17 febbraio 2025

BCE: continua la discesa dei tassi

Autore: Angela Taverna
L’austerity della Bce, la quale ha caratterizzato gli ultimi anni, raggiungendo tra luglio 2022 e settembre 2023 la stretta monetaria più forte nella storia dell’euro, è riuscita nell’intento di arginare l’inflazione sull’economia dell’eurozona. Grazie a tali manovre si è riusciti ad arrivare quest’anno al 2,5 % del tasso di inflazione nel mese di gennaio, con il 2% (obiettivo auspicato) quanto mai vicino, con la speranza che possa mantenersi stabile a partire da metà anno. Tenuto conto di ciò, le discussioni inerenti al tasso neutrale tornano attuali più che mai dal momento che non è più un’esigenza avvertita quella di comprimere l’economia con misure economiche restrittive.

Dibattito sul tasso neutrale - Il tasso neutrale è il livello di interesse che non risulta né restrittivo né espansivo, consentendo all’inflazione di mantenersi stabile e prevedibile. Considerato da sempre un obiettivo di equilibrio, la sua determinazione è complessa perché influenzata da molteplici variabili economiche. Con il mutare delle condizioni economiche, la necessità di politiche monetarie restrittive si è attenuata, rendendo il concetto di tasso neutrale sempre più rilevante per gli esperti, tuttavia circa la percentuale sulla quale dovrebbe attestarsi non esiste una visione unanime, poiché molto dipende dall’orientamento della politica monetaria dei vari esponenti. Ma fare chiarezza e a porre un punto fermo, è intervenuta la BCE con uno studio pubblicato il 7 febbraio, il quale individua nell’intervallo compreso tra l’1,75% e il 2,25% il tasso neutrale. Per raggiungere la parte alta di questa fascia sarebbero necessari altri due tagli dello 0,25%, mentre per toccare il livello inferiore servirebbero quattro riduzioni, confermando così la tendenza al ribasso.

Verso nuove riduzioni dei tassi? - La BCE potrebbe decidere, in futuro, di portare i tassi anche al di sotto del livello neutrale, qualora fosse necessario sostenere la crescita economica dopo un lungo periodo di austerità. Vale la pena ricordare che un ulteriore elemento da non sottovalutare è l’impatto delle politiche commerciali di Donald Trump: eventuali dazi sulle esportazioni europee potrebbero penalizzare l’economia dell’eurozona, riducendo la crescita e spingendo l’inflazione troppo sotto il 2%; detto fenomeno, noto come under shooting, porterebbe con sé effetti negativi come calo dei consumi, difficoltà per le imprese e aumento del peso del debito.

Lo studio della BCE non dà certezze e non fornisce chiarimenti sul numero esatto di tagli, ma gli operatori monetari stimano tra le tre e le quattro riduzioni nel corso dell’anno, con tassi compresi tra l’1,75% e il 2% entro dicembre.
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