Da quando una provvidenziale e lungimirante legge (n. 92/2019) ne ha disposto l’introduzione nell’insegnamento scolastico, l’educazione civica è divenuta disciplina obbligatoria nelle scuole, peraltro con la formula della “trasversalità”, per cui ogni materia deve contestualizzare nel proprio ambito un aspetto che ad essa si ricolleghi.
Ne è stato così riconosciuto il valore di strumento educativo attraverso cui sviluppare la conoscenza e la comprensione di tutte le strutture e di tutti profili (sociali, economici, giuridici, civici e ambientali) della società, al fine di “formare cittadini responsabili e attivi”.
Messo in pratica, tale insegnamento fornisce anche l’opportunità di dare spazio a quei “temi di attualità” (come un tempo venivano chiamati) che, oggi più che mai, è necessario si affianchino alle lezioni e ai contenuti tradizionali delle discipline.
Giovedì scorso è stata la volta dell’insegnante di fisica, che ha introdotto la sua ora di educazione civica focalizzando l’attenzione sugli obiettivi dell’Agenda 2030 e, in particolare, sul settimo: energia pulita e accessibile.
L’attenzione dei ragazzi non era particolarmente accentrata nella parte introduttiva della lezione, laddove si spiegava quali fossero le diverse fonti di energia e cosa si intendesse per energie sostenibili e rinnovabili. L’interesse si è fatto invece molto più evidente e partecipato quando il discorso ha iniziato ulteriormente a contestualizzarsi, spostandosi sulle conseguenze legate al rischio di un taglio degli approvvigionamenti di gas all’Italia laddove l’attacco che quella stessa mattina la Russia aveva sferrato all’Ucraina avesse comportato una concreta presa di posizione da parte dei Paesi della NATO.
Tutti ascoltavano la spiegazione, ma la curiosità era proiettata altrove, a quell’”antefatto bellico” che si stava illustrando come possibile miccia di una crisi energetica.
Ce n’erano pochi a conoscere – e peraltro in maniera frammentaria – le ragioni di questa guerra che in realtà era già in atto prima ancora che Putin ne facesse una dichiarazione solenne; altri hanno chiesto spiegazioni sul nesso tra questo conflitto ed il ruolo dell’Europa e degli Stati Uniti; qualcuno invece nemmeno sapeva dove si trovasse l’Ucraina e cosa fosse la NATO (si tratta di quella percentuale di “irrisolti” - presente in ogni classe - che prima o poi dovrà pur trovarlo un motivo per continuare ad andare a scuola).
Giuseppe invece sapeva tutto, anche l’ora esatta in cui è partito l’attacco da tre fronti della Russia all’Ucraina, l’avvertimento di Putin al resto del mondo che chiunque tentasse di interferire con il suo intervento militare subirà “conseguenze come non ne avete mai viste”, Il bombardamento dell’Aeroporto di Kiev, l’esodo della popolazione in fuga iniziato nelle prime ore del mattino.
Mentre la frangia disinteressata dei suoi compagni continuava a sostenere sfide virtuali sul proprio cellulare esultando per la vittoria su nemici fittizi, lui se ne stava lì a consultare le notizie fornite in tempo reale da ogni notiziario, persino la CNN e la BBC, attento a cogliere ogni aggiornamento, con un’apprensione autentica che non dissimulava la sua preoccupazione.
Poi, quando la campanella della ricreazione è suonata e l’attenzione della classe che fino a quel momento era stata mantenuta è esplosa in un fragore di sedie trascinate sul pavimento, banchi urtati, volumi aumentati e squittii di messaggi WhatsApp, Giuseppe si è avvicinato alla cattedra e, con quel suo tono di voce pacato, reso ancora meno percettibile dallo schermo della mascherina, e lo sguardo che sapeva d’attesa ma più ancora di bisogno di conforto, ha chiesto: “Prof, è davvero un’ora buia, e non c’entra l’energia. Quanto potrà resistere l’Ucraina? E dove andrà tutta questa povera gente che sta scappando”.
In quel preciso momento è stato lampante che la lezione di educazione civica che Giuseppe aveva appreso era andata ben oltre i contenuti proposti, verso quella solidarietà e quell’empatia per il prossimo che spesso vengono tralasciati dai giovani, e la stava a sua volta offrendo a quegli adulti che tanto si consumano nell’intento di invogliarli a fare riflessioni, disattendendone, poi, loro per primi, la necessità.
L’ora più buia d’ogni guerra è quella che rivela la mancanza di coscienza e di pena per chi la subisce senza averla voluta combattere.
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