Prima è toccato ai magistrati. Come si ricorderà (cfr. “Magistrati e Social” in Fiscal Focus del 23 ottobre 2021), un documento dello scorso anno redatto dall’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione aveva fornito alcune indicazioni circa la condotta da tenersi da parte dei giudici sulle piattaforme social media, evidenziando che, in assenza di una specifica disciplina giuridica, essa trovi la sua misura e i suoi limiti nelle norme che connotano la deontologia del magistrato.
Ora tocca ai dipendenti della Pubblica Amministrazione e, stavolta, è ad una specifica previsione normativa che è stato affidato il compito di disciplinare “il corretto utilizzo delle tecnologie informatiche e dei mezzi di informazione e social media da parte dei dipendenti pubblici, anche al fine di tutelare l’immagine della pubblica amministrazione.”.
È questo, difatti, ciò che dispone, all’art. 4, il decreto legge approvato dal Governo nei giorni scorsi relativo all’introduzione di misure urgenti per l’attuazione del PNRR.
La norma citata prevede espressamente che il codice di comportamento di cui all’articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (contenente “Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”) dovrà essere aggiornato entro il 31 dicembre 2022, onde dare attuazione alle disposizioni sopramenzionate circa l’utilizzo delle tecnologie informatiche e dei social.
Si prevede, altresì, che ai vincitori di concorso neoassunti presso la P.A. sia somministrato “un ciclo formativo la cui durata e intensità sono proporzionate al grado di responsabilità e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, sui temi dell’etica pubblica e sul comportamento etico”.
Sebbene nulla si dica esplicitamente (e sarà l’attuazione della norma a chiarirlo), l’introduzione delle nuove previsioni lascia intendere che, in caso di comportamenti ritenuti lesivi per l’immagine della Pubblica amministrazione, saranno avviati a carico dei responsabili procedimenti disciplinari.
In tal senso un’anticipazione c’è stata con una sentenza del TAR Sardegna (sentenza n. 174/2022) pronunciata sul caso di un dipendente della PA che, tramite WhatsApp, aveva inviato “una serie di messaggi contenenti commenti, valutazioni, suggerimenti: lesivi del prestigio di Ufficiali di grado superiore; evocativi di una generale condizione di inaffidabilità del contesto di servizio cui l’interessato è stato destinato; tesi a minare il clima organizzativo e la serenità del personale”.
Secondo il Tar, il dirigente pubblico o l’amministrazione che viene a conoscenza di una conversazione anche privata avviata su una app di messaggistica tra i dipendenti pubblici, può valutare la rilevanza disciplinare delle pesanti parole scritte sul proprio conto e prendere pesanti provvedimenti nei confronti del pubblico impiegato.
Né vale come giustificazione ad un comportamento ritenuto lesivo e diffamatorio la circostanza che la conversazione sia avvenuta in un contesto privato (cioè in una chat non aperta ad altre persone ma ad un unico suo collega) o che sia stata eliminata successivamente.
Inoltre, secondo il Tar, con riguardo alle amministrazioni operanti nei settori più delicati, le parole nocive per la reputazione dell’amministrazione per essere considerate passibili di richiamo o anche di sanzione disciplinare più grave, non necessariamente devono avere tutti i presupposti previsti per la diffamazione penalmente rilevante.
Ovviamente quanto sin qui riportato vale qualunque sia il canale utilizzato per la comunicazione social, quindi anche Facebook o Instagram, potendo essere rilevante ai fini del provvedimento sanzionatorio non solo cosa si scrive in chat tra i dipendenti ma anche cosa si commenta o condivide tramite i propri profili personali.
Va infine pure segnalato che il decreto in parola, oltre alla previsione dell’aggiornamento del codice di comportamento summenzionato, ha introdotto importanti novità relative all’ingresso di nuovi dipendenti: al candidato (per un profilo non dirigenziale) che partecipi ad un concorso pubblico finalizzato all’assunzione presso la P.A. è infatti richiesta la conoscenza di almeno una lingua straniera da verificare tramite una prova scritta ed una prova orale.
Come già stabilito per i dirigenti, è prevista l'introduzione di sistemi di valutazione basati sulle competenze e sulle attitudini (assessment). Per l’assunzione di profili specializzati, oltre alle relative competenze saranno valutate le esperienze lavorative pregresse e pertinenti.
Inoltre, a partire dal 1° luglio l’accesso ai concorsi per le assunzioni nella P.A. avverrà esclusivamente registrandosi al nuovo portale inpa.gov.it. (successivamente il ricorso al portale sarà esteso a Regioni ed enti locali con modalità che saranno definite in un decreto del ministro per la Pubblica amministrazione, previa intesa in Conferenza Unificata).
Sono previsti anche interventi di semplificazione delle procedure concorsuali.
Per i prossimi mesi, poi, il DPCM del 29 marzo 2022 ha previsto l’avvio di nuovi concorsi e assunzioni a tempo indeterminato grazie allo sblocco del turn over. Sarà perciò consentito il reclutamento di circa 11 mila risorse da collocarsi in 23 Ministeri ed enti pubblici (tra cui: INPS, CNEL, AGEA, Protezione Civile, AIFA) sia tramite nuovi bandi che tramite lo scorrimento di graduatorie in vigore da precedenti concorsi.
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