3 giugno 2023

I vestiti nuovi dell'Imperatore

Autore: Ester Annetta
C’era una volta un re molto vanitoso. Un giorno, due falsi tessitori si presentarono alla sua corte offrendogli una stoffa pregiatissima e straordinariamente bella, capace di diventare invisibile agli occhi degli stolti. Il re li incaricò allora di confezionare dei vestiti nuovi. I due impostori finsero così di tessere, osannati dal re e da tutti gli uomini della corte che, pur di non correre il rischio di essere additati come incapaci o stupidi, contemplavano i vestiti nuovi inesistenti. Terminatane la tessitura, il re li indossò e sfilò in corteo tra le strade della città, mentre la gente ne contemplava la bellezza: nessuno voleva far capire che non vedeva niente, altrimenti avrebbe dimostrato di essere stupido. Finché un bambino, in mezzo alla folla, candidamente esclamò: «Ma non ha niente addosso!».

Nella morale del racconto, la voce di quel bambino simboleggia la purezza, l'indifferenza ai dettami, ai vincoli e alle sovrastrutture della società che ci circonda. È la voce della verità che smaschera la finzione collettiva. E se quel bambino sia un eroe o un guastafeste è un giudizio che spetta al popolo, a seconda che stia dalla parte degli oppositori o dei conformisti.

Questa favola, nata dalla penna dello scrittore danese Hans Christian Andersen, sembra adattarsi perfettamente al dibattito social scatenatosi a inizio settimana a seguito di un post pubblicato da Chiara Ferragni sul suo profilo Instagram.

Già alle 7.30 di lunedì mattina ne parlavano alla radio che ascolto fedelmente in macchina mentre vado al lavoro, segno che certi temi – ma soprattutto certi personaggi – sono capaci di tenere banco anche mentre si discute di alluvioni, guerra, rivoluzioni Rai, PNRR e quant’altro.

In sostanza, la nota influencer ha postato una foto che la ritrae con indosso soltanto un perizoma. Tra complimenti e critiche è spiccato il commento di Giulietta, una ragazzina di 11 anni, campionessa di equitazione (a sua volta con un nutrito numero di seguaci sul proprio profilo social) che ha chiesto alla Ferragni se il messaggio che intendeva trasmettere fosse che per attirare l’attenzione bisogna svestirsi, aggiungendo “Se mia mamma mettesse una foto così io mi sentirei malissimo non sarei fiera del suo comportamento. La Vitto avrà la mia età tra non molto e queste sono foto che restano per sempre”.

Insomma, tra la folla Giulietta ha urlato “Il re è nudo!”

A quel punto è stato il suo post a scatenare una sequela di altrettanti commenti, concordi o meno, tanto che la stessa influencer ha ritenuto di dover replicare, scrivendo che il messaggio veicolato dalla foto è che “nessuno ci può giudicare o farci sentire sbagliate (…) ognuno è libero di essere se stesso e celebrarsi quando si sente di farlo”, che una donna in intimo non deve vergognarsi del suo corpo né temere di essere giudicata male, e che giacché “ci hanno insegnato che le donne non possono osare”, allora “questo è uno dei tanti modi che io utilizzo per prendermi la libertà che tutti dovremmo avere. Faccio inca**are i puritani? Missione compiuta allora“.

Ora, ferma restando la futilità della questione che, di fatto, in finale non fa altro che assecondare l’interesse della Ferragni a raccogliere altri proseliti e mantenere vivo l’interesse per il suo profilo social (e, del resto, come biasimarla dal momento che quello è il suo lavoro!), sarebbe stato interessante scoprire se prevalente sia stata la massa di popolo che ha ritenuto Giulietta un’eroina per aver finalmente esclamato che “Il re è nudo!” mettendo al bando ogni lusinga e compiacimento di cui si nutrono tanti personaggi o se, viceversa, il suo sia stato un intervento da derubricare a fastidio, secondo il punto di vista di chi osanna finte suffragette che si ergono a paladine della specie femminile.

Invece – colpo di scena - la polemica che si è accesa è stata tutt’altra, ossia la circostanza che una bimbetta di 11 anni abbia un profilo social (peraltro ben seguito) che gestisce autonomamente, quando la nostra normativa sulla protezione dei dati personali delle persone fisiche, mutuando quella europea, stabilisce che i minori possono esprimere il loro consenso al trattamento dei dati personali solo a partire dai 14 anni in relazione all'offerta diretta di servizi della società dell’informazione: ergo, prima di allora nemmeno possono aprire un account sui social.

Sul banco degli imputati sono quindi finiti prontamente anche i genitori di Giulietta, che in base alle dichiarazioni rese ai giornalisti a commento del post scritto dalla figlia, hanno decisamente lasciato intendere che è lei soltanto, in assoluta autonomia, a gestirne i contenuti, essendosi loro soltanto limitati a catechizzarla sulla correttezza di ciò che scrive o pubblica. Non solo: se la ragazzina per via della sua età non poteva validamente aprire un profilo Instagram, è evidente che ci sia stato il ‘favoreggiamento’ dei suoi ‘adulti di riferimento’ che devono aver confermato al suo posto i consensi necessari.

Ancora una volta, “il re è nudo!”

Sfido chiunque ad affermare di non avere figli, nipoti o una qualunque altra conoscenza che da poco ha negli anni una decina, che non siano stati iniziati alla pratica dei social non appena avuto in regalo il loro primo telefonino (in genere succede proprio all’età di Giulietta, per la Prima Comunione o per la fine delle elementari): basta barare sull’età e il gioco è fatto!

Di che ci si vuol meravigliare allora? È ipocrisia bella e buona tirare in ballo una tale questione ora che, evidentemente, l’intervento lucido, diretto e candido di una bambina ha increspato la scintillante patina d’una diva del momento. Che, per inciso, è lei per prima che, appoggiandosi sulla propria popolarità, distorce talvolta l’uso di strumenti di comunicazione, impegnando argomentazioni scadenti e retoriche, indegne di accostarla all’impegno di chi, in altri tempi e in altri luoghi, ha davvero condotto battaglie ben più vere ed impegnative in nome di una missione.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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