24 febbraio 2025

Il Mef crea una divisione contro la finanza criminale

Si occuperà di riciclaggio di denaro, terrorismo e vigilanza. Al momento, ad occuparsene è la Divisione V del Ministero del Tesoro, specializzata nella caccia alle falle del sistema finanziario

Autore: Germano Longo
C’è la finanza personale, quella aziendale, la finanza commerciale, pubblica e internazionale, ma esiste anche – ed è sempre più ingombrante – la finanza criminale. Perché dove ci sono soldi che girano, qualche pastetta c’è sempre, si sa.

Anzi, a voler essere ancora più precisi, le vecchie organizzazioni criminali che l’Italia ha allegramente esportato nel mondo – a cominciare dalla mafia – hanno lentamente cambiato pelle, lasciando da parte cosine da pochi spiccioli come il contrabbando di sigarette e la prostituzione nel momento esatto in cui hanno capito che spostare e ripulire i capitali diventava assai più semplice attraverso le partecipazioni azionarie. Oggi, molti insospettabili siedono ai tavoli dei consigli di amministrazione di società quotate in borsa e banche, e non hanno più nulla a che fare con l’immagine stereotipata del mafioso dei film, con il borsalino in testa e il sigaro in bocca.

È per combattere questa mutazione genetica della delinquenza d’alto bordo che il Mef ha appena annunciato, attraverso il DL Pubblica Amministrazione, la nascita di una “Direzione generale per la prevenzione e il contrasto dell’utilizzo del sistema finanziario per fini illeciti”.

Il nuovo ente, “in attesa di provvedimenti di riorganizzazione”, sarà ospitato dal Ministero del Tesoro e composto da personale della Direzione V, che già si occupa di regolamentazione e vigilanza del sistema finanziario.

Ma quali saranno, nel dettaglio, i compiti della nuova struttura? Il documento parla di “vigilanza sui soggetti obbligati diversi dagli intermediari bancari e finanziari” attraverso analisi, proposte, attuazione e monitoraggio delle attività di controllo affidate alla Guardia di Finanza. Quindi la “gestione delle relazioni internazionali e i rapporti bilaterali in materia di prevenzione dei reati finanziari, quali il riciclaggio, il finanziamento del terrorismo e la proliferazione delle armi di massa” e il coordinamento della delegazione italiana ai lavori del “GAFI” (Gruppo d'azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di denaro) e del Comitato sulla sicurezza finanziaria per la prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo e della proliferazione delle armi di distruzione di massa.

A questo vanno aggiunti i compiti propri della Direzione V del Mef, diretta da Stefano Cappiello, come l’analisi, la regolamentazione e le politiche di vigilanza del sistema bancario, finanziario e dei pagamenti, dei mercati finanziari e dei relativi operatori, inclusi i fondi pensione, gli intermediari finanziari e l'attività finanziaria delle imprese di assicurazione; la vigilanza in materia di stabilità finanziaria e gestione delle crisi in ambito bancario/finanziario; le politiche di educazione e inclusione finanziaria, la segreteria tecnica del Comitato per la programmazione e il coordinamento dell'attività di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale; la vigilanza sulle fondazioni bancarie; l’analisi dei rischi di vulnerabilità del sistema finanziario, le politiche di sicurezza e di prevenzione e contrasto all'utilizzo dello stesso per fini illeciti (contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, usura); i procedimenti sanzionatori per violazioni della normativa di prevenzione del riciclaggio di denaro e in materia valutaria; la segreteria del Comitato di sicurezza finanziaria, gli embarghi finanziari; i rapporti con le istituzioni dell'UE e con gli organismi internazionali.

Malgrado sia complicato stimare con precisione i profitti di un fenomeno che è stato definito uno dei “motori della criminalità”, secondo un rapporto Europol: “Per fare funzionare la macchina del crimine organizzato sono tre le principali componenti che devono operare a pieno regime. Primo, la capacità di riciclare quantità industriali di profitti illegali. Secondo, un ecosistema di finanza criminale sofisticato che permetta la continuità degli affari. Terzo, una rete in continua espansione di corrotti e corruttori, che permette ai criminali di avere accesso alle informazioni e al potere”.
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