Se mai l’evasione diventasse una specialità olimpica, l’Italia avrebbe oro, argento e bronzo assicurati ogni quattro anni.
Purtroppo, o per fortuna, non è una gara perché non si vince niente, se non il piacere di fregare lo Stato sottraendo ogni anno oltre 100 miliardi euro, e rovesciando i propri oneri su chi invece le tasse è rassegnato a pagarle.
Una specialità che richiede allenamento costante, i cui contorni emergono chiarissimi dando un’occhiata attenta all’osservatorio delle Partite Iva del Mef, una sorta di punto panoramico sull’evasione, specialità italiana che ormai si è guadagnata un posto d’onore dopo pizza, pasta, mandolino, mafia, ciao e amore.
A metterci mano è stato “Il Sole 24Ore”, che è riuscito a stilare una sorta di classifica di mestieri e attività dove è facile immaginare si annidino più evasori. Un popolo fatto di 6milioni di piccole imprese e partite Iva che paga le tasse su stime di fatturati basati sulle dichiarazioni degli anni precedenti.
Il risultato della ricerca del Sole 24Ore è un’analisi realizzata non usando un parametro ideato in modo strumentale per arrivare a dimostrare la tesi, ma partendo piuttosto dalla riforma del concordato preventivo, quindi considerando come redditi medi affidabili quelli accompagnati da una valutazione Isa superiore a 8, mentre quelli con voto più basso finiscono nelle maglie dei probabili evasori.
Il giudizio, specifica il quotidiano di Confindustria, “È un algoritmo fondato su un’architettura di parametri, che tiene conto del settore economico di riferimento, dell'area geografica oltre che delle dinamiche vissute dai principali costi come l'energia e il lavoro dipendente”. In pratica, uno dei tanti algoritmi che gestiscono la nostra esistenza, creato per valutare quanto dichiarato nei 5 anni precedenti e allenato a decidere un voto finale: chi prende almeno 8 – che non è un bel voto, ma la sufficienza - può dormire sonni tranquilli sognando le carezze dell’Agenzia delle Entrate, mentre tutti gli altri entrano nella stanza successiva, quella suscettibile di controlli fiscali.
Una volta dettate le regole d’ingaggio, per il Sole 24Ore è diventato semplice scoprire la propensione all’evasione del 78,5% delle lavanderie sparse in tutt’Italia, che veleggiano nel sommerso insieme ad autonoleggi (77,9%), ristoranti (72,8%), pelliccerie (72,4%), gestione impianti sportivi (76,3%) e centri per l’assistenza domiciliare ad anziani e disabili (72,5%), per arrivare al 70,6% di associazioni e organizzazioni.
Per contro, fra le pagelle fiscali migliori, ovvero quelle con minor percentuali di inaffidabilità, svettano farmacie (25%), studi medici (25,9%), attori (39,7%), notai (40,8%), paramedici (42%), commercialisti, ragionieri, periti e consulenti del lavoro (42,6%), informatici (43,5%), geologi (44%) e veterinari (44,8%).
“Il mondo degli autonomi è diviso dai parametri Isa in 175 categorie: di queste, 147 (l’84%) sono composte in prevalenza da pagelle fiscali inferiori a 8, che mediamente riportano un reddito da 22.165 euro. La distanza rispetto all'imponibile medio di chi ha i voti migliori, 78.142 euro, è del 71,6%, ma non mancano casi di differenze superiori al 100% perché il reddito degli ‘inaffidabili’ raggiunge medie negative. Per limitarsi alle categorie più numerose, chi per mestiere affitta o compravende immobili raggiunge i 63.307 euro di lordo annuo fra chi ha un voto da 8 in su, mentre si ferma a 12.339 fra gli ‘inaffidabili’. Nelle costruzioni si passa da 90.626 a 27.049 euro, e negli studi medici si va da 94.428 a 39.249”.
A livello geografico, l’attitudine all’evasione si fa più radicata scendendo lungo l’italico stivale: si parte dal 18,4% della Calabria per toccare il 17,2% della Campania, il 16,8% della Puglia e il 16,5% della Sicilia. All’opposto, spiccano per onestà la Provincia Autonoma di Trento (8,6%), la Lombardia (8,0%) e la Provincia Autonoma di Bolzano (7,7%). In compenso, la media nazionale oscilla intorno all’11,2%, in fondo l’ennesima dimostrazione di quanto in Italia la celebre frase del barone De Coubertin, inventore delle Olimpiadi moderne, andrebbe riscritta di sana pianta: l’importante non è vincere, ma evadere.