Capita sempre più di frequente sentire persone che raccontano di non aver ricevuto per posta la TARI, vediamo come comportarci in questo caso e se conviene o no sperare che si dimentichino di noi.
Cos’è la TARI - TARI è l'acronimo di "Tassa Rifiuti" che sostituisce la TARES. La TARI è la tassa comunale sui rifiuti destinata a finanziare integralmente i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è interamente comunale introdotta dalla Legge di stabilità 2014 (Legge 27/12/2013, n. 147).
Fa parte di quelle imposte (determinate su autoliquidazione) che si avvalgono delle informazioni fornite al Comune dal contribuente stesso in base alle quali vengono calcolati i tributi da pagare, che variano in base al Comune dell’immobile, dimensione e al numero dei componenti che occupano quell’immobile.
A pagare la TARI sono dunque i proprietari di immobili, ma nel caso di affitti superiori ai 6 mesi l’imposta è a carico del locatario.
In linea teorica quindi ognuno di noi potrebbe calcolare direttamente il tributo da pagare conoscendo il regolamento comunale e le modalità di calcolo del tributo che sono riportate nello stesso regolamento e che variano da Comune a Comune.
Tuttavia per evitare errori di calcolo e per semplificazione è il Comune che invia per posta il bollettino con la tassa specifica da pagare. Funziona come una sorta di quota condominiale, tutti noi possiamo sapere quanto pagare ma per convenzione attendiamo il bollettino che viene inviato dall’ente.
Alcune volte il Comune si avvale dell’aiuto dell’Agente per la riscossione esattoriale che notifica direttamente la cartella di pagamento per la riscossione della TARI anche senza previo avviso bonario. In tal caso molto spesso vengono aggiunte alla TARI le spese di riscossione, richiesta non del tutto legittima.
Quando scade la TARI - La TARI non ha una data di scadenza universale. Dipende dal regolamento di ogni Comune, quindi bisogna sempre informarsi presso il proprio Comune di residenza per conoscere la data di scadenza del tributo, anno per anno. La TARI si paga una volta all’anno ma alcuni Comuni danno la possibilità di pagare anche in due o più rate.
Sconti sulla TARI ed esenzioni per zone alluvionate - Il caro vita ha colpito duramente le famiglie, tra le altre agevolazioni economiche pensate dal governo c’è anche lo sconto sulla Tari che spetta a:
- nuclei familiari con ISEE inferiore a 8.265 euro;
- famiglie numerose con ISEE inferiore a 20.000 euro;
- beneficiari di reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza.
Ci sono, poi, Comuni che offrono la possibilità di non pagare la TARI, se sussistono determinati requisiti, che variano per qui occorre informarsi presso il gestore TARI.
Inoltre, come spesso avviene per gli eventi catastrofici, per quest’anno le famiglie del Ravennate colpite dalla alluvione, saranno esentate dal pagamento se è stata o sarà accolta loro la richiesta:
- del “Contributo di immediato sostegno – Cis”;
- del “Contributo di autonoma sistemazione – Cas” e al 30 giugno 2023 non erano ancora rientrati nella propria abitazione;
- di “Adesione al fondo donazioni alluvione del Comune di Ravenna” (la richiesta dovrà essere presentata entro il 16 ottobre);
- del “Contributo straordinario alle imprese per il ristoro dei danni subiti dagli eventi alluvionali del mese di maggio 2023” (da presentare entro il 22 settembre alla Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna).
Coloro che avessero già eventualmente pagato la Tari e risultassero possedere i requisiti per usufruire dell’esenzione otterranno il rimborso.
Cosa succede se il Comune non invia il bollettino - Come abbiamo evidenziato il Comune non ha l’obbligo di inviare il bollettino e quindi il contribuente non è esonerato dal pagamento della tassa nel caso non riceva il bollettino per il pagamento. Ogni contribuente è obbligato infatti ad effettuare, in via autonoma, il calcolo dell’imposta e ad effettuare il pagamento, tramite il modello F24, bollettino postale, MAV o piattaforma PagoPA.
Tuttavia il pagamento della TARI può andare in prescrizione se per i cinque anni successivi a quello in cui l’imposta è dovuta non arriva nessuna comunicazione con la richiesta di pagamento da parte dell’ente.
