Negli
Stati Uniti, l’interesse per la
Borsa continua a crescere: secondo recenti
dati, il 62% degli americani investe nel
mercato azionario. Tuttavia, non tutto è oro ciò che luccica. Quando i
mercati crollano, chi ha messo i propri risparmi in gioco si trova spesso in difficoltà, confermando quanto l’emotività degli investitori possa influenzare le
dinamiche finanziarie. Negli ultimi giorni, i riflettori si sono spostati sui
titoli di Stato USA, in particolare sui bond trentennali e decennali. Due giorni fa, il
governo americano ha messo sul mercato i titoli di Stato a 30 anni, ma l’asta è andata deserta: nessun acquirente, nessuna fiducia in quel tipo di debito a lungo termine.
Il giorno successivo, però, la situazione si è ribaltata. Il 9 aprile, gli Stati Uniti hanno proposto un’asta di Treasury a 10 anni (l’equivalente dei nostri
BTP), e la domanda è stata altissima.
Poco dopo il successo dell’asta,
Donald Trump ha annunciato la rimozione dei dazi commerciali per tutti i Paesi, tranne che per la Cina che non ha partecipato all’asta ma è solitamente uno dei maggiori acquirenti di debito USA.
Anche se ora il Giappone possiede più debito USA della
Cina, Pechino ha ancora una miliardi di dollari in Treasury. Una cifra che le dà comunque grande influenza. Se volesse, potrebbe rispondere alle mosse americane con nuovi dazi o frenando gli acquisti di debito, colpendo i mercati globali. Intanto, mentre le
Borse occidentali crollavano, quella cinese il 9 aprile era in rialzo: un segnale della forza economica di Pechino.