Con quel nome un po’ strano da patatina che scrocchia, “PagoPA”, gli italiani hanno familiarizzato ormai da anni: indica una società pubblica creata con l’obiettivo di facilitare la diffusione del pagamento elettronico diventando il tramite unico dei pagamenti verso la Pubblica Amministrazione. Una facilitazione, insomma, peraltro bocciata nel 2021 dall’Antitrust come unico sistema di pagamento, nata con l’introduzione dell’art. 5 del codice dell’amministrazione digitale, che nel 2018, durante il governo Conte, con il DL Semplificazioni è diventata una società per azioni di proprietà del MEF e alle dipendenze della Presidenza del Consiglio.
Ma ora, secondo il DL del 26 febbraio scorso dedicato al PNRR, il Governo starebbe studiando la cessione di PagoPA con una compartecipazione dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello (Ipzs) Stato e di Poste Italiane. All’interno del DL, dove si parla della futura ap di identità personale “It-Wallet”, spicca l’opzione di acquisto concessa alle due società dell’intera partecipazione azionaria di PagoPA, con la possibilità per IPZS di accedere alla quota di maggioranza del 51%. Motivo della cessione, da una parte l’obiettivo di razionalizzare le partecipazioni pubbliche, dall’altro “rafforzare l’interoperabilità tra le banche dati pubbliche e valorizzare la Piattaforma nazionale digitale dati”. Ma per l’esecutivo c’è anche un terzo nodo da sciogliere: la razionalizzazione dei sistemi dei due sistemi di identità digitale attualmente attivi in Italia, lo “Spid” e la “Cie” (carta d’identità elettronica), con una netta propensione versi la seconda, emessa dal Ministero dell’Interno e prodotta da IPZS.
Il motivo della vendita di PagoPA, che ha colto di sorpresa molti, è in realtà il forte interesse del Governo verso il It-Wallet, l’app per l’identità digitale che dovrebbe avere una parte pubblica ed una privata: la prima attraverso un wallet statale, la seconda con un’app commissionata ad aziende che fanno parte della rete “Agid” (Agenzia per l’Italia Digitale). Al debutto, l’It-Wallet dovrebbe poter contenere la patente, tessera sanitaria e la carta UE della disabilità, ma l’idea è quella di inserire e smaterializzare quanti più documenti possibili.
Eppure i problemi non mancano: a parte l’idea di battere sul tempo Bruxelles, che ha in mente un documento di identità digitale comunitario con quattro diverse sperimentazioni, fra cui un progetto franco-tedesco attualmente in fase di test, l’It-Wallet dovrebbe comunque rispondere a precise regole e standard europei. Secondo punto, assegnare un valore a PagoPA, che nel 2022 ha fatto registrare ricavi per 56,9 milioni di euro, in notevole crescita dall’anno precedente, quando si erano fermati a 31.
Nel documento a firma dell’amministratore unico, Alessandro Moricca, datato 6 marzo 2023, si legge: “Con la sola piattaforma dei pagamenti digitali PagoPA, la Società nel periodo gennaio - dicembre 2022 ha gestito un totale di oltre 331 milioni di transazioni, più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2021, per un controvalore di oltre 61 miliardi di euro. Oggi la piattaforma serve oltre quattro quinti (84,2%) della popolazione maggiorenne residente e conta una media di circa 13,8 milioni di utenti mensili, tra persone fisiche e giuridiche. Una media di oltre 6 milioni di cittadini usa invece ogni mese l'app IO per accedere ai servizi o ai messaggi delle amministrazioni aderenti direttamente dal proprio telefono. Rilasciata negli store online meno di tre anni fa, alla fine del febbraio 2023 l’app ha superato i 33 milioni di download ed espone oggi quasi 190 mila servizi resi disponibili da oltre 12.600 enti”.
Ultimo punto dell’operazione PagoPA, la gestione dei rapporti di forza fra l’Istituto Poligrafico e Poste Italiane, considerando soprattutto il peso specifico che proprio la società pubblica che si occupa di servizi postali, bancari e finanziari potrebbe rivestire, visto che PagoPA, in alcuni servizi, risulta in diretta concorrenza con le Poste.
La sfida si gioca su un terreno assai fragile: rendere l’esperienza di pagamento user-friendly eliminando il più possibile la frammentazione. L’obiettivo finale è arrivare a garantire una cittadinanza digitale attraverso una piattaforma che garantisca l’interoperabilità tra i diversi servizi della P.A. e che renda i pagamenti semplici, sicuri e soprattutto veloci. Perché non c’è niente di più odioso nel dover faticare anche ad essere italiani onesti.