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Il ladro di libri

Autore: Ester Annetta
Nella Germania della seconda guerra mondiale che, tra gli orrori del nazismo annovera anche la messa al rogo dei libri banditi dal Reich, Liesel Meminger - la protagonista del film “Storia di una ladra di Libri” (2013) – è una ragazzina analfabeta che impara a leggere su un libricino singolare, il Manuale del Becchino, scoprendo così, poco alla volta, un'irrefrenabile passione per la lettura.

Il valore salvifico della conoscenza, il conforto delle parole, capaci di alimentare la coscienza e aprire lo spazio all'immaginazione, così da rendere sopportabile il dolore, la fuga, la paura e di illuminare anche i luoghi più bui, la inducono a salvare i libri destinati allo scempio del falò o a rubarli dalle biblioteche, per nutrirsi della loro bellezza.

Quello di Liesel per la lettura è un amore puro, edificante, in nome del quale si omette ogni giudizio sulla condotta, sulla contravvenzione al divieto e sul reato, che passano così in secondo piano, si annullano, per lasciare in evidenza solo il messaggio positivo ed i valori veicolati da quel potente strumento che è la parola.

Verrebbe allora di porsi allo stesso modo, con animo benevolo e conciliante, nei confronti di quel pensionato di 74 anni di Genova che era ormai diventato un ladro seriale in varie librerie della città.
Quando, qualche giorno fa, è stato colto con le mani nel sacco, non ha nemmeno provato a difendersi, ammettendo candidamente: «Quando vedo un libro fatico a trattenermi, a non prenderlo. Ho una sete di cultura irrefrenabile e non mi bastano i soldi per acquistarli tutti».

Come si fa a non provare tenerezza per questo nonnetto che, dopo una vita da mite impiegato d’uno studio di professionisti, anziché trascorrere le giornate a guardare i cantieri per la città pretendendo di dare direttive agli operai o ad abbrutirsi davanti alla tv, ha scelto di continuare ad alimentare la sua anima, a immergersi in altre vite e in disparati altrove, per mantenere alla propria immaginazione quella vitalità che il corpo non ha più?

Questo raffinato ladro di libri, col suo fisico minuto e i suoi occhialetti, onesto e riservato, che mai aveva avuto un guaio con la giustizia, nemmeno è andato a pensare che una telecamera di videosorveglianza avrebbe prima o poi potuto coglierlo in fallo.

Quando nello scaffale di quella libreria si è trovato di fronte alla “Città dei vivi” di Nicola Lagioia, la tentazione è stata troppo forte.

Di quel libro – da poco uscito – si fa un gran parlare, per come scavi a fondo nel caso di Luca Varani (il giovane che il 4 marzo del 2016 venne ucciso, a Roma, dopo una notte di disumane torture, da Marco Prato e Manuel Foffo. I due, secondo la ricostruzione dei giudici, agirono solo per il gusto di farlo, mettendo in atto "un esercizio atrocemente compiaciuto e ripetuto di violenza sadica, un disegno perverso che prevedeva il raggiungimento del piacere personale attraverso l'inflizione di sofferenza a una vittima").

Il ladro-lettore ne ha così arraffato una copia e, dopo essersela infilata sotto il maglione, si è diretto all’uscita. Ma alla cassa – notata la sua manovra attraverso le riprese delle telecamere – è stato fermato, gli è stato chiesto conto di quel libro, e lui, scusandosi, l’ha restituito.

Poteva mai immaginare che non sarebbe finita lì?

Il titolare del negozio ha sporto denuncia e così i carabinieri sono andati a perquisire casa sua, rinvenendo, oltre a un’altra dozzina di testi prelevati dalla stessa libreria, almeno un altro centinaio di libri di probabile provenienza furtiva.

Furto aggravato e continuato. Questo il reato che ora si contesta a questo reo così singolare, che – a differenza dell’uomo che qualche settimana fa è stato arrestato a Bari per aver riempito il trolley con cui si era introdotto in una libreria di varie copie di alcuni titoli, con l’evidente scopo di farne mercato – ha invece assecondato il richiamo di un piacere nobile, la fame di cultura, sebbene impiegando una modalità discutibile.

Di fronte a tante azioni deplorevoli, a sfoggi di violenza gratuita, brutalità e malaffare che spesso restano impuniti, al gesto di questo sognatore – che in fondo già patisce la pena di una pensione inadeguata non solo a concedersi lussi ma neanche minuti piaceri – sarebbe forse spettato un simbolico condono.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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