CFO (Chief Financial Officer), che superano allegramente i 150mila euro all’anno, i credit manager (50mila), gli store manager (65mila euro), gli e-commerce manager (60mila euro) e i tax o legal manager (120mila euro).