Chiamasi scontrino o ricevuta quel piccolo documento cartaceo o elettronico che nel primo caso nasce per poi finire al fondo dei cassetti più improbabili, e nel secondo sopravvive in silenzio, sepolto da migliaia di altre email fino a rendersi introvabile.
Eppure, ammonisce l’Unione Nazionale Consumatori, su certe cose meglio usare la testa, perché in caso di controlli il fisco non sente ragioni e neanche la pazienza di mettersi a cercare fra fogli e foglietti. Mentre al contrario i controlli e le verifiche capitano, visto che l’Agenzia delle Entrate ha spesso parecchi anni utili per verificare la corrispondenza di dati che magari non tornano.
Un tempo lunghissimo, rischioso e a prova della memoria più allenata, che ha spinto l’UNC a varare una guida pratica che per una volta spiega per quanto tempo è necessario conservare scontrini, multe, ricevute, fatture e bollette pagate, prima di poter dimenticare perfino di avere dei cassetti.
Per andare sul pratico e semplificare il più possibile, basta quasi sempre applicare la regola del cinque: buona parte dei documenti fiscali va infatti conservato almeno per un lustro, perché potrebbe tornare utile da un momento all’altro.
Vale per le bollette di luce, acqua e gas, da conservare per 5 anni dalla scadenza malgrado la prescrizione sia ridotta a due: identico tempo per le ricevute di pagamento del mutuo e per la documentazione relativa a detrazioni, deduzioni e sgravi fiscali. E cinque per finire sono gli anni anche per tenere a portata di mano le ricevute delle multe pagate, gli scontrini dei farmaci detratti dalla dichiarazione dei redditi, le ricevute di pagamento delle imposte locali, le fatture della telefonia, le rette delle mense scolastiche, le iscrizioni a corsi e palestre, e i pagamenti delle assicurazioni.
Tre anni invece sono l’arco di tempo entro cui la Regione può richiedere prova del pagamento del bollo auto, un arco di tempo che vale per le parcelle di servizi professionali come avvocati, medici, dentisti o architetti.
Il minimo di conservazione riguarda i 6 mesi in cui secondo la guida dell’UNC conviene conservare fatture di alberghi e ristoranti, tempo entro cui è possibile ricevere solleciti per pagamenti che risultano non pagati, e 18 mesi per quanto riguarda le bolle delle spedizioni.
Uno dei record più alti di conservazione spetta al Modello Unico e 730, a cui è necessario trovare un posto sicuro per almeno 7 anni, tempo che l’Agenzia delle Entrate si riserva per decidere eventuali controlli. Dieci anni tondi invece l’arco di tempo in cui conservare ricevute di pagamento di Irpef, Iva e Irap, ma anche estratti conto bancari, atti notarili, rogiti, atti di matrimonio, separazioni, divorzi, attestati e diplomi.
Come conservare questa valanga di documentazione, che può salvare da grattacapi non indifferenti, è lasciato alla libera scelta di ognuno: dai cloud ai programmi creati appositamente fino alla vecchia cartellina trasparente vale tutto. Basta soltanto sapere dove sono nel momento giusto.
La guida dell’UNC esce quasi in concomitanza con un’analisi della Cgia di Mestre secondo cui al netto di un numero minore di evasori finiti in manette, cresce il recupero dell’evasione. Dal 2021, anno in cui gli arresti hanno toccato quota 411, nel 2020 le manette sono scattate “soltanto” 290 volte, a fronte tuttavia di 20,2 miliardi recuperati nel 2022 e 24,7 nel 2023.
A calare, secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è in generale il dato dell’evasione, che nel 2021 era pari a 83,6 miliardi di euro, con un calo complessivo del 22% rispetto al 2016.