17 giugno 2023

Quando il gioco si fa duro

Autore: Ester Annetta
«Non siamo ricchi, ma ci piace spendere per farvi divertire a voi! Tutto quello che facciamo si basa su di voi, più supporto ci date più contenuti costosi e divertenti porteremo, tra sfide, challenge e scherzi di ogni tipo cercheremo di strapparvi una risata in ogni momento. Ogni singolo euro guadagnato su YouTube verrà speso per portare video assurdi e unici: la nostra fonte di ispirazione è il grande MrBeast che in America ha costruito un impero attraverso questo tipo di video, ispirandoci a lui porteremo per la prima volta in Italia contenuti simili, che potranno essere portati avanti solo attraverso il vostro grande supporto».

È questo il “manifesto” dei TheBorderline, il gruppo di quattro youtuber che la notorietà l’ha raggiunta davvero in questi ultimi giorni e non per le sue prodezze, ma per la tragedia che si è consumata proprio mentre veniva confezionato uno di quei fieri ‘video assurdi e unici’.

Pare, infatti, che tre dei quattro ventenni - che già dal nome che si sono scelto ci tengono ad esprimere il contenuto estremo dei loro gesti – fossero impegnati nella sfida della guida ininterrotta, per 50 ore, di un potente SUV Lamborghini preso a noleggio in un autosalone della capitale: un dato, anche questo, non privo di leggerezza da parte di chi non si è fatto scrupolo di consegnare nelle mani di implumi giovani un veicolo di tale portata!

Le prodezze alla guida, la velocità, i commenti dovevano ovviamente comporre il materiale ‘assurdo e unico’ dei video che il gruppo avrebbe dovuto realizzare e diffondere in rete attraverso il proprio canale YouTube, per la gioia e ‘la risata da strappare in ogni momento’ al suo folto pubblico di oltre 600mila iscritti.

E invece il risultato è stato lacrime e rabbia, con un coinvolgimento ben più ampio dell’atteso.

Spingendo al massimo la loro pericolosa follia sul pedale dell’acceleratore, i TheBorderline il limite l’hanno infine superato, finendo per travolgere in un eccesso della loro stupidità la vita di un innocente.

Manuel aveva solo 5 anni. È morto nell’incidente – quello, si, realmente assurdo! – causato dal violentissimo scontro che l’auto con cui viaggiava insieme alla sorellina e alla mamma ha avuto col SUV occupato da tre idioti.

Ecco, diciamolo pure senza filtri, poiché altrimenti non possono definirsi gli autori (tutti, non solo quelli responsabili di questo specifico dramma) di imprese altrettanto stolte ostentate come atti di coraggio!

Ma lo stesso – e non meno – vale per chi incentiva una sconclusionata spavalderia supportandola con visualizzazioni e ‘like’ che contribuiscono a costruire una posticcia fama di eroi in capo a individui che, perlopiù irrisolti nella realtà, sono disposti a vendere l’anima pur di conquistare consensi virtuali.

Non è infatti meno grave del gesto di chi esibisce in ogni modo la propria audacia l’impatto positivo che le ‘bravate’ estreme suscitano negli spettatori, anziché scatenarne il biasimo e la riprovazione. Ed è dunque quello il carburante che finisce per alimentare ulteriormente la ricerca di sfide sempre nuove e più esagerate da dare in pasto ad un pubblico famelico evidentemente altrettanto irrisolto e digiuno di concretezza.

La visibilità ottenuta grazie ai consensi esige infatti, a sua volta, d’essere mantenuta ed accresciuta: e allora ecco che, in un circolo vizioso, si ripete continuamente l’urgenza di riproporsi in prodezze sempre più nuove e originali, nonché evidentemente sciocche.

È un rapporto di causa-effetto reciproco e che si alimenta a dismisura, complice il costante e distorto utilizzo di telefoni cellulari diventati ormai appendici naturali d’ogni individuo, adolescenti soprattutto.

La deriva verso la perdita di valori, la confusione tra reale e virtuale, la scomparsa dell’empatia e d’ogni forma di sentimento e umana sensibilità sono sempre più evidenti; nutrono una folla di nuove generazioni incapaci di rapportarsi con i propri simili in maniera diretta, autentica e genuina. L’apparenza ha ceduto il posto alla sostanza; la finzione alla realtà; l’illusione alla verità. Persino i confini del rischio e del danno reale si sono smarginati e lasciano indifferenti, perché prevalente è l’interesse a farsi notare a prescindere che l’esempio dato sia corretto o sbagliato. Conta di più ‘essere nei cellulari di tutti’, salire i gradini sella notorietà come se fossero i livelli di un videogioco, mietendo se necessario anche qualche vittima: e che importa che non si tratti di figurine disegnate da un elaboratore elettronico ma di persone reali! C’è anche più gusto, anzi, se il SUV lanciato a folle velocità su un rettilineo urbano è vero, se tra gli ostacoli che bisogna scansare c’è un’altra auto su cui viaggia una famiglia vera, se a morire è un bimbo di 5 anni, vero.

Quando il gioco si fa duro, gli idioti cominciano a giocare.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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