È un mondo preoccupato, quello che guarda alla situazione che sta gettando nel caos l’Australia, dove al momento per sette grandi città è stato deciso l’improvviso ritorno al lockdown, nel tentativo di tentare di arginare la diffusione della famigerata “variante Delta”, altamente contagiosa.
Si parla di 12 milioni di persone costrette a casa nelle zone di Sydney, Brisbane, Perth, Darwin, Townsville e Gold Coast, a cui nelle scorse ore si è aggiunta anche Alice Springs, nell’outback, dopo che diversi nuovi casi sono stati individuati nella parte più a sud del Paese.
Le autorità sanitarie temono che il virus possa diffondersi nelle vicine comunità aborigene, particolarmente vulnerabili, mentre in tutto il Paese si susseguono gli inviti alla vaccinazione per scongiurare una situazione definita “una pentola a pressione pronta ad esplodere”. Al momento, secondo i dati ufficiali, solo il 5% della popolazione risulta vaccinata con entrambe le dosi, ma le notizie confuse che anche da quelle parti hanno investito il vaccino AstraZeneca, il più diffuso nel Paese, si sono trasformate in una profonda diffidenza che attraversa l’opinione pubblica. Tuttavia, secondo diversi analisti, il Paese starebbe pagando l’eccessiva lentezza nell’avvio della campagna vaccinale di massa, accompagnata da carenze di forniture. In più, in quella che i media hanno definito “un’improvvisa inversione a U”, il premier australiano nei giorni scorsi ha annunciato che chiunque al di sotto dei 40 anni accetti l’inoculazione del vaccino Astra Zeneca, può ottenerlo dopo aver consultato il proprio medico di famiglia. Un appello smentito poche ore dopo dal presidente dell’Associazione Medica Australiana, colto di sorpresa dall’annuncio anche perché in netto contrasto con il parere dell’ATAGI (Australian Technical Advisory Group on Immunisation), che lo raccomanda solo per gli over 60.
Il risultato è che l’Australia, per lungo tempo accompagnata dall’invidiabile primato di un basso numero di casi e decessi, si appresta a vivere le prossime settimane come cruciali. Nell’ultimo anno, il Paese è riuscito a impedire un’ampia trasmissione del Covid attraverso misure rigorose che comprendevano la chiusura delle frontiere, la quarantena negli hotel e un programma capillare di tracciamento dei contatti. Ma diverse fughe dal periodo di quarantena hanno evidenziato lacune evidenti nei controlli ed esposto una popolazione in gran parte non vaccinata al rischio contagio.
Il premier del Queensland, Annastacia Palaszczuk, ha chiesto un nuovo giro di vite sugli arrivi internazionali, dopo che nuovi casi sarebbero ricondotti all’arrivo di un uomo d’affari indonesiano. “La persona che ha portato il virus nel Queensland era un viaggiatore regolare, non un australiano che tornava a casa. Abbiamo di necessità di assicurarci che chi entra nel nostro Paese sia vaccinato per minimizzare i rischi”.
Il Nuovo Galles del Sud ha registrato 22 nuovi casi, portando il totale a circa 170 casi: Sydney, la capitale, resterà in isolamento fino al 9 luglio.
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