I consumi delle famiglie italiane cambiano negli ultimi anni descrivendo uno stile di vita più domestico, più beni quindi e meno servizi. Lo rivela uno studio di BNL BNP Paribas a cura di Paolo Ciocca, chief economist del Gruppo.
Superata la pandemia, non solo in Italia, ma quasi in tutte le economie avanzate, i consumi delle famiglie si sono spostati verso una nuova normalità: si guarda meno di prima alla socialità, anche come conseguenza di una diversa organizzazione del lavoro, per concentrarsi maggiormente sull’acquisto di beni per uno stile di vita più domestico, c’è addirittura chi parla “dell’età del consumatore eremita”, come l’Economist.
Quali sono i beni più acquistati? – Cresce dell’80% la spesa verso le apparecchiature telefoniche e fotografiche, del 30% cresce la spesa di elettrodomestici mentre diminuisce la spesa di generi alimentari e quella verso l’abbigliamento.
Particolare è riscontrare che al calo della spesa di generi alimentari non corrisponda la crescita del comparto “ristorazione” che anzi diminuisce. Inoltre, gli italiani destinano a libri e istruzioni molto meno di quanto spendono sia per apparecchi e servizi telefonici che per la cura della persona.
I numeri dei consumi – I consumi, dopo aver sofferto durante la profonda recessione del 2020, registrando un calo superiore al 10%, nel 2022 tornano quasi ai livelli del 2019. Un’evoluzione che ha visto, però, grandi cambiamenti nella composizione del paniere.
La componente dei beni fa registrare una crescita di quasi il 2% nel confronto tra il 2022 e il 2019, trainata dal comparto dei durevoli e dei semidurevoli, mentre i non durevoli sono semplicemente tornati sui livelli precedenti la crisi. Più articolata la dinamica dei servizi, che, dopo aver perso oltre il 15% nel 2020, si sono fermati nel 2022 oltre 3 punti percentuali sotto il 2019.
I generi alimentari, che durante la crisi avevano tenuto un’alta richiesta, nel 2022 hanno visto un calo superiore al 3%, che, oltre ad essere la conseguenza del significativo aumento dei prezzi, è anche il proseguimento di un trend iniziato nei dieci anni precedenti, che aveva portato il consumo di generi alimentari a perdere quasi 10 punti percentuali nel confronto tra il 2019 e il 2007. Una razionalizzazione della spesa che ha interessato in modo significativo il pesce, gli olii e i grassi, con un taglio di circa il 10% nel confronto tra il 2022 e il 2019, e la frutta, ma anche pane, carne e vegetali.
Un’involuzione che non ha trovato una compensazione nel maggior ricorso alla ristorazione esterna, che, dopo aver accumulato nel 2019 una crescita di oltre il 5% rispetto al 2015, ha mostrato nel 2022 una perdita di circa 10 punti percentuali nel confronto con il 2019.
Negli ultimi tre anni, la ricomposizione del paniere dei consumi ha penalizzato anche il comparto del vestiario e calzature, con queste ultime che hanno mostrato un calo di oltre 15 punti percentuali, proseguendo il trend di graduale flessione che aveva già caratterizzato i dieci anni precedenti.
Il significativo recupero dei beni durevoli è, invece, il risultato di andamenti differenziati tra le diverse tipologie. Gli acquisti di elettrodomestici, dopo aver risentito solo in parte delle difficoltà del 2020, sono arrivati a registrare una crescita di circa il 30% nel confronto con il 2019.
Le esperienze vissute nell’ultimo periodo hanno, invece, ulteriormente rafforzato la diffusione e l’utilizzo delle nuove tecnologie. Nel comparto delle comunicazioni, i consumi sono aumentati rispetto al 2019 del 15%, con gli acquisti di apparecchiature telefoniche cresciuti di quasi l’80%; in questo segmento, le quantità acquistate sono aumentate di otto volte nel confronto con il 2007.
