Per definizione, i paradisi fiscali sono isole caraibiche quasi sempre sperdute negli oceani, piccoli lembi di terra lontano da tutto che garantiscono prelievi fiscali bassi o inesistenti sui depositi bancari. Paradisi in terra dove, un appuntamento con il consulente, diventa una scusa per una vacanza, ma che sicuramente sono forse un po’ scomodi in caso di prelievi improvvisi. Diciamolo.
Per questo, proseguendo sul filo dell’ironia, saranno contenti i pensionati rimasti orfani del Portogallo, che dall’anno prossimo ha deciso di dire addio ai furbetti della pensione e costretti a spostarsi fra Bulgaria, Grecia, Malta, Cipro e Tunisia, scoprendo che San Marino ha scelto di varare una “norma atipica a regime fiscale agevolato” che accoglie i nuovi residenti provenienti da UE e Svizzera con redditi superiori a 50mila euro o un patrimonio che vada oltre i 300mila, una tassazione di benvenuto del 6% per i primi dieci anni da sanmarinesi. Aliquota che scende al 3% al di sopra dei 100mila euro ed è concessa anche a ex dirigenti e funzionari degli organismi internazionali.
Unico obbligo: un terzo del patrimonio dev’essere depositato in una delle banche del Paese e investito in titoli di Stato o a scelta in prodotti finanziari.
“Il nuovo decreto delegato ci permetterà di essere competitivi nei confronti di altre bandiere - ha ammesso Gianluca Tucci, Direttore Generale del registro navale sammarinese - soprattutto su quelle offshore, mi riferisco alle Isole Cayman, la Liberia, Panama, che hanno un regime fiscale conveniente. Abbiamo già qualche centinaio di yacht registrati sotto la bandiera sammarinese e questo dev’essere per noi un motivo di orgoglio”.
San Marino, la più antica repubblica europea, è un microstato di 60 km quadrati inglobato nel territorio italiano con 35mila abitanti che parlano e mangiano in romagnolo puro. Al netto di qualche problema politico che ricorda da vicino quelli dei vicini italiani, come lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni previste per il 9 giugno, vivere a 750 metri è un toccasana per anziani e sportivi, per di più a distanza di sicurezza dal caos estivo della riviera romagnola.
Insomma, il paradiso fiscale perfetto per chi vuole dare più peso alla propria pensione senza il fastidio di aerei, visti, passaporti, jet-lag e traduttori, barattati con piadina, tagliatelle e orchestre di liscio.
Secondo alcune stime fatte ai piedi del Monte Titano, basterebbero 500 nuovi pensionati all’anno per dare una mano al numero decisamente basso di “residenze atipiche”: appena 17 nel 2021, 29 lo scorso anno e 58 nel 2023. Secondo quanto dichiarato in un’intervista da Marco Gatti, segretario di Stato alle Finanze della micro-repubblica: “Si tratta di una norma che punta sulla qualità più che sulla quantità. Vogliamo avere figure che possano dare un valore aggiunto al territorio. E non c’è un numero predefinito ma sicuramente la volontà anche politica di essere attrattivi per i pensionati stranieri, ovviamente a certe condizioni San Marino è un posto tranquillo, sicuro, con un buon clima, buon cibo e la Romagna alle porte. Ce la possiamo giocare”.
La proposta sanmarinese è senz’altro ghiotta, visto che il “Malta Riterement Programm” prevede un’aliquota fissa del 15% sui redditi esteri, che al contrario in Croazia oscilla su due scaglioni (12 e 18%), mentre in Tunisia il regime fiscale di favore permette l’esenzione dell’80% della pensione estera.
Restano da valutare le possibili problematiche legate allo spostamento della residenza fiscale in un Paese comunque legato all’Italia, che proprio per questo può rendere più complesso dimostrare l’effettivo radicamento del pensionato, specie in presenza di collegamenti con il Paese d’origine come la presenza del coniuge, beni mobili e immobili registrati (auto, moto, etc.), o ancora il fatto di lasciare la maggior parte del proprio patrimonio in Italia. Inoltre, prima di pensare ad un possibile trasferimento di residenza, è importante valutare anche i periodi di tempo che verranno trascorsi in Italia.