23 luglio 2024

Inps, approvato il rendiconto 2023: conti positivi per 2,06 miliardi

La spesa per le pensioni supera i 300 miliardi euro, ma per l’istituto si tratta di “Un risultato importante che attesta l’equilibrio del sistema previdenziale pubblico italiano”. Necessaria una riforma pensionistica stabile che punti sul secondo pilastro

Autore: Germano Longo
L’Inps ha chiuso il 2023 in modo confortante: secondo il Rendiconto generale, approvato dal CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza), il saldo della gestione finanziaria ammonta a 12,18 miliardi di euro, con 2,06 miliardi di esercizio e un avanzo patrimoniale che sale a 29,78 miliardi dai 23,22 precedenti. In compenso, sale la voce per le pensioni, quella che più influisce sui conti dell’istituto, che arriva a 301,14 miliardi, ovvero 20.890 in più (7,4%) rispetto all’anno precedente, dovuta in massima parte alla rivalutazione portata in dote dalla bolla inflazionistica.

In aumento del 7,4% anche la fiscalità generale, per l’incremento della platea dei percettori di AUU (Assegno Unico Universale), degli sgravi contributivi e delle coperture degli oneri pensionistici.

“Nel 2023 – conferma Alessandro Tombolini, Direttore centrale Bilanci dell’Inps – le entrate complessive sono state pari a 536 mld, di cui 269 mld di entrate contributive, segnando una crescita del 5,1% rispetto al 2022. Sono stati 164, invece, i miliardi in trasferimenti correnti dalla fiscalità generale (con una crescita del 3,3%). Le uscite complessive ammontano a 524 mld, di cui 398 destinati alle prestazioni istituzionali. Queste ultime sono cresciute del 4,6%”.

Dal Rendiconto emergono i crediti per contributi a carico dei datori di lavoro e degli iscritti che alla fine dello scorso anno ammontavano a 127,16 miliardi, con un incremento di 3,45 rispetto al 2022. Essendo in gran parte a rischio di inesigibilità, il Fondo svalutazione crediti contributivi è stato aumentato arrivando a 102,73 miliardi, +2,3 rispetto all’anno precedente.

Il Rendiconto sottolinea in particolare la “significativa riduzione della spesa per il sostegno al reddito, con un risparmio di 7,62 miliardi, in particolare per la mancata proroga dei bonus 150 e 200 euro (con una riduzione della spesa pari a 7,83 miliardi)”. Ad essere scese del 16,86%, ovvero di 1.350 milioni, sono le spese per il reddito, la pensione di cittadinanza, le integrazioni salariali e i trattamenti di malattia, mentre cresce di 1,5 miliardi quella per la disoccupazione. “Il Rendiconto 2023 evidenzia un risultato importante per l’Istituto e rappresenta un ulteriore elemento che attesta l’equilibrio del sistema previdenziale pubblico italiano - interviene Roberto Ghiselli, Presidente del CIV - una situazione che i prossimi anni imporrà di fare i conti con le trasformazioni demografiche e del mercato del lavoro, ed è importante che gli attori della policy scelgano una coerente strategia per farvi fronte, per garantire una prospettiva di stabilità e sostenibilità del sistema da un punto di vista economico e sociale, attraverso politiche di sostegno allo sviluppo di qualità del tessuto produttivo e dell’occupazione, che possano incidere positivamente sui principali fattori di stabilità del sistema previdenziale a cominciare dalla crescita delle retribuzioni e dal conseguente gettito contributivo”.

Per Pierangelo Albini, Coordinatore della Commissione economica del CIV “le rapide trasformazioni del mercato del lavoro e la necessità di far fronte ai diversificati bisogni dei cittadini impongono al decisore politico anche un'approfondita e coerente riflessione sul sistema di protezione sociale del Paese e, di conseguenza, sul suo finanziamento in termini di prelievo fiscale e contributivo. Tutto ciò in un’ottica che tenga conto non solo del tema del costo del lavoro, e dunque della competitività del sistema produttivo, ma soprattutto dei profili di equità nella ripartizione dei costi e dei benefici del sistema di protezione sociale”.

Nel corso del suo intervento durante la presentazione del Rendiconto annuale, il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, ha sottolineato l’importanza dei numeri: “Perché significa che c’è ancora possibilità di espansione e crescita rispetto alla media europea. Dobbiamo trovare le modalità in questi anni per fare una riforma pensionistica che possa dare flessibilità in uscita ma nello stesso tempo garantire l’efficienza del lavoro”. Un obiettivo per cui è necessario lavorare sul secondo pilastro, ovvero il rafforzamento della previdenza complementare. “Il pensiero principale dev’essere sui giovani: devono costruire il loro sistema pensionistico e dobbiamo dare loro la facoltà di coprire i buchi previdenziali. Bisogna capire come indirizzare una flessibilità in uscita alle persone, adeguata alla sostenibilità di cui oggi abbiamo bisogno in questo Paese”.
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