17 maggio 2024

Tari 2024, dove la tassa sui rifiuti aumenta e dove invece resta invariata

Secondo la Uil, negli ultimi cinque anni il costo è lievitato del 7%. La mappa per scoprire i rincari, ma anche gli esempi virtuosi

Autore: Germano Longo
Fra Imu, multe e Tari, l’evasione in Italia supera gli 11 miliardi di euro. Ed è proprio questo, uno dei motivi che spiegano la nuova tornata di aumenti che riguarda l’odiatissima “Tassa sui rifiuti”, un parafulmine su cui negli ultimi mesi si sono addensate altre nuvole scure come il conflitto in Ucraina e quello in Israele, l’inflazione e l’aumento dei prezzi dell’energia. Il risultato è quasi scontato: si pagherà di più quasi ovunque.

Niente di nuovo sotto il sole, visto che come ricordava la Uil in uno studio di qualche tempo fa, tra il 2018 e il 2022 la Tari è cresciuta del 7%. Mentre ancora più preciso è il calcolo fatto da “Cittadinanzattiva”, secondo cui lo scorso anno la Tari ha pesato in media per 320 su ogni famiglia italiana, il 2% in più del 2022.
E mentre l’Arera concede ai Comuni fino al prossimo 30 giugno per deliberare le tariffe della Tari 2024, è difficile al momento dire con certezza quanto pagherà chi le tasse – magari controvoglia - le paga. Difficile perché al momento sono diversi i Comuni in cui le delibere non sono ancora state comunicate, comprese alcune grandi città come Bari e Torino, ma in compenso gli aumenti interessano un po’ tutta l’Italia, da Nord a Sud, con qualche eccezione.

Ad esempio quella di Roma, dove la lotta all’evasione ha permesso alla Capitale di contenere l’aumento al 3%, contro la mazzata del 14% ipotizzata, o ancora Verona, che per evitare il 9,6% di aumento preventivato, ha immolato un milione di euro incassato lo scorso anno con la tassa di soggiorno, limitando il danno ai cittadini il 5,61% di aumento. Sulla stessa linea è al lavoro Genova, che a fronte di un aumento preventivato del 6,8%, punta all’obiettivo “zero aumenti” attingendo a risorse legate al turismo.

Fa eccezione Milano, che con un aumento del 3,6% - mitigato dalle riduzioni del biennio 2022/2023 – consentono alla metropoli lombarda il lusso di una Tari fra le più contenute d’Italia, oltre al primato di prima città a comunicare via email la tassa sui rifiuti a 450mila cittadini di cui l’amministrazione comunale conosce l’indirizzo email. Per gli altri continuerà l’invio in forma cartacea.

Ma la palma di migliore, al momento, resta alla città di Bologna, dove ancora una volta la Tari non è stata ritoccata al rialzo grazie ai proventi della lotta all’evasione, raggiungendo il nono anno consecutivo di cristallizzazione, e per di più con l’aggiunta di servizi come lo spazzino di quartiere e il potenziamento di lavaggio e raccolta nell’area del centro storico. Da 7 anni la Tari è invariata anche a Modena, mentre all’elenco quest’anno si aggiunge Napoli, che ha deciso di non infierire oltre sui cittadini dopo il drastico aumento del 13% dello scorso anno.

Ancona ha fissato a +7,5% l’aumento della tassa che comunque non sarà generalizzato, ma adeguato in base all’Isee, al numero dei componenti della famiglia e le eventuali agevolazioni. Per finire con Palermo, con un aumento stabilito nel 6%, più o meno da 10 a 30 euro in base a metratura e nuclei familiari.

Puntualmente, con le percentuali di aumenti è arrivata la nota del Codacons, che bolla “i rincari applicati da molti Comuni italiani del tutto ingiustificati ed economicamente molto per i cittadini. A fronte del crollo dei prezzi dell'energia e al generalizzato e sensibile ribasso dell'inflazione, la tariffa sui rifiuti doveva diminuire in tutta Italia ma, al contrario, si registrano aumenti anche importanti in tutti i principali comuni.

Una evidente ingiustizia e un danno economico per le famiglie costrette a sopportare rincari del tutto immotivati. E la Tari aumenta di più proprio in quelle città dove il servizio di raccolta rifiuti registra un sensibile peggioramento, un paradosso tutto italiano che non ha eguali nel mondo”.

In un modo o nell’altro, la Tari si conferma un punto dolente che sta spingendo diverse amministrazioni a pensare alla “Tarip”, una formula composta da una quota fissa e una variabile: la prima da calcolare sulla base della superficie dell’immobile, mentre la seconda premierebbe i comportamenti virtuosi di chi differenzia in modo corretto.
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