19 dicembre 2024

Il lusso soffre e chiude il 2024 in ribasso

Autore: Angela Taverna
Non esistono certezze nella vita, tanto meno nell’economia. Il settore del lusso, tradizionalmente capace di resistere anche alle crisi più dure, questa volta non riesce a superare indenne la congiuntura negativa che coinvolge l’intero comparto tessile e abbigliamento, sia a livello globale che in Italia.

Le stime per il 2024 indicano un calo del 2%, collocando quest’anno tra i peggiori di sempre per il settore, che ha un valore stimato di circa 360 miliardi di euro. La Cina, tradizionale traino per il mercato del lusso, ha ridotto significativamente il proprio sostegno alla filiera, causando una diminuzione del 20% delle vendite.

È la prima volta, dalla crisi del 2008-2009 (nota come crisi dei subprime), che il settore registra un calo di questa portata. Inoltre, il contenuto ma costante aumento dei prezzi, attuato per frenare l’inflazione, ha ulteriormente scoraggiato gli acquisti, soprattutto tra i giovani consumatori, che si rivolgono sempre più al mercato second-hand o ai canali outlet.

Alcuni esperti attribuiscono il rallentamento alla scarsa attrattiva dell’offerta, più che a una diminuzione della domanda. L’ex amministratore delegato di Gucci ha definito la domanda “flat”, ossia poco dinamica, lasciando così spazi di mercato che potrebbero essere sfruttati con una strategia di storytelling adeguata e risorse sufficienti.

Il gruppo Kering, che controlla alcuni dei maggiori marchi di lusso, tra cui Gucci, mostra segni di difficoltà economica ormai da due anni, con peggioramenti significativi nel 2023. Nonostante i numerosi cambi ai vertici e la nuova direzione creativa intrapresa dopo l’uscita di Alessandro Michele, i risultati attesi non sono stati raggiunti.

Tuttavia, alcuni brand di lusso puro come Brunello Cucinelli, Hermès e Loro Piana sembrano resistere meglio alla crisi. La loro forza risiede in un posizionamento che si rivolge a una clientela ultra-facoltosa, composta perlopiù da grandi magnati, e negli investimenti costanti in sostenibilità ambientale.

A soffrire maggiormente è il segmento high-end, penalizzato da aumenti di prezzo ritenuti eccessivi e non supportati dal principio di domanda e offerta. La domanda, infatti, non è così elevata da giustificare incrementi così marcati, e il mercato, che tende naturalmente a riequilibrarsi, sta penalizzando queste strategie nelle vendite.

Nonostante tutto, la storia insegna che il settore del lusso possiede una straordinaria capacità di adattamento e recupero. Le previsioni economiche, almeno nel breve termine, suggeriscono uno stallo sia nei prezzi che nei moltiplicatori finanziari. Tuttavia, con il giusto posizionamento e un’attenta strategia, il lusso potrebbe ritrovare presto il suo splendore.
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