Addio a “18app”: c’è ancora tempo fino al 20 aprile prossimo per spendere i 500 euro della primissima carta cultura nata in Italia e destinata ai neomaggiorenni. Un’idea che ha resistito per quasi sette anni, dal 2016, quando era stata istituita dal Governo Renzi e rifinanziata con 230 milioni di euro da quello Draghi ma conclusa lo scorso anno, quando l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di rivedere la formula restringendo la platea dei beneficiari solo a quanti ne hanno realmente necessità. Un cambio di marcia che era stato condiviso da alcuni, per favorire i nuclei familiari con redditi più bassi, ma criticata da altri in quanto modificava la natura stessa del bonus cultura, perdendo il significato primo di favorire l’autonomia dei giovani negli acquisti per trasformarsi in strumento di sostegno.
Nelle intenzioni dell’esecutivo anche quello di scongiurare le numerose truffe segnalate in tutta Italia, a cominciare da quella dello scorso novembre, quando la Procura di Trieste ha aperto un’inchiesta dopo diverse segnalazioni che raccontavano di finti impiegati comunali che proponendosi come “facilitatori” erano riusciti ad attivare ben 620 voucher di acquisto per un totale stimato in 300mila euro.
Il nuovo bonus si sdoppia prevedendo la “Carta della Cultura dei Giovani” e la “Carta del Merito”, due card dal valore di 500 euro nominali, non cedibili, cumulabili tra loro e destinate ai giovani che hanno compiuto 18 anni a partire dal 2023 in poi. La prima è riservata a ragazzi appartenenti a nuclei familiari con ISEE non superiore a 35mila euro, la seconda è invece da considerare un premio per quanti riescono a diplomarsi con almeno 100/centesimi entro e non oltre i 19 anni di età. Entrambe vanno utilizzate entro il 31 dicembre dell’anno di registrazione sulla piattaforma.
Non cambiano le regole di utilizzo delle carte, che escludono videogiochi e abbonamenti per l’accesso a canali o piattaforme di contenuti audiovisivi come Netflix. Sono ammessi al contrario gli acquisti di biglietti per spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche e spettacoli dal vivo, e ancora libri, abbonamenti a quotidiani e periodici anche in formato digitale, musica registrata e prodotti dell’editoria audiovisiva, biglietti per musei, mostre, eventi culturali, aree archeologiche e parchi naturali e per finire corsi di musica, teatro, danza e lingue straniere.
Anche gli esercenti sono tenuti a rispettare alcune regole e un divieto perentorio: entrambe le carte non possono essere convertite in buoni spesa. Per il resto, il funzionamento del portale è assai simile a quello di 18App: ogni esercente dovrà validare i buoni emessi dai clienti e chiederne il documento di identità.
Secondo le Faq del ministero dell’istruzione, gli esercenti censiti su 18app fino al 22 gennaio 2024 saranno registrati automaticamente sulla nuova piattaforma, ma non risulteranno ancora abilitati alla validazione dei voucher: per attivarsi sarà necessario accedere nell’area autenticata, inserire un indirizzo PEC e accettare l’informativa privacy e condizioni d’uso. Per negozianti ed esercenti non accreditati, la registrazione alla piattaforma cartegiovani.cultura.gov.it è possibile dal 31 gennaio scorso.
La violazione delle regole può comportare la disattivazione della carta e la cancellazione dall’elenco di strutture, imprese o esercizi commerciali accreditati e la perdita del rimborso delle somme non rendicontate correttamente o utilizzate per spese inammissibili. Per i trasgressori è prevista anche una sanzione compresa tra 10 e 50 volte la cifra indebitamente percepita o erogata, e comunque non inferiore a 1.000 euro. Nei casi più gravi, un decreto prefettizio può arrivare a sospendere l’attività fino a 60 giorni.
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