Dopo la quarta edizione del “BTP Valore”, chiusa in modo meno entusiasmante rispetto alle precedenti emissioni, con un totale di 11,23 miliardi di euro, il Tesoro è pronto a lanciare un nuovo “BTP Green”. Un tipo investimento a lungo termine che ha conquistato il mercato degli investimenti in Italia e all’estero, e segue idealmente la scia dei primi Green Bond del 2007 e dei BTP Green emessi per la prima volta nel marzo 2021 con scadenza 30 aprile 2045.
Questa volta, per le cosiddette “obbligazioni verdi”, considerate dalla Borsa italiana un debito sostenibile e “I cui proventi sono destinati al finanziamento di iniziative a del bilancio dello Stato (incentivi fiscali e spese) con ricadute ambientali sostenibili”, la scadenza è fissata a ottobre 2037, e il ministero di via XX Settembre ha affidato mandato per il collocamento ad un pool di banche: Deutsche Bank A.G., Crédit Agricole, NatWest Markets N.V. e Unicredit.
L’ammontare dell’emissione dovrebbe essere compreso fra 5 e 10 miliardi di euro, anche se la cifra esatta è legata al volume degli ordini, che in genere provengono da una platea di investitori diversificata anche a livello geografico: l’emissione di un anno fa, con oltre 53 miliardi di euro di ordini e 10 miliardi collocati, oltre il 70% erano stati investitori Esg, per quasi la metà (43%) fund manager e la maggior parte (63%) investitori esteri.
Come per i BTP Valore, i “Green”, che possono essere scambiati da investitori istituzionali sia sul mercato secondario all’ingrosso (Mts), per operazioni non inferiori a 2milioni di euro, che su quelli non regolamentati. Per la platea di investitori “retail” è possibile negoziare il titolo sul MoT (Mercato Telematico delle Obbligazioni titoli di Stato) o altre piattaforme: la quota minima di sottoscrizione è 1.000 euro e priva di commissioni, con la tassazione ordinaria delle emissioni statali pari al 12,5% sui guadagni, mentre il rendimento non è stato ancora stabilito. Fra le caratteristiche la valuta in euro e il pagamento di cedole posticipate semestrali e, se necessario, lo scarto di emissione. Ma in caso di necessità non è necessario attendere la scadenza per disfarsene: i BTP Green possono essere venduti in qualsiasi periodo, al prezzo del momento.
La maggior parte delle spese di questa nuova emissione si concentra fra il 2023 e l’anno attuale (86-95%), anche se il rapporto su allocazione e impatto sarà diffuso nelle prossime settimane. Il MEF ha anche indicato che le risorse per le emissioni del 2024, compresa in questo caso la riapertura dell’asta del BTP Green in scadenza il 30 ottobre 2031 (con cedola annua lorda del 4%), si attestano tra 11,5 e 13,5 miliardi di euro. Mesi fa, il Tesoro ha diffuso il “Rapporto 2023 su Allocazione e Impatto – BTP Green”, un resoconto sulle destinazioni dei capitali raccolti che ha indicato nei bonus casa e la mobilità sostenibile ferroviaria le destinazioni principali.
A corredo dell’emissione, il ministero ha fornito una ripartizione dettagliata delle spese ammissibili per la categoria: l’efficienza energetica e i trasporti tra il 2021 e il 2024 (rispettivamente 48-53% e 27-33%), le rimanenze sono divise tra la ricerca (4,5%), prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare (7,5%-8,5%), tutela dell’ambiente e biodiversità (6,5% e 8,5%) e fonti rinnovabili di energia 81%).
Malgrado in linea generale l’investimento in Green bond non riservi pericoli diversi dai BTP tradizionali, tra i rischi possibili, segnalano gli esperti, ci sono quelli tipici delle emissioni di Stato: il primo legato al mercato e alle possibili variazioni del prezzo, il secondo il rischio di credito, che al contrario indica la capacità dello Stato di onorare i propri impegni. Come sempre, l’opportunità di investimento è difficile da ipotizzare perché strettamente legata al profilo di rischio personale dell’investitore e alla necessità di diversificare gli investimenti.