Questa nota espressione latina, attribuita a Cicerone, pare rappresentasse un vaticinio per le sorti di Roma su quell’ultimo scorcio di secolo
ante Christum natum che preludeva alla fine della Repubblica. Esprimeva il timore che, rispetto ad un presente storico già di per sé critico, per le sorti della città eterna si prospettasse un futuro ancora peggiore.
La formula col tempo ha finto per incarnare - in maniera più generica – la concezione storica che interpreta il passato come un periodo migliore del presente e, insieme ad un’altra frase (stavolta autenticamente ciceroniana) - “
o tempora, o mores” - è giunta ad esprimere deplorazione per una attualità negativa e corrotta in contrapposto ad un trascorso positivo e idealizzato.
Un pensiero, questo, che si trova anche in altri classici latini (Sallustio, Livio, Tacito) ma che, ancor prima, nella letteratura greca, era stato sintetizzato ne “Le opere e i giorni” da Esiodo, che aveva diviso la storia dell’umanità in cinque successive epoche, ognuna legata ad un metallo che diveniva via via più vile (passando dall’oro al ferro) col progredire dei tempi.
Ai giorni nostri, queste espressioni si traducono nel più semplice ed intuitivo motto ‘il peggio deve ancora venire’; ed è la considerazione che è scaturita di fronte all’ennesima notizia legata al dilagare di sfide social sempre più assurde e pericolose.
Dopo la ‘cicatrice francese’ (per cui avevo già espresso il mio biasimo in “
La moda francese”, in Fiscal Focus del 18 febbraio 2023), è stato il turno della ‘planking challenge’ (nata inizialmente come forma di protesta non violenta e tradottasi, poi, in una vera e propria prova di coraggio, che consiste nello sdraiarsi rigidi e a pancia in giù in mezzo a strade trafficate o sui binari, scattare un selfie e alzarsi repentinamente poco prima che giunga un’auto o un treno) e del ‘bus surfing’ (la bravata di ‘prendere al volo’ un autobus restando aggrappati in equilibrio ad una qualche sporgenza fino ad una fermata mentre un compare riprende la scena).
Ma proprio perché ‘non c’è mai fine al peggio’ (variante ancor più efficace del motto poc’anzi richiamato) ecco arrivare l’inquietante “sex roulette”. L’evidente richiamo è alla roulette russa, ma, altrettanto intuitivamente, stavolta l’azzardo non è rappresentato da un colpo di pistola: si tratta, invece, di organizzare incontri, serate, feste durante i quali i partecipanti alla sfida – generalmente ragazzi e ragazze giovanissimi - fanno sesso tra loro, a turno, col volto coperto e senza alcuna protezione. Perde chi resta incinta (ovviamente una ragazza) che successivamente e a cuor leggero abortisce.
L’allarme è arrivato dalla Procura di Brescia che sta indagando su alcuni episodi di questo tipo segnalati sul suo territorio; ma è chiaro che il rischio è del dilagare di una sfida che, al pari di ogni altra che l’ha preceduta, faccia perno sull’ormai conclamata superficialità ed irresponsabilità di nuove generazioni sempre più incapaci di valutare le conseguenze della proprie azioni e di distinguere il gioco dalla realtà.
Stavolta, però, il pericolo è più ampio e grave che mai.
Da un lato, c’è quello che possano contrarsi malattie sessualmente trasmissibili; anzi, è possibile che deliberatamente la sfida si faccia più ardita, includendo la partecipazione di un individuo infetto (da Aids, sifilide…) che, in totale anonimato, può dunque trasmettere al partner casuale l’infezione. È pure altrettanto possibile che essa si traduca in un subdolo strumento di adescamento per maniaci, ricattatori o pedofili.
Dall’altro, c’è la mancata considerazione degli effetti fisici ma soprattutto psicologici che possono conseguire ad una gravidanza non voluta ed al successivo aborto con cui la si risolve, specie se gli irresponsabili protagonisti dell’assurda sfida siano minorenni.
La questione principale, difatti, resta proprio questa: la facile accessibilità a contenuti (e quindi ad azioni) vietati o inadeguati all’età e la mancanza di controlli da parte degli adulti di riferimento, in aggiunta – soprattutto in questo caso – ad una allarmante disinformazione sui rischi connessi a comportamenti tanto imprudenti, al di là di quello immediato di restare incinta, la cui portata neppure viene ben compresa ove la si viva semplicemente come la sconfitta in un gioco.
Ed è un vero oltraggio alla vita se solo si pensa a quanto oggi stia diventando sempre più complicata la maternità per molte donne!
Su tutto resta infine l’amara presa di coscienza che se i giovani d’oggi si spingono a ‘divertimenti’ siffatti è segno che il loro livello di noia ed insoddisfazione è giunto a livelli tali per cui nessuno stimolo è più in grado di sollecitare emozioni sane e durature e c’è dunque un bisogno continuo di cercare sensazioni sempre più forti, di lanciarsi in sfide sempre più estreme per mantenere un livello di appagamento che si innalza sempre di più, fino a trasformarsi in una emozionalità sbagliata, fatta di folli trasgressioni ed eccessi.