10 giugno 2022

Freno al cuneo: una misura urgente e da concentrare sui redditi più bassi

Autore: Rachele Pozzato
Una misura non più rinviabile, come considerato da tutte le parti in campo. Dall’insistenza del presidente Confindustria Bonomi, dalle parole del Ministro del lavoro Orlando, ma anche da quelle del Ministro dell’economia Franco, maggioranza ed esecutivo, con anche una recente apertura a sinistra: un intervento deciso – e si spera decisivo – sul cuneo fiscale-contributivo. Che possa essere mirato e strutturato e che scongiuri la recessione: la questione salariale, la guerra ucraino-russa che ancora non ha svelato appieno le sue conseguenze, l’inflazione che continua a salire, tutte condizioni che spingono a una riflessione accurata, ma rapida, intorno al taglio del cuneo per stimolare la crescita, e non bloccarla, sostenendo la competitività delle aziende nostrane.

Ad accelerare la corsa ai ripari, gli ultimi dati Ocse: nel 2021 il cuneo fiscale-contributivo italiano è arrivato a quota 46,5%, che sfiora i 50% aggiungendo contributi e Tfr, per un’incisione che raggiunge il 60% nel privato se si considerano i salari.

L’obiettivo dell’esecutivo è quello di inserire le misure nella prossima legge di bilancio, in termini ancora non del tutto definiti o stabiliti, anche se qualche contributo ce lo si aspetta già con il nuovo decreto Aiuti, previsto per luglio.

Dai ministeri e tavoli di lavoro non sono ancora arrivate comunicazioni ufficiali, tantomeno indicate cifre precise, anche se si pensa a un intervento di massimo 5 miliardi, anche in virtù delle (poche) disponibilità attuali. L’idea per rendere la misura ugualmente effettiva è di concentrare il budget su redditi medio-bassi, sotto i 35 mila euro. Più articolata e onerosa la proposta che arriva da Confindustria: con un investimento di 16 miliardi, i portafogli dei lavoratori che rimangono al di sotto dei 35 mila si gonfierebbero di 1223 euro, sostanzialmente di una mensilità in più garantita per tutta la vita lavorativa, per quella fascia di reddito.

Certo è, che la decisione finale sul volume dei fondi impiegabili dipenderà non solo dagli sviluppi in territorio nazionale, ma anche dai risvolti sullo scenario internazionale, che influenzano il Pil.

Dopo l’allarme suonato con i numeri arrivati da Ocse, un via libera dalle parti sociali e spinte dallo stesso premier Draghi, la volontà e l’urgenza della questione sono condivise anche nella maggioranza, con il Partito Democratico ma anche da Lega e Forza Italia, dando al dossier cuneo la precedenza su tante altre misure, una fra tutte quella per il salario minimo cui il freno al cuneo si lega a doppio filo.
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