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“Ci ho messo il cuore”: intervista ad Antonio Gigliotti

Il direttore di “Fiscal Focus” svela come è nata l’idea del libro in cui per la prima volta racconta chi è a quanti conoscono solo il professionista

Autore: Germano Longo
Antonio Gigliotti è sempre da qualche altra parte, in partenza o in arrivo, e parlare con lui non è mai semplice, neanche se si tratta di un’intervista per il suo quotidiano, “Fiscal Focus”, e neanche se l’idea è quella di raccontare “Ci ho messo il cuore”, il suo ultimo libro. O meglio, come dice lui stesso, forse il primo.

Di fatiche letterarie, nella sua carriera di commercialista e divulgatore ne ha scritte ben cinque, ma per la prima volta ha scelto di mettere da parte le questioni di lavoro per sedersi e raccontare sé stesso. Non è un’operazione mai semplice, ci vanno fiato e coraggio, ma arriva un giorno in cui voltandosi all’indietro ci si accorge che il viaggio è stato lungo e spesso pieno di imprevisti, come le tessere del “Monopoli” da tirare su per scoprire cos’aveva in mente il destino.

Il suo è il racconto di una vita, fatta di alti e bassi come quelle di tutti, ma anche di tante rinunce difficili, mentre la schiumarola dell’esistenza tirava su quei piccoli, grandi momenti da conservare nella memoria.

Direttore, cominciamo dal titolo?
Ho scelto di raccontare la mia vita, da quando sono nato ad oggi, e di come mi sia reso conto di aver fatto ogni cosa mettendoci tutto me stesso, ogni energia che avevo a disposizione. Ma è anche il riferimento ad una brutta esperienza “cardiaca” che mi è capitata questa estate, e mi ha cambiato nel profondo dell’anima.

Senza voler spoilerare nulla, cosa è successo?
Dal 2019 sono portatore di pacemaker con defibrillatore e non avevo mai avuto problemi fino ad un giorno dello scorso agosto, quando sono stato vittima di una serie di scariche che mi hanno quasi ammazzato.

Da cosa nasce la scelta di raccontarsi?
È stato come un bisogno, perché gli anni volano via a grappoli, e crescendo ho capito di aver avuto molto, ma anche di aver rinunciato a moltissimo. Sentivo il bisogno di spiegare, e anche chiedere perdono a chi ha sofferto la mia mancanza.

È un prezzo che spesso ammette di aver pagato chi è riuscito ad arrivare dove aveva in mente…
Per tanti anni, partivo da casa la domenica sera per tornare solo il venerdì: per i miei due figli ero un padre per lo più assente, per mia moglie una figura da tenere viva nella loro mente, per i miei genitori un orgoglio e una malinconia insieme. Di fatto, mi sono accorto che nelle foto di famiglia, quelle che fanno i ricordi, manco quasi sempre solo io: non c’ero alle recite di Natale, non c’ero quando hanno perso il primo dentino e neanche all’uscita il primo giorno di scuola. Mi sono perso un sacco di cose belle che ora mi mancano all’appello, e anche se la mia famiglia non me ne ha mai fatto una colpa, so di aver sbagliato qualche calcolo.

In fondo prima o poi capita a tutti, di chiedersi se sia meglio vivere di rimpianti o di rimorsi…
Non ho rimpianti, sono partito da una famiglia umile, dove non mancava nulla ma non c’era posto per il superfluo, e ho vissuto perfino la laurea e poi la mia carriera come una sorta di risarcimento verso chi non aveva avuto le mie stesse possibilità. Mi restano i rimorsi a cui ho accennato prima, esserci stato per vivere le piccole cose della vita, che in fondo fanno proprio la vita.

Beh, comunque leggendo il libro diventa chiaro che è stata una corsa a perdifiato, ma di quelle straordinarie…
È vero, lo ammetto. Ho fatto sempre tutto quel che avevo in mente, ascoltando solo la vocina che da dentro mi spingeva ad andare oltre, e alla fine ho avuto ragione: oggi Fiscal Focus è una realtà a livello nazionale che oltre ad essere punto di riferimento per una vastissima community di professionisti, dà lavoro a tanti giovani che senza di noi forse sarebbero stati costretti a fare le valigie. Non è poco.

Affatto. Ce ne fossero di realtà così…
La mia è la dimostrazione che l’impossibile, semplicemente, non esiste.

Leggendo il libro è inevitabile sorridere ma ci si commuove anche…
Non è la vita stessa ad essere fatta così? È un alternarsi di pagine belle ad altre complicate, un susseguirsi di dolori e gioie, di lacrime e sorrisi.

Un regalino per chi ci legge: un ricordo bello ed uno magari un po’ meno…
Bello quando ero un giovane commercialista di belle speranze a Bologna e con un impeto di incoscienza ho millantato di essere in grado di tenere un corso di aggiornamento per commercialisti e fiscalisti: mi è andata così bene da averci inventato un mestiere. Brutto quando mio papà se n’è andato, nel 2011: non c’è giorno in cui in redazione qualcuno non ricordi una delle sue battute fulminanti, ed ogni volta mi commuovo.

Detto in poche parole: chi è oggi Antonio Gigliotti?
Un uomo che ha vissuto ogni giorno della propria esistenza senza mai tirarsi indietro. Neanche la scorsa estate, quando pensavo fosse arrivata l’ultima pagina della mia storia, ma dentro di me ripetevo di non essere affatto pronto.

È un po’ il senso della frase tratta dal libro sulla quarta di copertina, che fa davvero pensare…
È ciò che sento, ed è anche quello che auguro a tutti, chiunque mi conosca: abbiamo avuto un dono straordinario, che è la vita, e non va mai sprecata, perché il domani è veramente un punto interrogativo enorme, e tutto può cambiare da un momento all’altro, senza preavviso.

Perché bisognerebbe leggere il tuo libro?
Perché ancora una volta non ho barato, aprendo il cuore e spalancando i cassetti della memoria come non avevo mai fatto prima. E ho scoperto di essere ancora forte, ma altrettanto fragile: ho avuto ragione e sbagliato, ho vinto e perso, ma ogni giorno che Iddio ha mandato in Terra ci ho sempre messo il cuore. Appunto.
 © FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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