24 marzo 2025

La nuova truffa telefonica che dice “Abbiamo ricevuto il tuo curriculum”: come funziona

Autore: Martina Giampà
Il numero ha prefisso italiano e ti risponde una voce registrata, proprio come spesso accade quando si chiama un operatore telefonico. In alcuni casi, la registrazione ti informa di aver ricevuto un tuo curriculum, proprio quello che (per puro caso, magari) avevi inviato qualche giorno prima! Insomma, perché non continuare la conversazione?

Abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungici su WhatsApp per parlare di lavoro” è la frase che deve mettervi in allarme, non c’è nessun curriculum e nessuna azienda disposta a valutare le vostre competenze, si tratta di una truffa per prosciugare le tasche degli utenti e rubare i loro dati sensibili. Vediamo insieme come funziona e, soprattutto, come difendersi.

Come funziona, WhatsApp per instaurare la fiducia

Il meccanismo utilizzato dai truffatori è decisamente molto semplice: la scusa è quella più comune, il curriculum inviato da chi cerca lavoro. La chat per comunicare è quella più utilizzata, WhatsApp.

La chiamata arriva con un prefisso italiano e il primo messaggio fornito con la voce registrata è che il curriculum inviato è stato visionato. Certamente, chi ha già un lavoro e non ha inviato un CV in tempi più recenti può già iniziare a chiedersi come sia possibile. Chi, invece, è in cerca di lavoro e ha inviato qualche candidatura online potrebbe cascarci più facilmente.

L’utente, incuriosito dalla chiamata, potrebbe essere spinto a proseguire la conversazione su WhatsApp, seguendo le istruzioni della voce registrata. A questo punto, avviene la fidelizzazione dell’utente, dimostrando – per esempio – la concretezza dell’opportunità.

Una volta raggiunto l’obiettivo viene consigliato all’utente di compilare dei moduli necessari per continuare il recruitment, questo è utile per reperire i dati sensibili. In ogni caso, una volta instaurato il rapporto di fiducia con il cliente, il truffatore spinge sempre per l’investimento su piattaforme online (che in realtà non sono reali).

Inutile dire che non appena vengono inserite le somme, i truffatori spariscono e smettono di rispondere su WhatsApp. Oltre a una perdita istantanea di soldi, anche i dati sensibili non saranno in buone mani.

Cosa fare per difendersi

Al primo posto c’è senza dubbio l’informazione. È necessario rimanere sempre aggiornati su questi temi, così come è fondamentale il cosiddetto “passa parola”, specialmente per le persone più vulnerabili che non sono a loro agio con le nuove tecnologie.

I più scaltri riattaccheranno non appena sentiranno la voce registrata ma, in generale, è sempre bene ricordare che i propri dati sensibili non si condividono mai, figuriamoci con voci registrate che arrivano dal nulla. È sempre importante non cliccare sui link che si ricevono e attivare, qualora si volesse, i filtri anti-spam forniti dai nostri smartphone. Se, purtroppo, si è caduti nel tranello diventa essenziale denunciare alla polizia postale.
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