Il
Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66 definisce "orario di lavoro": qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell'esercizio della sua attività o delle sue funzioni e che l'orario normale di lavoro è fissato in 40 ore settimanali.
Fin qui nulla questio se non fosse che lo stress da superlavoro e da mancanza di organizzazione/gestione dei tempi di vita lavoro, sta producendo degli effetti disastrosi sulle persone e sulla produttività.
Il lavoro ibrido e la pandemia hanno dato un’accelerata a qualcosa che già era presente ma che non aveva preso consapevolezza.
Da un lato sempre più dimissioni per una scelta che punta al benessere e alla presa di tempo per sé stessi, dall’altro una necessità di rivedere tempi e spazi all’interno dell’azienda in ottica di funzionalità e di interesse.
In alcuni paesi come la Spagna, il Giappone e la Scozia si sta sperimentando la settimana lavorativa di 4 giorni lasciando, in ogni caso, immutato il salario. L’esperimento sta dando risultati estremamente positivi.
Basti pensare che in Giappone i lavoratori oltre ad essere più felici sono stati più produttivi del 40%. C’è da sottolineare che già in Islanda dal 2015 al 2019 la sperimentazione ha portato notevoli benefici, al punto da far concordare anche ai sindacati la necessità di sottoscrivere l’accordo sulla riduzione dell’orario di lavoro. Strano a dirsi ma sono gli Emirati Arabi i primi al mondo e che, da quest’anno, hanno adottato una settimana lavorativa di quattro giorni e mezzo distribuito dalle 7.30 alle 15.30 dal lunedì al giovedì e dalle 7.30 alle 12.00 il venerdì.
Si è quindi dimostrato che la creatività si sviluppa quando non si è occupati in incombenze noiose e inutili e lavorare meno fa bene alla salute non solo del singolo ma di tutta la comunità.
Basti pensare al risparmio energetico, alla sostenibilità e alla riduzione di traffico e smog perenni nelle città. Proprio su queste considerazioni il Belgio ha stabilito per legge che la settimana di lavoro sarà di 4 giorni a 38 ore senza riduzione di salario.
I lavoratori potranno scegliere anche se concentrarsi maggiormente in una settimana e rimanere più liberi nell’altra, in modo di favorire la genitorialità e l’alternanza alla cura nell’ambito familiare. Quindi le giornate di lavoro saranno più lunghe a fronte di 1 giorno di riposo in più ma i dipendenti, dopo la prova, potranno decidere anche di rinunciare e ritornare a lavorare su 5 giorni. È stato anche sancito, per i lavoratori delle ditte con più di 20 dipendenti, il diritto a spegnere cellulari, a ricevere mail o quant’altro, al di fuori dell’orario di lavoro per ridurre l’effetto burnout e sempre nel rispetto della vita “fuori” dalla propria azienda.
In un momento storico in cui il lavoro sta cambiando profondamente e l’aspettativa di vita è cresciuta per poter proseguire nella strada del vivere bene e più a lungo è necessario iniziare a lavorare meno per essere più felici.
Certo in Italia non sarà facile applicare questa possibilità visto che siamo ancora alle prese con lo smart working ma c’è già qualcuno che lo fa. È il caso di Carter & Benson la società di consulenza strategica e ricerca di top manager con sede a Milano in Foro Buonaparte dove i dipendenti adesso lavorano un giorno in meno, pur continuando a percepire lo stesso stipendio. Utopia? No realtà basta riuscire a conciliare gli interessi di tutti.