11 aprile 2025

Negoziati sui dazi, Trump: “l’Unione Europea è un blocco unico”

Trump pronto a contrattare ma avvisa: “se non c’è intesa, si torna al punto di partenza”. Continua lo scontro con la Cina ma non si esclude un accordo

Autore: Lucia Giampà
Una settimana piena di colpi di scena, con Donald Trump che prima impone i nuovi dazi a ben 75 Nazioni ma dopo solo pochi giorni fa dietro front e annuncia una revoca delle tariffe americane per tre mesi.

È chiaro che la strada più conveniente per tutti sia quella del dialogo e dei compromessi, ed è stata proprio la volontà di contrattare mostrata dalla maggior parte dei Paesi coinvolti a spingere il presidente americano a fare un passo indietro sulle nuove tariffe, applicando un dazio reciproco sostanzialmente abbassato al 10%.

Ma Trump avvisa, se non si riusciranno a trovare degli accordi vantaggiosi per tutti, è pronto a tornare al punto di partenza.

Non a caso, l’unico Paese escluso dalla tregua commerciale è la Cina, Pechino infatti non ha perso tempo a mettere in atto le contromisure contro gli Stati Uniti. Tuttavia, Trump non esclude che si possa trovare un accordo, anche se, al momento, la pace sembra lontana.

Accordo con Bruxelles, Trump: “l’UE è un blocco unico”

Trump è pronto a negoziare con l’Unione Europea sulla questione dazi ma lancia un messaggio chiaro che lascia poco spazio alle interpretazioni: gli Stati Uniti considerano l’Unione Europea come un unico interlocutore, escludendo intese con i singoli Stati.

Già durante il cosiddetto “Liberation day” cioè il 2 aprile, il giorno in cui Trump ha annunciato i nuovi dazi, era evidente che l’Europa fosse nel mirino del presidente americano che, di certo, non aveva riservato parole dolci all’Unione Europea, definendo i dazi come una sorta di rivalsa e di vendetta commerciale.

I botta e risposta tra Trump e la leader europea, Ursula von der Leyen, sono stati all’ordine del giorno in questi mesi, e dopo l’annuncio delle nuove tariffe americane, se da una parte Bruxelles si diceva pronta a controbattere e a difendere i propri interessi, dall’altra si diceva disponibile a lavorare con Washington per cercare un accordo.

È stata proprio la scelta del dialogo e il non aver messo in atto delle contromisure a spingere il presidente americano a fare un passo indietro sui dazi, tra questi Paesi, fortunatamente oseremmo affermare, rientra anche l’Europa. Tuttavia, anche se Trump si dice disponibile a contrattare con Bruxelles, sembra fermo sulle proprie idee, nelle ultime dichiarazioni rilasciate, infatti, evidenzia come l’Unione europea sia stata molto dura ma, allo stesso tempo, molto furba, annunciando in un primo momento la rappresaglia e poi, successivamente, facendo una parziale retromarcia. L’UE è molto furba ed è stata creata per sfruttare gli Stati Uniti; queste le parole del presidente americano che non critica l’UE e la Cina ma i presidenti che, secondo lui, hanno consentito tutto questo.

Non è un segreto, infatti, che tra la leader europea e il presidente americano non scorra buon sangue e nell’incontro bilaterale con Giorgia Meloni previsto per la prossima settimana a Washington, la leader italiana, infatti, ricoprirà un ruolo da “tramite” tra Bruxelles e Stati Uniti.

Lo scontro commerciale con Pechino

Il problema principale, al momento, è la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina. Ma facciamo un passo indietro, all’annuncio dei dazi americani, Pechino aveva risposto aumentando le tariffe per gli Stati Uniti dall’84% al 125% che ha scaturito l’immediata reazione degli Stati Uniti che hanno innalzato i dazi al 145%. Tuttavia, nonostante lo scenario non prometta bene, Trump non esclude un accordo con il presidente cinese Xi, che potrebbe portare dei vantaggi ad entrambi i colossi mondiali dell’economia. Ma il presidente americano avvisa che non si può escludere che il muro contro muro vada avanti fino al punto di rottura totale.

Gli effetti dei dazi sull’economia globale e sulle borse

Facciamo il punto su quello che è successo nell’ultima settimana. I dazi inizialmente annunciati da Trump avrebbero avuto un impatto devastante per l’economia globale, uno scenario che desta non poca preoccupazione, anche nel nostro Paese. Tra lunedì e martedì, Giorgia Meloni ha convocato due tavoli, prima una task force alla quale hanno partecipato i vari ministri per fare il punto sul possibile impatto che le tariffe americane avrebbero avuto sulle imprese italiane e per cercare delle soluzioni di sostegno; in seguito ha incontrato i rappresentati delle categorie imprenditoriali per un confronto sulle ipotetiche misure di sostegno pensate dal governo e per accogliere le proposte delle imprese.

Sul tavolo ci sono state varie ipotesi, dall’attivazione di misure di crisi UE con lo stanziamento di fondi straordinari, alla collocazione di risorse del Pnrr, a sgravi fiscali per i settori che sarebbero stati più colpiti, alla sospensione del Patto di Stabilità; l’obiettivo del governo era recuperare 25 miliardi dalle risorse europee.

Tuttavia, se il governo da una parte ha cercato di correre ai ripari dall’altro ha frenato gli allarmismi: lo scenario disastroso che avrebbe portato ad una grave crisi occupazionale si sarebbe verificato solo nella peggiore delle ipotesi, cioè nel caso di un mancato confronto e accordo con gli Stati Uniti. Un’ipotesi, che ad oggi, fortunatamente, sembra un po' più lontana anche se è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo.

Inevitabilmente, con l’introduzione dei nuovi dazi tutte le borse, da Wall Street, a Pechino, a quelle europee, avevano accusato il colpo con un crollo significativo. I primi segnali positivi erano arrivati ieri, dopo l’annuncio della sospensione delle tariffe americane, impennata di Wall Street ma anche delle borse europee con Londra che era salita del 5,8%, Parigi del 6,6% e Francoforte del 7,8%. Ma l’euforia è durata ben poco, con i dazi e controdazi tra Stati Uniti e Pechino, giornata nera oggi per le borse, con Wall Street rapidamente in calo, seguita dalle borse europee (Milano -1,5%), Francoforte (-1,4%), Parigi (-0,9%), Madrid (-0,5%) e Londra (-0,3%).
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