17 dicembre 2024

Gli enti locali non fanno paura: ogni tre multe stradali, una finisce nel dimenticatoio

Il 28,4% degli italiani non le paga, con picchi del 48,2% al Sud. Una ricerca ha analizzato a fondo il problema, provando a suggerire qualche soluzione

Autore: Germano Longo
In una celebre battuta, Dylan Dog, il leggendario detective ideato da Tiziano Sclavi e diventato un cult dei fumetti, dice: “Oggi ho cercato di pagare una multa con un sorriso, ma non c’è niente da fare, vogliono i soldi”.

Sono proprio quelli, i denari, il tallone d’Achille degli italiani, poco propensi a tirarli fuori dal portafoglio quando è ora di pagare le multe e le tasse in genere, perché tanto si può sempre sperare nella macchina pubblica, spesso lenta e pachidermica. Mediamente, ogni tre contravvenzioni stradali, una è destinata alla categoria “evasione”, e mentre al nord l’incidenza è sul 25% del totale, nel Mezzogiorno la percentuale sale al 48,2%, con il picco della Sicilia, dove i Comuni riscuotono una media di tributi pari a 312 euro ad abitante, il 28% in meno rispetto al resto del Paese. In tutto, si calcola che le mancate riscossioni nei bilanci locali superino i 6 miliardi di euro.

Sono le cifre messe in fila da un’indagine della “Ifel” (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale), realizzata in collaborazione con “Aspel” (Associazione Società Pubbliche Entrate Locali) e il “Gruppo 24Ore”, nell’ambito del “Progetto riscossione”, un’indagine conoscitiva destinata ai Comuni italiani, nel tentativo di fornire nuovi strumenti alla lotta all’evasione e al tempo stesso “formulare alcune possibili indicazioni di policy a beneficio di tutti gli attori (istituzionali e non) che intervengono a vario titolo nella regolazione e/o gestione delle entrate comunali”.

Neanche a dirlo, l’evasione a livello comunale non tocca soltanto le multe stradali, ma sconfina leggiadra ovunque ci sia qualcosa da pagare, a cominciare dall’Imu, mediamente evasa nel 7,6% della media nazionale, la Tari (15,9%) e il CUP, il canone unico patrimoniale, ovvero l’imposta sulla pubblicità e sull’occupazione del suolo pubblico, persa nel 17% dei casi.

“L’assenza di un quadro informativo completo determina la difficoltà di identificare i punti di forza e le maggiori criticità dei meccanismi di riscossione, rischiando di pregiudicare sia la capacità di intervento da parte del Legislatore, sia la possibilità per i Comuni di attuare interventi mirati per migliorare le performance e garantire una gestione più efficiente delle entrate”, si legge nelle prime pagine del rapporto. Sì, perché il denaro perso per sempre diventa una voce assente nei bilanci comunali, che da una parte devono vedersela con spese impossibili da frenare, come i rinnovi contrattuali e gli effetti nefasti dell’inflazione, e dall’altra sono costretti a sopravvivere in un equilibrio precario che spesso diventa disastroso. Solo quest’anno, con calcoli che si fermano al mese di giugno, i comuni italiani che hanno dichiarato lo stato di crisi sono 470, il 6% del totale, a cui aggiungere 257 in predissesto e 213 in dissesto conclamato.

Detto in altre parole, sono gli effetti nocivi della scarsa riscossione coattiva, la fase più dura, quella che segue il vuoto pneumatico lasciato da avvisi e scadenze che passano direttamente dalla posta al cestino.

Eppure, non tutto è perduto: esistono intere zone d’Italia dove applicando piccoli accorgimenti la corsa a pagare il debito scatta in modo più solerte. Secondo uno studio della “Strategic Management Partners”, ha effetti assai benefici l’affidamento della riscossione a concessionari privati o società pubbliche esterne, più abituate a dotarsi di strumenti utili a stanare gli evasori seriali costringendoli a saldare il dovuto.

Secondo la Ifel, al contrario, la ricetta è ancora semplice: gli avvisi che partono entro un anno dalla violazione aumentano in media del 7,49% gli incassi da violazioni stradali e dell’8,52% quelli da riscossione coattiva della Tari. Peccato che fra i Comuni, molti ammettono di far partire gli avvisi solo in prossimità dei termini di decadenza: il 54,3% per l’Imu e il 36,6% per la Tari. Ma per essere risolto alla radice, o comunque nelle vicinanze, diventa altrettanto necessario e impellente adottare una semplificazione delle procedure, rendendole più snelle, veloci ed efficaci.
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