Il cambiamento negli stili di vita ha, inoltre, guidato i consumi nel comparto della ricreazione e cultura, che, dopo aver perso circa venti punti percentuali nel 2020, hanno recuperato, crescendo di quasi il 10% rispetto al 2019. Una dinamica favorita in particolare dalla robusta crescita negli acquisti di attrezzatture audiovisive e fotografiche, che hanno raggiunto volumi pari a tre volte i livelli del 2007. Il comparto dei libri ha, invece, continuato a soffrire, rimanendo su livelli inferiori di circa un quarto di quelli registrati quindici anni fa. Una dinamica che ha interessato anche i consumi nel capitolo dell’istruzione, arrivati a perdere oltre 5 punti percentuali.
Quanto influisce l’andamento dei prezzi al consumo? – Crescono i prezzi, guidando i consumi delle famiglie italiane, infatti oltre ai cambiamenti nei comportamenti e nelle decisioni di spesa, i consumi delle famiglie italiane hanno risentito nel corso degli ultimi anni del significativo incremento dei prezzi, che si è, però, sviluppato in maniera differenziata tra le diverse tipologie di beni e servizi.
Tra il 2020 e il 2022, il deflatore dei consumi delle famiglie, indice che misura l’andamento dei prezzi relativo al paniere di beni e servizi acquistati, è aumentato del 9%. I prezzi dei beni sono cresciuti del 14%, come conseguenza di un incremento superiore al 20% nel comparto dei beni non durevoli, mentre l’incremento si è fermato intorno al 3% sia per i durevoli che per i semidurevoli. L’aumento dei prezzi dei servizi è, invece, risultato contenuto poco sopra il 4%.
Sostenuta è risultata anche la dinamica dei prezzi dei generi alimentari, cresciuti del 10% nel confronto tra il 2022 e il 2020. Gli aumenti sono risultati particolarmente importanti per gli olii e i grassi, per i vegetali e per il pane e i cereali, andando, comunque, ad interessare anche carne, pesce, latte, formaggi e uova. Quanto accaduto ai prezzi degli alimentari ha avuto un impatto su quelli della ristorazione, cresciuti poco più del 7%. Un brusco calo ha, invece, interessato le comunicazioni, proseguendo un trend in corso da venticinque anni. I prezzi dei telefoni e delle apparecchiature telefoniche si sono ridotti tra il 2020 e il 2022 del 20%, un calo che si va ad aggiungere alla flessione del 90% registrata nei venti anni precedenti. Le tariffe per i servizi telefonici sono, invece, rimaste sostanzialmente invariate, dopo l’ampia contrazione che aveva caratterizzato il periodo precedente. Un calo dei prezzi ha interessato anche le spese per l’istruzione, mentre in tutti gli altri capitoli l’aumento è risultato nel complesso contenuto.
Numeri su cui riflettere – Cambia lo stile di vita degli italiani ma resta invariato purtroppo un trend che vede in calo la spesa per i libri e l’istruzione. La quota di consumi destinata dalle famiglie italiane all’istruzione è rimasta negli ultimi venticinque anni stabile intorno all’1%. Un destino simile a quello dei libri, il cui peso, già basso alla metà degli anni novanta, è gradualmente sceso, stabilizzandosi intorno allo 0,3%. La spesa per l’igiene personale è, invece, arrivata ad assorbire poco più del 2,5% del totale. Un peso leggermente superiore a quello della spesa per telefoni e servizi telefonici, con una quota intorno al 2%, mentre quella del tabacco sale poco sopra il 3%.
Una combinazione non ottimale, la cui complessità appare ancora più evidente guardando i valori pro-capite. Nel 2022, ogni italiano ha speso in media 220 euro per libri e istruzione, poco più della metà di quanto destinato ad apparecchiature e servizi telefonici e molto meno degli oltre 500 spesi per la cura della persona. Numeri su cui riflettere, che aiutano anche a comprendere il ritardo in termini di formazione del capitale umano che da tempo caratterizza il nostro Paese. Nel 2022, in Italia solo il 20% della popolazione con un’età compresa tra 25 e 64 anni era in possesso di una laurea, mentre la media dell’Unione europea era pari al 35%. La percentuale di laureati in Italia sale, ma non molto, tra i più giovani, avvicinandosi al 30% tra 25 e 34 anni, rimanendo, però, sempre al penultimo posto nell’Unione europea.