28 febbraio 2025

Nel riciclaggio il contante supera il denaro virtuale

Secondo i dati forniti da vicedirettore dell’ABI in audizione alla Commissione Parlamentare d’inchiesta, mafie e associazioni criminali continuano a predilire il denaro fisico rispetto alle cripto-attività, più facilmente tracciabili

Autore: Germano Longo
Secondo gli economisti il denaro contante è destinato a sparire per sempre dalle nostre tasche, surclassato dai metodi di pagamento elettronici, sempre più rapidi e sicuri. Ma c’è un settore che non la pensa così e continua a prediligere il denaro fisico, quello fatto di monete e banconote: il riciclaggio.

L’ennesima conferma è arrivata da Gianfranco Torriero, vicedirettore generale dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e associazioni criminali. “L’utilizzo delle cripto-attività per scopi illeciti rappresenta, al momento, una porzione relativamente contenuta rispetto all'economia complessiva delle cripto-attività, e la percentuale di fondi illeciti movimentati è sensibilmente inferiore rispetto a quella associata al contante su scala globale, ponendo comunque nuove sfide e ulteriori elementi da considerare nell'evoluzione dei sistemi di controllo e prevenzione delle attività finanziarie illegali”.

Non è un caso: il denaro contante, per sua stessa natura, offre il vantaggio di rendere difficoltosa qualsiasi tracciabilità, al contrario dei più moderni blockchain, che se hanno l’indubbio vantaggio di smaterializzare il denaro, registrano ogni transazione lasciando tracce indelebili che rendono più facili i controlli. Proprio le blockchain, nome tecnico delle infrastrutture virtuali per le transazioni, che lo stesso Torriero definisce come una sorta di moderno “Giano bifronte”, dal nome della divinità romana raffigurata con due volti, perché da una parte possono essere utilizzate per le attività criminali, ma dall’altro se sfruttate a dovere sono in grado di trasformarsi in un efficace strumento di contrasto al riciclaggio di denaro, a patto di poter disporre di un quadro normativo costantemente aggiornato per seguire in modo tempestivo l’evoluzione delle tecnologie.
A scendere ancora più nel dettaglio sono i dati analizzati da “Chainalysis”, secondo cui il volume delle transazioni illegali attraverso le cripto-attività non supera i 24 miliardi di dollari, cifra in realtà ben lontana dai 800-2000 miliardi di dollari che, secondo le stime dell’Unodoc, Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, sono riciclati ogni anno in tutto il mondo utilizzando denaro contante.

Un vantaggio che al momento fa pendere l’ago della bilancia verso i “buoni”, ma destinato a durare poco perché i “cattivi” – rappresentati dalle sempre più sofisticate organizzazioni criminali - sfruttano già tecniche di offuscamento per confondere l’origine del denaro utilizzando i “mixer”, aggregatori di cripto-attività di diversi utenti che rimescolano le orme rendendo più complicato il tracciamento, o ancora il “chain-hopping”, il passaggio continuo tra blockchain diverse, per finire con le criptovalute che garantiscono l’anonimato come “Monero” e “Zcash”.

“Le banche, per la loro centralità strategica, sono in prima linea nel contrastare ogni forma di illegalità, in costante e proficua collaborazione con tutte le Istituzioni e le Autorità coinvolte – ha assicurato Torriero - i più recenti dati forniti dall’Unità di Informazione Finanziaria, mi riferisco all’ultimo Rapporto Annuale e alle Statistiche semestrali, riferite alla seconda metà del 2024, testimoniano come gli intermediari bancari e finanziari producano più dell’80% delle complessive segnalazioni di operazioni sospette pervenute all’Autorità nel periodo considerato, contribuendo all’alta qualità delle analisi dell’UIF e all’efficacia e l’efficienza del sistema antiriciclaggio”.

Ma ci sono punti dolenti, come la necessità sempre più impellente di creare reti internazionali da alimentare con segnalazioni fra le autorità di Paesi diversi: “Nonostante la crescente attenzione del legislatore verso un settore in rapida evoluzione, la natura transnazionale delle cripto-attività e dei rischi ad esse associati rende evidente la necessità di un approccio globale e sistemico: lo scambio di informazioni tra Autorità, che le nuove regole europee prevedono, costituisce un elemento rilevante perché contribuisce a creare una “rete” europea nell’intercettazione dei fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo”.
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