Attenzione però perché il Comune potrebbe sempre chiedere il pagamento del tributo anche in un’unica soluzione prima della scadenza del quinto anno. In questo caso verrebbe interrotta la prescrizione e saremmo costretti a pagare il tributo anche con l’aggiunta delle spese di mora.
Ricordiamo anche, che ai fini dell’interruzione dei termini di prescrizione, non conta la data in cui la richiesta di pagamento del Comune giunge al contribuente ma quando questa viene spedita, ossia consegnata all’ufficio postale: se tale data è anteriore al decorso del quinto anno, il tributo va versato.
Nel caso in cui invece le annualità siano già prescritte (perché passati più di 5 anni) e dovesse arrivare comunque la richiesta di pagamento da parte dell’ente, il contribuente non è obbligato a pagare. Ma perché venga riconosciuta l’illegittimità della richiesta bisogna ricorrere presso il giudice tributario (la Commissione Tributaria Provinciale) affinché annulli la richiesta di pagamento o la cartella esattoriale, a seconda dei casi. Altrimenti la prescrizione non è valida e l’imposta andrà comunque pagata.
Non è arrivata la TARI, chiediamola noi - Nel caso non sia arrivata nessuna comunicazione da parte del Comune di residenza riguardante la TARI e non vogliamo aspettare i termini per la prescrizione né i solleciti di pagamento, ma desideriamo regolarizzare prima i pagamenti del tributo, possiamo inviare una PEC (posta elettronica certificata) oppure una raccomandata a.r. al Comune, segnalando che non abbiamo ricevuto il bollettino e chiedendone l’invio. In questo caso possiamo anche diffidare il Comune a inviare il bollettino entro un termine preciso esonerandoci, in caso contrario, dal versamento delle sanzioni dovute per la mora.
Cosa succede se si paga la TARI in ritardo? - Pagare le tasse in ritardo rispetto alla scadenza prestabilita comporta il rischio di andare incontro a delle sanzioni.
L’importo di queste sanzioni varia a seconda del tempo che trascorre tra la scadenza del tributo e il pagamento dello stesso. Tuttavia diventa meno oneroso se siamo noi stessi a pagare prima dei solleciti da parte dell’ente.
Si parla in questo caso di “ravvedimento operoso”, uno strumento con cui i contribuenti possono regolarizzare omissioni, errori o illeciti di tipo fiscale, in modo spontaneo, versando il tributo non pagato, una sanzione stabilita in misura ridotta e gli interessi, calcolati sull’importo non pagato al tasso legale vigente.
Nel nostro caso specifico, l’importo della sanzione dipende quindi dalla data in cui si procede con il pagamento di quanto dovuto per la Tari.
Di solito la sanzione è pari al 30% dell’imposta o della tassa dovuta. Se il pagamento avviene dopo soli 10 giorni di ritardo, la sanzione verrà ridotta di 1/15 poiché il pagamento è avvenuto entro 15 giorni, quindi per esempio da 15 euro si passa a 1 euro. Nel caso in cui il pagamento avvenga dopo i 15 giorni ma entro i 90 si paga la metà della sanzione, per esempio se la sanzione dovesse essere di 30 euro se ne versano solo 15.
Cosa si rischia se non si vuole pagare? - Vediamo cosa succede se, invece, la Tari non viene pagata del tutto.
In questo caso dipende molto dagli importi che non si vogliono pagare, infatti le conseguenze possono diventare più gravi della semplice sanzione amministrativa.
Se l’importo complessivo di Tari non pagata supera i 30.000 euro si sfocia nel reato di evasione fiscale, per il quale si rischia la detenzione. Sotto i 30.000 euro invece rimane illecito tributario, punito con sanzioni molto severe.
Il Comune in tal caso può richiedere l’esecuzione forzata per il soddisfacimento in modo coatto del diritto del creditore nei confronti del debitore, quindi il tribunale può disporre il pignoramento dei beni del debitore.
Ricordate quindi che se la TARI non arriva, dobbiamo essere noi ad andare a sollecitarne l’invio altrimenti il più delle volte ne abbiamo solo un accumulo di tasse con spese di mora più oneroso e sempre più difficile da pagare. In fondo: “chi inquina paga”.