21 maggio 2018

INPS e ispettorato: riservatezza o collaborazione istituzionale?

Autore: Debhorah Di Rosa
Al 19° Forum privacy organizzato dalla Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro, il dott. Paolo Pennesi, Capo dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, ha messo in evidenza le criticità sulla condivisione dei dati raccolti dall’INPS che, ad oggi, restano ancora preclusi all'Ispettorato. Tutto ciò al fine di garantire la massima riservatezza per i dipendenti che denunciano provvedimenti ritorsivi dopo aver segnalato comportamenti illeciti: il personale dell'Ispettorato del lavoro non può accedere alle banche dati dell'INPS, con conseguenze in termini di efficienza ed efficacia dell'attività di contrasto all'illegalità in ambito lavorativo. Situazione in evidente contrasto con la condotta tenuta da INL e INAIL, che hanno reso i loro dati perfettamente accessibili al personale degli altri enti.

Il ruolo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro - L’Ispettorato nazionale è stato costituito con il decreto legislativo n. 149/2015, entrato in vigore il 24 settembre di due anni fa, al fine di coordinare l'attività degli ispettori confluiti da Ministero del Lavoro e INAIL e INPS, evitando la sovrapposizione degli interventi di controllo. «Le nostre banche dati - ha osservato Pennesi - le nostre fonti informative sono tranquillamente accessibili sia per l'INPS, sia per l'INAIL. Devo dire con molta franchezza che le banche dati INAIL sono assolutamente accessibili e anche le procedure gestionali per le quali stiamo formando i nostri ispettori sulle tematiche assicurative sono tranquille. II problema, obiettivamente, rimane con l'INPS, dove questo processo è molto più complicato e difficile per presunte ragioni di privacy. Vedremo come l'Istituto risponderà nelle prossime settimane, nei prossimi mesi». Lo stesso Ministero del Lavoro ha richiamato gli enti coinvolti ricordando che lo scambio dei dati deve essere regolarmente effettuato, in quanto derivante da un obbligo normativo specifico previsto dal decreto legislativo 149/2015.

Tutela dei lavoratori e whistleblower - Il capo dell'Ispettorato ha invece rassicurato sull'inaccessibilità dei dati prevista a tutela dei lavoratori che segnalano comportamenti illeciti attuati in azienda, e possono pertanto denunciare all'ispettorato eventuali provvedimenti discriminatori subiti. Su questo punto, ha osservato, Pennesi: «Dichiarazioni dei lavoratori e richieste di intervento fatte ai nostri uffici, firmate e sottoscritte, dalle quali si capisce chi ha richiesto l'intervento per denunciare la situazione; noi non le abbiamo mai date a nessuno e mai lo faremo».

Controlli a distanza dei lavoratori - L’intervento del dott. Pennesi si è soffermato anche sulla disciplina del controllo a distanza dei lavoratori, confermando che è possibile comprimere il diritto del dipendente alla privacy a fronte di ragioni di carattere organizzativo, produttivo, di sicurezza sul lavoro o di tutela del patrimonio aziendale. «Rispetto al passato si dà più spazio alla sussistenza di tali motivi invece che ai tecnicismi applicativi - ha sottolineato Pennesi - a patto che tra le motivazioni dichiarate e quanto poi verificato sul campo ci sia corrispondenza. Anche con riferimento ai dati biometrici, se, ad esempio, l'impronta biometrica serve per attivare un macchinario particolare o rilevare le presenze, non serve accordo sindacale né autorizzazione dell'INL.»
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