Nell’ultima seduta della legislatura che si avvia alla chiusura, il parlamento UE ha approvato il “PPWR”, il regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE che lo renderà operativo, lo stesso dovrà essere approvato anche dal Consiglio.
L’obiettivo della UE è come sempre arrivare ad una drastica riduzione di ogni possibile voce rappresenti fonte di spreco e inquinamento entro i confini dell’Unione, in questo caso concentrandosi sulla piaga degli imballaggi, soprattutto quelli in plastica. Una montagna di rifiuti in continuo aumento, come dimostrano dati UE che parlano di 66 milioni di tonnellate nel 2009 diventati 84 nel 2021, ovvero 188,7 kg pro capite per ogni europeo, che senza un freno si prevede diventeranno 209 kg nel 2030.
Per concedere il tempo ai Paesi membri di adeguarsi studiando soluzioni diverse, sono previsti una serie di step temporali di riduzione: -5% entro il 2030, - 10% entro il 2035 e -15% entro il 2040. A determinate condizioni, i Paesi potranno richiedere la concessione di deroghe comunque non superiori ai 5 anni.
Al primo gradino, nel 2030, diremo addio agli imballi per frutta e verdura fresche non trasformate e a quelli per cibi e bevande consumati in bar e ristoranti, così come alle monoporzioni di condimenti, i piccoli imballi monouso degli alberghi e alle borse di plastica al di sotto dei 15 micron.
Stabilita d’ufficio anche la proporzione massima del 50% per lo spazio vuoto consentito per imballaggi multipli e per il trasporto e l’invio di materiale elettronico, a cui aggiungere la garanzia richiesta a fabbricanti e importatori di ridurre al minimo peso e volume degli imballi.
Pugno duro invece contro quelli che sono definiti “inquinanti eterni”, le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) spesso utilizzate negli imballi che entrano anche a contatto con prodotti alimentari sotto forma di carta, rivestimenti e detergenti che sono causa di danni al fegato e alla tiroide oltre a causare tumori e problemi di obesità e fertilità. Così come entro il 2030 sarà necessario introdurre il riutilizzo degli imballi per bevande alcoliche e analcoliche tanto per la vendita e il trasporto quanto verso i consumatori finali, che almeno per il 10% dei prodotti in commercio dovranno poter optare per imballi riutilizzabili.
Ma una parte corposa del regolamento si concentra sul capitolo riciclo degli imballi (esclusi legno, gomma, sughero, tessuti, ceramica, cera e porcellana) per cui sono previsti obiettivi precisi e rigorosi sul contenuto minimo riciclato per imballaggi in plastica. Entro il 2029 poi, almeno il 90% dei contenitori in metallo e plastica monouso fino a 3 litri di capienza andranno raccolti separatamente attraverso il principio meccanismi come il deposito cauzionale.
“Con questa normativa l’UE ha rimostrato pragmatismo e concretezza, conciliando gli obiettivi ambientali con gli interessi dell’economia”, ha commentato Patrizia Toia, vicepresidente e relatrice del regolamento imballaggi per commissione Industria, Ricerca ed Energia.
“Un ottimo risultato. Il nostro Paese è stato in prima linea per difendere la sua eccellenza nell'economia circolare e per tutelare le nostre imprese, i consumatori e l'ambiente – ha commentato il Ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin - un successo frutto di un efficace gioco di squadra. Abbiamo difeso un approccio sostenibile e un'economia realmente circolare: ha prevalso l'approccio scientifico e l'eccellenza dell'esperienza italiana. Il nostro obiettivo è stato sempre di definire un punto di equilibrio tra target ambientali e competitività delle imprese. Il risultato ottenuto oggi descrive bene quale futuro intendiamo disegnare per l'Europa”.
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