Nati nel 2009 da un anonimo inventore (forse addirittura un gruppo) di cui si conosce solo il nome d’arte - Satoshi Nakamoto - con l’idea anarco-rivoluzionaria di creare un’alternativa allo strapotere delle valute tradizionali restituendo alle persone l’alternativa di un’economia che fosse libera, istantanea, senza rischi di “double spending” e la necessità di intermediari, con l’inizio del 2024 i bitcoin arrivano al giro di boa: uscire dal sottobosco ed essere ammessi nel ristretto circolo della finanza che conta. Quella alla luce del sole.
Un passaggio epocale, che mette la parola fine a più di 15 anni di esistenza “carbonara” per vedersi aprire le porte di Wall Street, il tempio della finanza mondiale. Mercoledì, scegliendo per l’annuncio ufficiale il momento della chiusura delle contrattazioni, la “SEC” (Security and Exchange Commission) - una sorta di Consob americana - ha annunciato di aver accolto 11 prodotti di investimenti “ETF Spot” collegati alla criptomoneta. In pratica, delle forme di risparmio collettivo a gestione passiva che replicano fedelmente l’andamento di una materia prima, un indice, una commodity o un mercato. Uno strumento particolarmente apprezzato poiché, a parità di condizioni, permette rendimenti decisamente più alti rispetto ad altri investimenti bancari.
A monte della decisione il fatto che, dopo 15 anni vissuti da battitore libero, con decine di domande regolarmente respinte al mittente motivate dai timori di possibili truffe e manipolazioni, ma costellati anche da scandali, truffe e frodi che ne hanno minato la credibilità, il bitcoin non è mai riuscito a sfondare come forma di pagamento al dettaglio, al contrario ritagliandosi uno spazio sempre più ampio nella veste di forma alternativa di investimento che ha fatto sicuramente la fortuna di quanti hanno saputo cogliere il momento giusto per capitalizzare, seguiti da molti altri che invece hanno semplicemente tentato la fortuna scegliendo il momento sbagliato.
L’ingresso nel gotha dell’economia mondiale non ha causato, come spesso accade, rialzi improvvisi, ma secondo gli esperti e gli operatori americani porterà ad un aumento dei capitali investiti bitcoin con conseguente aumento del prezzo, attualmente salito fino a 45mila dollari. Secondo alcune stime, già il primo anno di negoziazione potrebbe portare a circa 14 miliardi di dollari di nuovi capitali negli ETF, contando anche sul possibile piano commissionale che inizialmente potrebbe essere particolarmente vantaggioso proprio per incentivare e attirare gli investitori.
Per altro, la cerimonia di accoglimento dei bitcoin è stata preceduta da un piccolo mistero che ha messo in moto l’FBI e un’indagine federale su un possibile hackeraggio: un Tweet sul profilo ufficiale SEC in cui si annunciava anzitempo l’ingresso della criptomoneta a Wall Street, seguito da un’immediata smentita dell’ente stesso.
L’autorizzazione della SEC, conseguenza diretta di una sentenza della corte federale che ha definito una richiesta di ingresso datata 2022 “arbitraria e capricciosa”, riguarda una dozzina di operatori finanziari, come i colossi “BlackRock”, “Invesco Galaxy”, WisdomTree” e “Grayscale”, e gli ETF saranno quotati su Nasdaq, NYSE e CBOE.
Ma la strada, come ha lasciato intendere poco dopo l’annuncio il presidente della SEC Gary Gensler, è ancora lunga: “Tutto questo non significa l’approvazione del bitcoin, che restano un asset volatile e speculativo. Gli investitori dovrebbero rimanere assai cauti sulla miriade di rischi associati ai bitcoin e ai prodotti il cui valore è legato alle criptovalute”.
Come a dire che le perplessità, i timori e lo status di “sorvegliato speciale” verso i bitcoin restano intatte, e soprattutto non significa in alcun modo un sostegno né un’approvazione implicita da parte del mondo finanziario. Anzi.
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